“Il Governo deve fare sul serio, senza di quello nulla sarà possibile”. Queste le parole dell’Amministratore delegato di Google in un convegno tenuto in Italia in cui tesseva le lodi del bel Paese e le opportunità che ci sono offerte dall’avvento dell’economia digitale. Il riferimento era alle rete di nuova generazione. Questa è la vera priorità per rilanciare l’Agenda Digitale perché una volta realizzata l’infrastruttura il resto delle trasformazioni sarà una naturale conseguenza.
E’ strano che in Italia continuiamo in un dibattito fuorviante sul fatto che sarà la domanda a creare l’offerta, in questo modo il ritardo accumulato è enorme. Nessuno degli obbiettivi fissati dall’Agenda Europea sarà rispettato, ma quel che è peggio è che sul terzo (i 100 mega al 50% della popolazione nel 2020) non esiste neppure un progetto.
La politica non può rimanere inerme rispetto alla discussione che gravita intorno a Telecom Italia; Telefonica non ha interesse a investire nel nostro Paese. Invece che rilanciare l’eterna discussione sullo scorporo della rete, che richiederebbe anni per essere realizzata con ulteriori ritardi che si andrebbero ad accumulare senza contare che in nessun Paese al mondo è stata realizzata, il Governo dovrebbe esercitare tutta la sua “moral suasion” per convincere gli azionisti di Telecom ad accettare le offerte provenienti dai mercati finanziari e sostenere un aumento di capitale di 5 miliardi tutto finalizzato a far partire gli investimenti. Il risultato sarebbe benefico in due direzioni: la prima dotare il Paese di una infrastruttura necessaria al rilancio competitivo dell’intero sistema, la seconda una immissione di denaro fresco nell’economia con benefici immediati in termini di Pil e occupazione.
Siccome tutto ciò appare pleonastico ma resta confinato nelle discussioni da convegno, nasce un legittimo sospetto: non è che c’è chi pensa di ritardare la costruzione della rete di nuova generazione per garantire inalterato il sistema radiotelevisivoitaliano? In fondo l’Italia ha già perso l’occasione della televisione via cavo (e oggi ne paghiamo le conseguenze essendo l’unico Paese europeo ad avere un monopolio sulla rete trasmissiva), non vorremmo che l’autoconservazione del sistema faccia perdere un’altra grande occasione al sistema Paese.