Va dato atto all’onorevole Quintarelli di aver avviato tra i primi in Europa un processo legislativo per l’Italia sulla net neutrality. L’aspetto che più ho apprezzato della proposta di legge (passata giovedì alla Camera, in attesa del Senato) è che essa si occupa dei tre lati del problema: rapporti operatore-cliente, rapporti operatore-OTT, rapporti utente-OTT.
Bisognerà adesso trovare un fil rouge tra regolamento UE, Linee guida Berec, Legislazione e regolazione nazionale. Un percorso che dovrebbe concludersi entro il 2016. Certo con consultazioni nazionali per affinati e poi regole locali coerenti con l’impianto europeo.
L’approccio della Commissione Europea e le stesse Linee Berec introducono divieti alla discriminazione e a certi tipi di comportamenti. Si tratta, è vero, di un approccio più timido di quello USA. Non credo sia solo il frutto di banali compromessi, ma il riconoscimento di una diversità strutturale dell’industria.
Il vero problema che abbiamo di fronte è come gestire lo spazio di discrezionalità/libertà di una regolazione a livello nazionale. E’ importante che gli interventi siano armonizzati a livello europeo. Dopo le linee guida Berec si aprirà un periodo di difficile fine-tuning verso regolamenti nazionali il più possibile armonizzati.
Il trade-off di fondo che avremo, ad esempio su pratiche come zero rating, è quello di capire che struttura di regola applicare in modo da dare certezza giuridica sui principi generali, ma sufficiente flessibilità per analisi caso per caso e per costruire una giurisprudenza coerente. Una delle sfide principali riguarderà lo zero rating. Si tratta di una pratica che ha permesso in paesi in via di sviluppo e senza dotazione infrastrutturale di telecomunicazione fissa, straordinari miglioramenti degli standard di vita e di comunicazione tra persone, famiglie imprese, come ha ben documentato Alex Ross per il Congo. Al tempo stesso forme di zero rating non regolamentate possono dar vita a nuove forme di monopolizzazione di mercati innovativi e di walled garden. E’ probabile che si arrivi ad un principio generale di limitazione indicando tassativamente i casi in cui la pratica è legittima e i casi invece da vietare.