1. Le spinte IoT, M2M e 5G rappresentano lo specchio ‘tecnologico’ dell’ecosistema digitale dei contenuti. Stiamo cioè entrando nell’era della super-convergenza nella quale le tradizionali distinzioni tra reti fisse e mobili, le modalità di assegnazione e allocazione delle frequenze spettrali, il governo del traffic management costituiscono tutti elementi di funzionamento di un’unica ‘rete totale’ quella che permetterà a fornitori di servizi e utenti, ma anche alla connessione tra aggetti, di muoversi nell’ecosistema digitale.
2. La nozione di ‘rete totale’, che include evidentemente anche lo storage e il cloud, ha un impatto molto forte tanto sui modelli di regolazione, tarati sulla distinzione tra reti diverse e tra queste e i servizi, quanto sui modelli di business. La regolazione dovrà essere più leggera e agire da cornice istituzionale delle svariate forme contrattuali di accordi tra i diversi soggetti che si muovono nell’ecosistema digitale. L’intervento regolatorio dovrà concentrarsi sempre di più sui temi dell’interoperabilità, della compatibilità, del traffic management, della portabilità dei dati e della loro contrattualizzazione a fini pubblicitari.
3. E’ evidente che in questo quadro cambia profondamente la natura dell’impresa digitale. Viene cioè messo in discussione anche il modello organizzativo e la dimensione ‘ottima’ del grado di integrazione verticale o orizzontale tra diverse tipologie di rete o diverse tipologie di servizi nell’ecosistema digitale. Siamo solo all’inizio di una nuova ondata di fusioni, integrazioni, accordi di esclusiva di lungo periodo. Ma è già possibile osservare due spinte che vanno in senso opposto: la lotta per lo standard e la creazione di wallet garden e il frazionamento di diritti e iniziative imprenditoriali di nicchia che puntano ad offrire servizi al più ampio insieme di utilizzatori. Il modello che prevarrà determinerà le relazioni competitive, e per converso, il tipo di regolazione del futuro ecosistema digitale