La Germania è di ben 10 punti percentuali sopra la media europea per diffusione della banda ultralarga ad almeno 30 mbps, in larga parte utilizzando la tecnologia VDSL che garantisce velocità superiori a 50 mbps. L’ampia diffusione della tv via cavo inoltre ha permesso, già dal 2010, un rapido upgrade del cavo coassiale alla versione DOCSIS 3.0. La strategia governativa, definita nel 2008 ma rivista nel 2014 e pubblicata sul sito della Commissione ormai un anno fa, stima in oltre 50 miliardi gli investimenti programmati nelle reti di comunicazione ultraveloci. Raul L. Katz, professore della Columbia business University, in uno studio dedicato all’impatto del broadband nel lavoro e nell’economia tedesca, calcola 960mila nuovi posti di lavoro creati grazie agli investimenti per il raggiungimento degli obiettivi Comunitari. Tali investimenti, in gran parte privati, porteranno un aumento del PIL nazionale dello 0,60% annuo nel decennio 2010-2020, ove l’incremento è particolarmente concentrato nel prossimo quinquennio 2015-2020.
A differenza dell’Italia, la domanda di connettività non sembra essere un problema: i cittadini e le imprese richiedono standard sempre più elevati rendendo la qualità del servizio di connettività offerto una discriminante fondamentale su cui si basa la competitività fra gli operatori. Il risultato è una crescita estremamente positiva nella diffusione delle infrastrutture abilitanti. Una dinamica molto diversa da quella italiana, dove solo poco più della metà dei cittadini e delle imprese richiede connettività di base e una percentuale – che gli operatori ritengono insufficiente – richiede connettività ultra veloce. Ecco perché in Germania il ruolo del pubblico è meno centrale rispetto all’Italia per il raggiungimento degli obiettivi comunitari definiti con l’Agenda digitale europea.
Visitando il sito zukunftbreitband.de – letteralmente “la banda larga del futuro” – è chiaro come la Germania consideri cruciale l’ampia copertura del servizio internet ultra veloce per la crescita economica, del lavoro e della prosperità in generale. Questo è quanto descritto nell’infografica asciutta e sintetica del sito governativo tedesco – più precisamente del Ministero federale dell’economia – a cui si aggiunge un prospetto sul livello di copertura per ogni singolo Comune: un’informazione strategica proprio perché la disponibilità di ultrabroadband è considerata un criterio decisionale chiave nella scelta del luogo ove insediare le imprese.
La gestione politica federale si riflette anche nella strategia: il Ministero si impegna a elencare le soluzioni di connettività alternative nelle comunità escluse dal servizio a dare le linee guida, ovvero:
1. massimizzare le sinergie per la costruzione di infrastrutture (anche attraverso il broadband inventory map).
2. garantire un uso efficiente dello spettro elettromagnetico favorevole alle tlc.
3. fornire un appropriato supporto finanziario.
L’azione governativa si concentra soprattutto nelle aree rurali, 4/5 delle quali sono ancora escluse dal servizio ultraveloce e in cui abitano indicativamente il 20 – 25 per cento della popolazione. Per realizzare gli obiettivi comunitari, premesso che non è sulla domanda che il Governo tedesco deve intervenire ma sulla copertura, la strategia mira a stimolare cooperazioni virtuose e innovative sia lato offerta (operatori di rete) sia lato domanda (businesses che richiedono l’accesso alla rete) al fine di ridurre il rischio degli investimenti.
La volontà di creare un ambiente investment-friendly si articola su due livelli: per i progetti più importanti – mediamente sopra i 100milioni di euro, interviene anche la Banca Europea per gli investimenti che, analogamente a quanto fa nel nostro Paese, eroga dei prestiti, tipicamente a 15 anni, con interessi più bassi delle altre banche. Mentre, per i progetti più piccoli, espressione delle singole autorità locali, la strategia tedesca si affida al nazionale Banksfor a cui abbina la garanzia statale, un soggetto più idoneo perché conoscendo meglio le specificità territoriali e le piccole e medie imprese coinvolte, può definire soluzioni finanziarie su misura e più capillarmente diffuse. Con questi programmi il Governo federale o i Länder, o entrambi, si assumono sino al 90 per cento del rischio di default dei progetti privati dedicati alla BUL.
4. assicurare un assetto regolamentare adeguato sia a livello nazionale sia Europeo. In questo la strategia tedesca è molto dura, criticando l’approccio comunitario che non supporta sufficientemente il rischio di investimento ed è troppo incerto per permettere agli operatori di pianificare gli investimenti nel lungo periodo.
È molto duro anche l’operatore dominante, Deutschtelekom – quando il 12 febbraio 2014 nella risposta alla consultazione della Commissione europea sulla draft del General Block Exemption Regulation (GBER) in applicazione all’articolo 107 e 108 del trattato – contesta il GBER poiché non coerente con gli ambiziosi obiettivi dell’Agenda Digitale Europea. Secondo Deutschtelekom utilizzare massivamente la tecnologia FTTH, nella variante p2p, è antieconomico e non risponde alla raccomandazione di utilizzare efficientemente gli scarsi finanziamenti pubblici a disposizione. Deutschtelekom stima che con un mix di tecnologie, che vedano da protagonista il ventoring da FTTC, la Germania possa raggiungere gli obiettivi comunitari con circa 20 miliardi di euro di investimenti, mentre secondo le soluzioni tecnologiche imposte dal GBER tali costi quadruplicherebbero (una forbice che va da 85,5 miliardi di euro a 93,8 miliardi di euro). Il testo del GBER viene aspramente criticato, dunque, sia perché molto più restrittivo rispetto agli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato rivisti nel 2013, sia perché con le risorse pubbliche a disposizione sarà possibile raggiungere solo un numero limitato di aree bianche.
L’esperienza dell’incumbent tedesco dimostrerebbe infatti che non ci sarebbe richiesta di accesso ai cabinet di strada e al sub-loop unbundling per lo sviluppo parallelo di NGA, né nelle aree più densamente popolate, né, figuriamoci, nelle aree rurali. Deutschtelekom è infatti l’alleato del Governo nella lotta al digital divide: lo si legge anche nella composizione azionaria del colosso delle tlc che per il 14,3% è rappresentato dalla Repubblica federale, il 52,7% da investitori istituzionali, per il 17,4% dal gruppo bancario KFW e per il 15,6% da investitori retail. Ma negli ultimi sette anni gli operatori alternativi tedeschi hanno richiesto l’accesso a meno dello 0,5% di tutti i cabinets di strada realizzati con il supporto dei finanziamenti pubblici. Nelle aree bianche, infatti senza aiuto non ci sarebbe un business case positivo nemmeno per il primo player e per il secondo entrante non è pensabile un business case su un unbundling fisico nemmeno a prezzi regolati. In realtà, Deutschtelekom critica l’intero approccio basato sull’accesso all’ingrosso, ovvero sullo sviluppo parallelo di NGA mediante sub-loop unbundling, perché rappresenta solo meno del 5% di tutti i cabinet di strada di DeutschTelekom.
La Germania è uno di quei Paesi a cui la Strategia Italiana deve guardare con particolare attenzione: un tessuto produttivo fatto di piccole e medie imprese e una densità demografica di poco superiore a quella italiana, ma un sistema di gestione delle politiche pubbliche altrettanto frammentato. Il nuovo sito di Infratel ha preso spunto da zukunftbreitband.de e, sfruttando il vantaggio di arrivare dopo, abbiamo cercato di fare anche meglio. Fondamentale però sarà la capacità dimostrata dalla Germania di saper fare sistema.
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L’autrice lavora in Infratel Italia ma scrive a titolo personale