Negli ultimi 15 anni le tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno già determinato la metà dell’aumento di produttività in Europa ed è probabile che questa tendenza sia ancora più marcata nei prossim anni alla luce dell’accelerazione dei cambiamenti e dei modi di fare che la congiuntura economica che stiamo vivendo ci impone. L’Unione Europea a partire dal 2010, all’interno della Strategia Europa 2020, ha dedicato il primo documento guida proprio alle tecnologie digitali: la Digital Agenda, che indica sette aree prioritarie d’azione, tra cui un accesso molto più veloce ad internet e un miglioramento dell’alfabetizzazione e dell’inclusione digitali.
Dopo una lunga gestazione e prima di terminare il proprio percorso il Governo Monti ha visto approvato il Decreto Crescita che, recependo i princìpi della Digital Agenda Europea, prevede le misure per l’applicazione concreta dell’Agenda Digitale Italiana, puntando sull’innovazione quale fattore strutturale di crescita sostenibile e di rafforzamento della competitività delle imprese, attraverso anche una spinta strutturale per la realizzazione delle strategie, delle politiche e dei servizi di infrastrutturazione e innovazione tecnologica del Paese.
L’articolo 14 del Decreto contiene diverse novità in materia di infrastrutture di comunicazione elettronica, sia per il completamento del Piano nazionale banda larga sia, soprattutto, per facilitare le operazioni di scavo per le infrastrutture di rete, semplificare i procedimenti autorizzativi e ridurre i tempi dei procedimenti. Tra le innovazioni normative rilevanti per la realizzazione di reti di nuova generazione (NGN) è introdotta la possibilità di accedere alle parti comuni degli edifici al fine di installare, collegare e manutenere gli elementi di rete fissa.
Indipendentemente dai punti di vista, possiamo davvero dire che dopo diversi anni di vacatio legis, nonostante le lacune che diversi attenti osservatori hanno fatto notare, anche l’Italia si sia dotata della sua Agenda Digitale, con la quale tutti si dovranno confrontare nei prossimi anni, sperando che i governi che seguiranno sapranno innanzitutto implementarla nel concreto e poi anche integrarla e migliorarla.
Per affrontare a tutto tondo il tema dell’Agenda Digitale Italiana non si può però non prendere atto che occorra guardare contestualmente all’azione del Governo centrale, che finalmente si è dispiegata anche in questo ambito, ed a quella delle Regioni e delle Province Autonome che, adottando diversi modelli e indicando differenti priorità, stanno portando avanti la loro Agenda e, all’interno di questa, le loro politiche di infrastrutturazione in banda larga.
Riguardo a questo tema va ricordato che gli obiettivi inseriti nei Piani di sviluppo della Provincia Autonoma di Trento delle ultime tre legislature hanno dedicato progressivamente sempre maggior attenzione al tema riguardante lo sviluppo della società dell’informazione e delle infrastrutture digitali, ritenendo che questi elementi fossero la precondizione necessaria (anche se non sufficiente) per lo sviluppo strategico della Provincia, nonché strumentali a garantire a tutti i cittadini l’accesso ai servizi in termini di conoscenza, condivisione, partecipazione democratica. Da ultimi, nel documento “Strategia di Legislatura per l’innovazione sui servizi abilitata dall’Information & Communication Technologies (ICT)”, approvato dalla Giunta provinciale nel novembre 2010, veniva strutturato il modello di riferimento del Trentino come Laboratorio che mira a realizzare un processo di innovazione dei servizi abilitata dall’innovazione tecnologica come risultato sistemico delle collaborazioni degli attori pubblici e privati all’interno di un meccanismo di Open Innovation che permette di sfruttare al massimo i risultati prodotti dalla ricerca, vedendo le istituzioni pubbliche come primo utente finanziatore dei prodotti innovativi, e la Legge provinciale n. 16 del luglio di quest’anno ha sostenuto le disposizioni per la diffusione del software libero, dei dati pubblici in formato aperto, la promozione della società dell’informazione e dell’amministrazione digitale.
Va quindi ricordato che con una intuizione lungimirante in Trentino dagli inizi degli anni duemila è apparso chiaro che la disponibilità di reti a grande capacità fosse un fattore non solo abilitante ma determinante per il sistema produttivo e per l’intera cittadinanza, e l’istituzione pubblica si è quindi resa protagonista in prima persona di un processo di progressiva digitalizzazione del territorio in banda larga, creando anche una Società di scopo, Trentino Network S.r.l., che potesse implementare in concreto i progetti pubblici sulle ampie porzioni del territorio che allora si presentavano in digital divide ed al contempo cooperare con gli Operatori privati per incentivare lo sviluppo dei servizi.
Una simile strategia è stata adottata in Emilia Romagna con la costituzione dell’Operatore pubblico Lepida S.p.a. ed in Puglia con la Società in-house InnovaPuglia, anche se in questo caso con una missione ancor più ampia. In tutti questi casi vengono combinati interventi di infrastrutturazione a larga banda del territorio con servizi di comunicazione erogati alla Pubblica Amministrazione locale e con la messa a disposizione delle reti agli Operatori a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, come previsto dalla normativa europea in materia, per portare servizi avanzati ai cittadini ed alle imprese.
Nelle aree montane e rurali la banda larga è ritenuta ora condizione essenziale per lo sviluppo, in quanto capace di ridurre l’isolamento, incentivare e trasferire l’innovazione, accelerare i flussi di comunicazione con l’esterno e migliorare l’accesso a servizi innovativi da parte degli enti e delle imprese. Inoltre, annullando le distanze, la rete a banda larga favorisce processi di partecipazione e inclusione delle piccole e medie aziende, degli enti cooperativi e delle associazioni, offrendo le stesse opportunità di quelle insediate nei centri maggiormente urbani.
Al di là delle enunciazioni teoriche è ormai opinione condivisa in Trentino dalla società e da buona parte dei settori produttivi che la realizzazione di una rete a banda ultralarga e la diffusione dell’ICT rappresenti un importante volano di sviluppo e di recupero di competitività in modo traversale a tutti i settori tradizionali, siano quelli agricolo, agroalimentare, forestale, turistico, medico o assitenziale. Trasformare quindi i processi di erogazione dei servizi di qualsiasi natura essi siano, innovandoli, è ormai un imperativo per gli enti e le aziende e l’ICT è sempre più l’elemento abilitante di questa trasformazione.
Con la consapevolezza di quanto siano rilevanti questi aspetti, che non possono essere superati con la sola predisposizione delle infrastrutture di rete, un grande impegno è anche stato profuso per favorire lo sviluppo di nuove soluzioni applicative e di servizi ICT (per il pubblico e per il privato), sia nella progressiva integrazione dell’azione dei vari attori, impegnandosi fortemente nel creare le condizioni perché la “filiera di sistema” avesse successo, dall’Università alla ricerca, dalla Cooperazione all’Associazionismo, dal Pubblico alle aziende private.
Come fotografato dall’ISTAT nei Rapporti riguardanti Scienza, tecnologia e innovazione in Italia, l’aver adottato sistematicamente tra le priorità dell’Agenda del governo della Provincia negli ultimi 15 anni la Società dell’Informazione e gli interventi infrastrutturali per ridurre il digital divide di prima, seconda, ed ora terza generazione su tutto il territorio, ha consentito al Trentino di vedere una crescita costante sia nei valori assoluti che in quelli relativi per quanto riguarda, tra gli altri, gli Utilizzatori di Internet (59% nel 2011) e le Famiglie che dispongono di un accesso ad Internet a banda larga da casa (57,4% nel 2012), indici per i quali è stato raggiunto il vertice tra le regioni italiane.
Questa, come altre esperienze avanzate che si sono concretizzate negli ultimi anni possono combinarsi e rafforzare l’Agenda Digitale del Paese, che va sposata con equilibrio con le tante peculiarità che contraddistinguono le regioni italiane anche in questo campo. Va perciò ricercata una modalità di lavoro che integri e valorizzi i laboratori territoriali che in questi anni si sono sviluppati anche in mancanza di un forte indirizzo legislativo del governo centrale e che consenta di replicare ed adattare dei modelli che localmente hanno dato i loro frutti, laddove ve ne siano le condizioni di contesto, ricordando che ogni ambito locale è un ecosistema unico, e di svilupparne ulteriori laddove invece tali condizioni siano sensibilmente distanti. Valorizzando al meglio i modelli, le infrastrutture e le competenze che sono presenti nei territori si potranno far crescere delle buone pratiche a beneficio di tutti, in modo che ci si contamini a vicenda per generare valore per l’intero Paese e per dare sostanza all’Agenda Digitale Italia, alla quale tutti dobbiamo contribuire.