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Nuovi modelli di analisi per misurare gli affanni dell’Italia digitale

Nella fase di trasformazione digitale che l’Italia sta attualmente attraversando, emerge la necessità di disporre di un modello propedeutico alla pianificazione delle iniziative prioritarie e fornisca un’analisi sul livello di maturità digitale del Paese a 360°. La PA digitale e, più in generale, l’Italia digitale, non può prescindere da un framework di monitoraggio unico e onnicomprensivo, che colleghi tendenze evolutive, iniziative, risultati e fornisca insight utili a comprendere quali sono le barriere alla creazione di valore

Pubblicato il 02 Ago 2016

Andrea D’Acunto

Mediterranean Telco, Media & Technology Leader, EY

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Il percorso di trasformazione digitale è segnato da una serie di sfide, riconducibili alla necessità delle amministrazioni di fornire risposte fattive alle difficoltà economico-finanziarie, che, devono trovare risposte nella pianificazione delle progettualità se non nel riallineamento della programmazione.

· Produttività e investment review. Le amministrazioni devono ripensare i proprio modelli operativi secondo logiche di industrializzazione e semplificazione. A tal fine le istituzioni sono chiamate a definire le priorità per la crescita del Paese, attraverso un Investment Review che focalizzi le risorse disponibili su un numero limitato di priorità, riducendo il numero di soggetti decisori e mettendo in piedi anche un sistema di controllo dei risultati degli investimenti pluriennali

· Urbanizzazione Smart. Le istituzioni e gli operatori privati devono approcciare alla evoluzione delle città e dei quartieri secondo il “teorema” delle Smart City, definendo strategie e pianificando gli investimenti in particolare in infrastrutture di rete, di collegamento, di servizio (acqua, energia, telecomunicazioni).

· Sicurezza e inclusione sociale. Da un lato l’invecchiamento della popolazione, la disoccupazione giovanile, rappresentano le minacce per la sopravvivenza dei sistemi di welfare in essere, dall’altro la necessità di inclusione sociale delle fasce di popolazione svantaggiate e dei flussi migratori che interessano il nostro paese richiedono lo sviluppo di servizi e l’evoluzione della PA.

· Sicurezza globale. La gamma di minacce alla sicurezza globale genera una serie di problematiche di natura economica, sociale, geo-politica e ambientale. La capacità delle amministrazioni di costruire modelli e sistemi per la raccolta, l’analisi, l’utilizzo e la condivisione delle informazioni su identità e comportamento dei cittadini sul territorio, rappresenta un fattore di successo per rafforzare la sicurezza su scala nazionale e cross-nazionale.

· PA 4.0. Il settore manifatturiero evolve da singole entità automatizzate a complessi produttivi integrati e comunicanti, indirizzata, e inizialmente sostenuta, dall’evoluzione della PA. La P.A. 4.0 potrebbe rivedere la regolamentazione e le scelte di acquisto, sviluppando modelli di analisi, tipici del bilancio e della responsabilità sociale, pensati per l’innovazione, dando così un peso alle esternalità positive e alle ricadute sul sistema Paese. .

Italian Digital Maturity model

Nella fase di trasformazione digitale che l’Italia sta attualmente attraversando, emerge la necessità di disporre di un modello che, a partire dalla rilettura delle nuove sfide, sia propedeutico alla pianificazione delle iniziative prioritarie e fornisca un’analisi sul livello di maturità digitale del Paese a 360°.

La PA digitale e, più in generale, l’Italia digitale, non può prescindere da un framework di monitoraggio unico e onnicomprensivo, che colleghi tendenze evolutive, iniziative, risultati e fornisca insight utili a comprendere quali sono le barriere alla creazione di valore.

Si tratta di un modo per:

· misurare la performance digitale complessiva del Paese, usufruendo di una vista trasversale sugli hot topic della trasformazione digitale;

· monitorare le performance delle iniziative strategiche al fine di individuarne le giuste priorità di finanziamento;

· supportare la definizione delle politiche di innovazione e impostare le linee guida per le azioni che le Amministrazioni locali devono intraprendere.

Il Digital Economy and Society Index (DESI) della Commissione Europea, sembra non essere in grado di intercettare le iniziative previste nelle strategie di crescita digitale e nei piani attuativi del Governo e non ne indaga il ruolo abilitante. Le aree di monitoraggio non contemplano le analisi verticali sugli ecosistemi digitali (ad esempio scuola, turismo, trasporti,…) o sulla customer satisfaction (sul livello di soddisfazione dei cittadini e delle imprese rispetto ai servizi online della PA, su quanti e quali servizi impattano positivamente sulla qualità della vita) e gli indicatori utilizzati non sono pienamente coerenti con il contesto economico nazionale (ad esempio, le vendite online sono misurate prendendo in considerazione solo PMI con più di 10 dipendenti) e in alcuni casi non sono aggiornati.

Ad integrazione delle metodologia di misurazione della performance digitale proposta dal DESI, un modello innovativo di analisi dell’innovazione e benchmarking nazionale può essere utile alla pianificazione degli interventi e al monitoraggio della performance del sistema del valore digitale italiano.

Un esempio viene dall’Italian Digital Maturity Model” di EY. Come anche da un modello proposto dagli Osservatori del Politecnico di Milano.

Prendendo in considerazione tutti gli attori (public e private) coinvolti nella realizzazione delle iniziative strategiche e tutti i possibili beneficiari (cittadini, imprese e le stesse amministrazioni), si valutano gli effetti sistemici delle azioni di crescita digitale, di innovazione e connettività su ambiti identificabili come “sfide” per la trasformazione.

Il posizionamento attuale dell’Italia

Italian Digital Maturity Model – posizionamento dell’Italia

Dalla prima release dell’“Italian Digital Maturity Model” è possibile ottenere il posizionamento dell’Italia per ogni ambito di analisi:

· Visioning: l’Italia si colloca al 25esimo posto nel ranking europeo per tasso di utilizzo di Internet da parte degli utenti (16-74 anni), il numero di utilizzatori sta registrando un aumento rispetto allo scorso anno (+3%, 2015 Global Web Index) dovuto principalmente ad un incremento delle competenze digitali di base. Il trend è destinato a crescere poiché sono ingenti gli investimenti che attori pubblici e privati stanno sostenendo per supportare l’alfabetizzazione digitale fornendo dati in formato aperto (è costante il numero di dataset pubblicati su dati.gov.it tra il 2015 e il 2016). Un dato rilevante emerso in seguito alla crisi economica riguarda la riduzione dei consumi e in particolare la spesa media annua nel mercato TLC e IT da parte di cittadini e imprese che ha registrato un calo vertiginoso (rispettivamente -8% e -3% tra il 2013 e il 2014, Sirmi 2015).

· Innovation: le imprese italiane, registrano un ritardo in termini di innovatività rispetto alla media europea, ma negli ultimi anni il numero di imprese innovative è aumentato notevolmente (+20% dal 2010 al 2012, Istat). Il 79% delle innovazioni (2012, Istat) è stato effettuato da PMI (99,9% del tessuto connettivo del nostro Paese, e il 26% di esse (2012, Istat) ha collaborato con altre aziende per produrre innovazioni di prodotto o processo. Inoltre, tra il 2014 ed il 2015 le Start-up innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese in Italia sono aumentate del 17% (Infocamere).

· Infrastructure: La copertura dalla banda larga nel nostro Paese è ormai completa (99% delle abitazioni) ed è in corso la rivoluzione verso la diffusione della banda ultralarga che tra il 2014 e il 2015 ha raggiunto il 44% delle abitazioni (Desi 2015). E’ costante il numero di amministrazioni comunali con copertura HiperLAN-WiMax (Smart City Index EY) tra il 2013 e il 2014 mentre è ancora ridotto il numero di Comuni capoluogo che fornisce punti di acceso WiFi gratuiti (75% nel 2015, Smart City Index EY).

· Cyber Security: Il tasso di individui che acquistano beni e servizi online è in costante crescita (+3%, Desi) , ma il numero delle aziende del nostro Paese che si rivolge al canale web per la vendita è ancora ridotto (6,5% nel 2015, Desi) e solo il 5,2% (2015, Desi) commercializza i propri prodotti al di fuori del contesto nazionale. Le imprese stanno dotandosi sempre più di software per la raccolta e informazioni sulla clientela (+15% nel 2014, Istat) e questo dato denota un’affidabilità crescente dei dati.

· Industry: la Smart Mobility è un fenomeno in continua evoluzione nel nostro Paese: si registra che l’86% dei comuni capoluogo detiene l’ingresso in ZTL informatizzato e il 59% il sistema di bigliettazione elettronica per il TPL (2016, Smart City Index EY). Sul fronte della Sanità Digitale: il 53% dispone di servizi di prenotazione on line, nel 49% dei casi è possibile ritirare i referti online e nel 29% effettuare pagamenti dai portali ufficiali (2016, Smart City Index EY). Il Turismo Digitale, necessita di forti investimenti per la promozione del nostro territorio: il 66% dei Comuni capoluogo detiene un portale per il turismo e il 25% un APP, ma solo nel 19% dei casi è possibile prenotare on line (2016, Smart City Index EY).

· Urbanizzazione Smart: lo Smart City Index 2016 dimostra che il grado di innovazione dei comuni capoluogo italiani continua a migliorare: nelle città italiane cresce in particolare la diffusione di banda larga fissa (il numero di comuni coperti da VDSL per oltre il 20% della popolazione è raddoppiato rispetto al 2014), il 70% dei comuni capoluogo offre oggi almeno un servizio di mobilità in sharing ed il 41% almeno un servizio di pagamento on-line sul proprio portale. L’Italia, però, è ancora divisa in due: ad esclusione di alcune eccellenze, le città più innovative sono infatti localizzate al Centro-Nord, mentre si conferma il ritardo del Sud.

· Customer Experience: le famiglie e le imprese italiane in possesso di un PC sono in costante aumento (rispettivamente il 63% e il 98% nel 2014, Istat). Nel 2014 gli individui utilizzano internet per accedere a Social Network (58% della popolazione, DESI), per effettuare download di musica, video e game (52%, DESI) e per leggere news (57% ma in calo rispetto all’anno prima di 3 punti percentuali, DESI). Tuttavia, le competenze digitali del nostro Paese sono ancora limitate: nel 2014 solo l’1,4% dei laureati ha scelto indirizzi scientifici/tecnologici e il 2,5% dei lavoratori ha competenze specifiche IT (Desi).

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