Con la pubblicazione della Delibera Agcom n.132/23/CONS si chiude la via crucis sulla definizione delle condizioni economiche per gli anni 2022 e 2023 dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa di TIM.
Si tratta di un passaggio regolamentare chiave tra due cicli delle Analisi dei Mercati Rilevanti, nel quale vengono ridefiniti i costi che devono sostenere gli operatori alternativi per accedere alle infrastrutture e ai servizi all’ingrosso di TIM. Come in tutte le passate esperienze, il processo è stato particolarmente lungo e ha, inevitabilmente, alimentato il dibattito sulla neutralità dell’approccio regolamentare e su vincitori e vinti.
In sintesi, i prezzi dei servizi più tradizionali sono saliti in modo sensibile (es. Unbundling Local Loop e Sub Loop Unbundling, rispettivamente +11,35% e +11,13%), mentre la componente più innovativa (FTTH, Fiber to The Home) presenta una riduzione del 2,93% e l’FTTC, (Fiber To The Cabinet) un incremento del 4,56%.
Il rigore metodologico
Coerentemente con la Raccomandazione della Commissione europea sulle metodologie di costo e non discriminazione, l’Autorità adotta un approccio bottom-up di tipo BU-LRIC+ (modello a costi incrementali di lungo periodo di tipo bottom up plus), che utilizza i costi incrementali di lungo periodo, con l’aggiunta di una maggiorazione per il recupero dei costi comuni. Inoltre, la metodologia stima i costi correnti che un ipotetico operatore efficiente sosterrebbe per costruire una rete moderna ed efficiente, di tipo NGA, tenendo conto delle infrastrutture riutilizzabili e della sostituzione degli elementi ottici rispetto a quelli della rete in rame.
Fortunatamente per i regolatori, e i lobbisti, l’applicazione di tali modelli consente diversi gradi di flessibilità attuativa, attraverso l’azione su una serie di possibili leve. Tra i driver che hanno un impatto più significativo si possono citare ad esempio il costo del capitale (Weighted Average Cost of Capital – WACC), la vita media delle componenti di rete, la dinamica dei costi, nonché le previsioni sulla domanda di servizi all’ingrosso.
A titolo esemplificativo, nel processo di approvazione delle nuove condizioni economiche il WACC è passato da una proposta di 6,28% a ottobre 2022 (decisamente più basso rispetto al precedente 8,64%), ad un’ipotesi a 7,56%, per infine stabilizzarsi a 7,40%. Per capire cosa significa, basti pensare che il valore del canone di ULL era previsto a 9,70 €/mese (ottobre 2022), è stato poi ipotizzato a 10,03 €/mese per finire a 9,91 €/mese (+2,2%).
Il caso del Sub Loop Unbundling
Era già chiaro agli esperti, ma la nuova Delibera lo ricorda in modo più esplicito: esiste anche la regolamentazione “creativa”, che introduce nel processo regolatorio aspetti di politica “industriale”.
Nell’ultima Analisi dei Mercati Rilevanti si decise di differenziare la vita utile della rete primaria rispetto a quella secondaria, quanto bastava a giustificare una significativa riduzione del prezzo del Sub Loop Unbundling. L’impatto atteso era di stimolare l’ulteriore accesso alle infrastrutture di TIM risalendo la scala degli investimenti fino al cabinet stradale. In particolare, sono stati Fastweb e Vodafone a cogliere questa opportunità, realizzando i propri cabinet accanto a quelli di TIM (con una copertura oggi di circa 30.000 cabinet sui 150.000 totali).
Nella consultazione di ottobre 2022, l’Autorità considerava che “una determinazione neutrale dei costi unitari dei servizi sulla rete in rame rispetto ai servizi su rete in fibra fosse maggiormente appropriata, […] favorendo così l’adozione dei servizi su rete completamente in fibra”. Traducendo, questo significa che la precedente decisione non era “neutrale” e guidata, quindi, da una finalità “incentivante” che avrebbe, probabilmente, dovuto richiedere una specifica analisi costi-benefici…
La decisione finale presenta però un piccolo colpo di scena, visto che il ritorno al passato (l’approccio “neutrale”) avrebbe portato ad un aumento del prezzo da 5,30 €/mese fino a 6,55 €/mese (+23,5%!). A questo punto è stata innescata la retromarcia, confermando l’approccio precedente, ma con il soccorso del nuovo WACC a 7,40%. Il numero magico diventa allora 5,89 €/mese (+11,13%), sostanzialmente a metà strada…
Il differenziale FTTC e FTTH
Le valutazioni sopra riportate si ripercuotono naturalmente anche sugli altri servizi.
L’intento dell’Agcom è stato chiaramente di ridurre ulteriormente il differenziale tra FTTC e FTTH, per rendere sempre più conveniente il passaggio ai servizi FTTH. In effetti, tale differenziale si è ormai ridotto a poco più di 1 €/mese. Nell’insieme, considerando anche le condizioni economiche di attivazione, i prezzi risultano ormai sostanzialmente allineati.
Non a caso, la maggior parte degli operatori tende attualmente ad offrire il servizio più avanzato disponibile ad un unico prezzo.
I prezzi per gli anni successivi, a partire dal 2024, verranno definiti nel quadro delle nuove analisi di mercato dell’Agcom, ma potrebbe essere utile un significativo aggiornamento delle previsioni (al 2026) contenute nella Delibera in oggetto, così come un’attenta analisi di impatto. In particolare, e nell’interesse del mercato, c’è da augurarsi un maggiore ottimismo nella valutazione della capacità competitiva di TIM.
Vincitori e vinti
Per concludere, può essere interessante fare qualche considerazione sull’impatto della Delibera sui diversi stakeholders.
Per quanto riguarda TIM, è chiaro che un aumento generalizzato del prezzo dei servizi all’ingrosso (al netto della componente FTTH, peraltro ad oggi molto limitata) generi un impatto di breve periodo positivo, ma al contempo rende più attrattive le offerte FTTH dei concorrenti, oltre che stimolare la migrazione da FTTC a FTTH. In quanto operatore verticalmente integrato, l’impatto complessivo andrebbe, infine, valutato sommando gli effetti retail e wholesale.
Il principale concorrente all’ingrosso di TIM, Open Fiber, beneficia da un lato dell’aumento del prezzo dei servizi FTTC che rende ancora più attrattiva la propria offerta FTTH, ma dall’altro si troverà un’offerta FTTH all’ingrosso di TIM più competitiva (al di là di quanto avviene già nei comuni ritenuti “contendibili dall’Agcom”). Stesso discorso vale per Fastweb, che ha sviluppato nel tempo un’offerta wholesale competitiva.
Gli altri operatori retail subiranno un significativo aumento dei propri costi sui servizi rame e fibra-rame, mentre saranno più incentivati ad attivare servizi fibra, a maggior ragione viste le performance associate e l’orientamento del mercato in tale direzione.
L’ultimo quesito, probabilmente il più interessante, è però: cosa succederà ai prezzi dei servizi retail?
Conclusioni
Da un lato, gli operatori continuano a lamentare l’insufficiente redditività della loro attività, ma, dall’altro, la pressione competitiva rimane molto elevata. Di conseguenza, assisteremo con ogni probabilità a comportamenti eterogenei dettati dagli obiettivi strategici delle singole aziende, in termini di conquista di quote di mercato o di difesa dei propri margini. Alcuni aumenti erano già stati annunciati, ma con la conferma degli aumenti sui servizi rame e fibra-rame non sarà facile mantenere l’attuale livello dei prezzi.