“Attendiamo di comprendere meglio come si muoveranno il comitato di coordinamento presieduto da Francesco Caio e l’Agenzia per l’Italia Digitale. Vorremmo che le tematiche dell’Agenda Digitale emergessero con la priorità che meritano, e che è sentita da tutti i mondi che la nostra associazione rappresenta: educazione, mondo accademico e della ricerca, imprese, nel quadro nazionale e nel rapporto con la realtà internazionale”. Giulio Occhini, direttore di Aica, accende i riflettori sul ruolo che l’Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico può giocare nella partita digitale nazionale. “Una cabina di regia composta da rappresentanti di impresa e accademia può aprirsi al dialogo con un contesto più ampio ed in particolare con il mondo della scuola e della formazione, perché l’Agenda Digitale non può prescindere da un lavoro capillare di diffusione delle competenze digitali”.
Occhini ricorda che Aica è il luogo di incontro delle diverse “anime” del mondo imprenditoriale italiano; il Cio Aica Forum – che è il chapter italiano dell’European Cio Association – vede infatti in campo i Cio delle più grandi imprese del nostro paese, “persone che hanno sicuramente qualcosa da dire sul futuro digitale dell’Italia”, sottolinea Occhini. “Allo stesso tempo, lavoriamo con la rete associativa – da Assinform e Confindustria fino alle associazioni locali – che riunisce le migliaia di piccole e piccolissime imprese che fanno fatica ad adottare i nuovi modelli digitali e a sfruttarne le opportunità di crescita: per motivi a mio avviso di ordine culturale più che infrastrutturale”. Secondo Occhini se da un lato c’è bisogno di un coordinamento per affrontare il percorso dell’Agenda Digitale indirizzandolo alla pubblica amministrazione nel suo insieme – “l’eccessivo decentramento e l’assenza di norme che garantiscano l’interoperabilità di tutti gli elementi della PA digitale sono un grave problema”, puntualizza il direttore di Aica ricordando che (solo per fare un esempio) tra PA centrale e locale si contano oggi oltre 4.000 database indipendenti, che non si parlano fra loro e non possono essere messi a fattor comune per ottenere informazioni o erogare servizi” – dall’altro il nostro Paese “ha bisogno di uno ‘shock culturale digitale’”. “Bisogna che a tutti i livelli, dalle istituzioni alle persone, dai media alla politica alle imprese – dice Occhini – sia chiaro una volta per tutte che il digitale rappresenta un traino essenziale per lo sviluppo e per affrontare i problemi che il nostro paese attraversa”.
Occhini, dati alla mano, ricorda che il ritardo digitale può costare all’Italia fino a due punti di Pil come più volte ribadito in svariate occasioni, ultimo il Forum di Cernobbio: “Basta guardare agli Usa, ad altri paesi in cui si investe in modo sistematico sul digitale per avere la prova che è una leva di sviluppo fondamentale. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono le tecnologie che oggi servono per la competitività: saperle comprendere, scegliere, utilizzare è una esigenza imprescindibile da affrontare con una scelta di sistema”.
Il fattore tempo non va sottovalutato: “Siamo in un punto cruciale. Il nostro digital divide tecnologico e culturale è insostenibile, ma il discorso pubblico non affronta stabilmente questi temi. Viviamo in un mondo che parla d’altro: non è avvenuto davvero un cambiamento di mentalità nella classe dirigente, che permetta di mettere in campo azioni per formare le persone e per dialogare con chi nel paese sta già provando a cambiare le cose attraverso il digitale”. Per uscire dall’impasse secondo Occhini è innanzi tutto indispensabile sbloccare le risorse, in particolare sul fronte nuove reti “senza dimenticare in ogni caso che le sole infrastrutture non sono una risposta efficace se il paese, le imprese, le amministrazioni pubbliche non comprendono che le nuove reti devono diventare la “logistica” di una società e di una economia digitale”, puntualizza il direttore di Aica.
Fra le chiavi di volta c’è la scuola e a catena la creazione di competenze ad hoc: “In Italia la scuola è una istituzione enorme, con una sua fisiologica inerzia, ma si sta muovendo, sta andando verso una evoluzione digitale, e Aica ha un suo ruolo in questo – nella collaborazione storica con il Miur, nel lavoro per diffondere le competenze digitali, nell’attenzione per i giovani talenti del nostro paese. I nostri giovani, stimolati e supportati, sono straordinari e straordinariamente propositivi”. Occhini ricorda che a luglio scorso, uno studente italiano si è classificato al nono posto assoluto nelle Olimpiadi Internazionali di Informatica, una competizione che mette a confronto giovani con capacità fuori dall’ordinario. “Quel ragazzo si è formato e preparato, la scuola gli ha dato la possibilità di farlo: non tanto in termini di apprendimento dell’informatica, perché le Olimpiadi richiedono molto più di quanto un curriculo di studi normale possa dare, ma in termini di tempo che gli è stato dato, di supporto per permettergli di migliorare, e i risultati ci sono stati. Il nostro medagliere alle Olimpiadi di informatica è il migliore di tutti i paesi occidentali esclusi gli Usa: valorizzarli e dare opportunità a questi giovani è un dovere che la scuola italiana si sta assumendo con tante iniziative che servono non solo a coltivare le eccellenze, ma anche a diffondere in modo sistematico la cultura tecnologica e un approccio basato sulla risoluzione dei problemi e sulla concretezza, fin dalla scuola primaria. Perché la nostra Agenda digitale sia efficace, chi se ne occupa dovrà integrare queste esperienze e fare dei giovani e della scuola un fulcro della propria azione”.