PIANO TRIENNALE ICT

Pa digitale: il rischio di avere enti e cittadini di serie B

Una forte spaccatura divide gli enti: tra i pochi, che hanno sufficienti risorse e competenze per innovare e quelli, la maggior parte, che non hanno e non sono in grado di avere strumenti informatici adeguati per gestire in modo efficiente i propri processi interni. Vediamo come affrontare il problema

Pubblicato il 01 Ago 2017

Laura Castellani

Dirigente Infrastrutture e Tecnologie DG Organizzazione e Sistemi Informativi - Regione Toscana

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L’attuazione ed il rispetto del Piano Triennale ICT è sicuramente uno degli obiettivi primari di tutte le Regioni e Province Autonome tuttavia, come è inevitabile che sia, lo stesso richiede un grande lavoro di raccordo a tutti i livelli (in particolare nazionale e locale) di tutte le politiche ed azioni strategiche in atto da tempo. Il piano presentato è strettamente correlato al documento strategico nazionale Crescita Digitale, ma il tempo intercorso nell’emanazione dei due documenti è stato caratterizzato da una intensa attività, soprattutto a livello locale, coerente con la programmazione comunitaria e caratterizzata dall’attuazione dei POR e dalla realizzazione di “Agende Digitali” territoriali. Le attività previste dal Piano Triennale si inseriscono pertanto in una pianificazione locale già consolidata ed è allora strettamente necessario realizzare un quadro di raccordo forte che deve essere governato continuativamente a livello locale e nazionale.

Il Piano Triennale ICT è alla base delle azioni che devono essere fatte per arrivare alla completa digitalizzazione delle PA e garantire quindi la cittadinanza digitale.

Ma rimangono ancora diversi fronti aperti che devono essere affrontati urgentemente e che emergono in modo evidente anche dall’ultimo rapporto dell’Osseervatorio eGovernment del Politecnico di Milano sullo stato di innovazione della PA Locale. Da questo rapporto emerge chiaro che più del 50% dei Comuni non possiede un Front Office digitalizzato e che, anche nel 4% dei Comuni “eccellenti” solo il 40% dei sistemi di BO e FO sono integrati!

Il quadro che ci troviamo oggi di fronte è quello di una forte spaccatura che divide gli Enti, pochi, che hanno sufficienti risorse e competenze per innovare e quelli, la maggior parte, che non hanno e non sono in grado di avere strumenti informatici adeguati per gestire in modo efficiente i propri processi interni.

A livello nazionale si è cercato di sopperire introducendo progetti a carattere sistemico che coinvolgano tutte le PA, quali ANPR, SPID e PagoPA. Questi sono piattaforme molto importanti ma ad oggi scontano, per il loro totale dispiegamento, alcuni problemi, alcuni legati proprio al fatto, in particolare PagoPA, che non si riesce a far cogliere agli Enti il grande valore aggiunto che questi possano dare. Molti Enti ad oggi sono su PagoPA in quanto hanno fatto l’adesione e hanno implementato un solo pagamento spontaneo solo per essere in regola con la norma. Stessa cosa con SPID dove molti Enti continuano a non capire il grosso valore aggiunto di avere un’identità digitale unica ed aspettano che tutti abbiano SPID per adeguare i propri servizi, entrando così in un circolo vizioso dove da una parte si aspetta che tutti abbiano SPID ma dall’altra i cittadini non prendono SPID perché non hanno i servizi dove usarlo!

La transizione verso il digitale va accompagnata da processi di formazione che aiutino l’Ente a capirne davvero il vantaggio e a far sì che non venga percepita come un mero adempimento.

Il tema principale è quello delle competenze digitali legate all’innovazione dei processi interni agli Enti che non possono essere più rimandate: l’innovazione deve essere vista come mezzo non come fine e gli uffici devono essere coinvolti fin dall’inizio facendo capire loro che l’innovazione serve non solo per i cittadini ma semplifica, ottimizza e facilita anche il loro lavoro. Dobbiamo lavorare per innovare le filiere dei processi al fine di semplificare e facilitare sì la vita al cittadino, ma anche il lavoro del dipendente pubblico che lavora nel Back Office e di quello che oggi sta allo sportello per il cittadino.

Forse si è parlato troppo solo di servizi digitali al cittadino. Questi ultimi vengono solo come risultato di una completa innovazione dei back-office.

Con una vera innovazione dei back-office poi si avranno dei veri front-office davvero efficienti ed efficaci con i quali si supera anche il problema delle competenze digitali dei cittadini: chi non ha le competenze o i mezzi per accedere da solo o chi ama andare comunque allo sportello ci potrà continuare ad andare trovando  qualcuno in grado di dar  loro una risposta celere e definitiva, in quanto l’operatore avrà a disposizione gli strumenti e tutte le informazioni necessarie. Ecco che non si parla più solo di servizi digitali al cittadino ma di innovazione di processi al fine di innovare (che poi si ripercuote positivamente anche sui servizi all’utente ovviamente).

Per poter raggiungere questo obiettivo non è pensabile però che le PA Locali abbiano o possano avere tutte le competenze tecniche necessarie, visto che la maggior parte sono di medio-piccole dimensioni: per questo occorre un lavoro coordinato del Governo con i livelli intermedi come le Regioni che già agiscono come intermediari tecnologici su molti fronti ma che ora dovrebbero aiutare gli Enti territoriali anche sul tema dei processi. Quindi un lavoro di gruppo con una forte governance agile che consenta l’assunzione di decisioni riducendo al minimo il tempo necessario per le attività e che metta in campo le risorse e le competenze coordinandosi con le Regioni da utilizzare sui territori.

In questa logica il Centro, il livello nazionale, elabora strategia a livello di Paese, crea standard, condivide regole tecniche, le Regioni e Province Autonome implementano e attuano le politiche adattando alle peculiarità di ogni singolo territorio. Questo modello di governance, articolato ma chiaro, offre a tutti gli interlocutori nazionali uno “schema di gioco” riconosciuto e riconoscibile, stabile e che garantisce operatività tecnica e politica.

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