Pa e cloud: grande interesse, scarso utilizzo

Il 57% dei grandi enti evita il cloud per difendere gli investimenti già fatti. Il 40% dei piccoli teme la discontinuità del servizio. Eppure questo modello tecnologico permetterebbe non solo di introdurre nuovi servizi ma anche di garantire la continuità operativa e il ripristino rapido e completo dei dati

Pubblicato il 19 Lug 2013

Michele Benedetti

Direttore Osservatorio Digitale Politecnico di Milano

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Domenica d’estate, caldo afoso, per un guasto alla rete elettrica un intero territorio di 100mila abitanti resta senza corrente. All’interno dei Centri Elaborazione Dati dei due più importanti Enti Pubblici operanti in quella zona, la temperatura inizia a salire di un grado al minuto. Nel primo, anche grazie alla disponibilità (non retribuita) di alcuni dipendenti residenti vicino all’Ente, si interviene nel giro di un quarto d’ora, attivando il Piano di Continuità Operativa: aerazione dei locali, spegnimento progressivo dei server e tutte quelle azioni pianificate per minimizzare gli effetti dannosi. In questo modo, alla riapertura degli uffici il lunedì mattina, tutte le attività hanno potuto riprendere normalmente come se nulla fosse accaduto. Nel secondo, invece, dove il Piano non è ancora stato predisposto e l’intervento del personale è stato più tardivo, i danni sono stati ingenti, tanto che tutti i computer sono stati inaccessibili e inutilizzabili per i due giorni seguenti. Le difficoltà nel recupero dell’operatività sono così andate a colpire sia i 400 dipendenti dell’Ente, sia tutto il personale in forza al CED, dirottato interamente per cinque giornate unicamente sulla risoluzione di quel problema.

Questa storia, di fantasia ma non troppo, racconta il perchè oggi la Pubblica Amministrazione cominci a guardare con interesse al Cloud Computing. In particolare, secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano, che ha coinvolto Regioni, Province e Comuni al di sopra dei 15.000 abitanti, oltre la metà degli Enti vede nella virtualizzazione la possibilità di ovviare alla mancanza di risorse (non solo economiche) riducendo la complessità gestionale dei data center e dei sistemi applicativi, oltre che una soluzione per dare maggiore continuità al servizio e affidabilità e sicurezza al sistema (42%). Il ricorso al cloud computing, quindi, non solo consentirebbe alle Amministrazioni di utilizzare soluzioni ad alto profilo tecnologico e costantemente aggiornate, ma anche di garantirsi la continuità operativa e il ripristino rapido e completo dei dati in caso di interruzioni impreviste dei servizi. In minor misura, invece, si guarda al fattore relativo all’economicità delle soluzioni: soltanto il 31,3% degli Enti intervistati reputa il cloud computing un approccio nuovo per risparmiare sui costi di manutenzione del software; il 26,3% considera vantaggiosi i minori investimenti iniziali richiesti a parità della soluzione da implementare e solo il 22,5% considera la virtualizzazione un modo per misurare e controllare i costi (“Pay only what you use”).

Tuttavia, nonostante i riconosciuti vantaggi, il ricorso al cloud computing resta ancora limitato. A generare questa ritrosia, secondo la Ricerca, ci sarebbero motivazioni diverse a seconda delle diverse caratteristiche degli Enti. Se per la gran parte di quelli maggiormente strutturati e informatizzati, quali Regioni, Province e Comuni di grandi dimensioni, le principali ragioni sono da identificare in una normativa apparentemente ancora non pronta (privacy, sicurezza, collocazione geografica dei data center, ecc.) e nel desiderio di difendere gli investimenti fatti per creare i propri data center (57% delle risposte), sono invece differenti le perplessità dei Comuni di piccole e medie dimensioni. Questi infatti temono soprattutto un’eventuale discontinuità dell’erogazione del servizio (40%), legata anche all’inadeguatezza delle infrastrutture di rete proprie o pubbliche (40%).

A causa di queste criticità, le poche esperienze di cloud computing fino a oggi attivate hanno riguardato ambiti caratterizzati da una minor percezione di sicurezza da tutelare. Dai dati della Ricerca, infatti, emerge come il suo utilizzo sia specifico e circoscritto (si arriva al massimo del 10%) solo a quei settori che trattano dati meno sensibili o tradizionalmente più evoluti dal punto di vista tecnologico, in particolare Affari Generali, Logistica e Acquisti, Cultura, Formazione, nonché nel settore Ragioneria. Così, la principale domanda che oggi si pone il 20% degli Enti che hanno affermato di stare valutando un eventuale ricorso alla virtualizzazione è quali servizi portare sul cloud e con quali modalità.

Se il ricorso al cloud computing, soprattutto in un periodo di crisi come quello attuale, sta divenendo una necessità più che un’opportunità, in quanto in grado di agevolare l’integrazione tra back office a front office, di diminuire la complessità amministrativa e gestionale e di favorire la standardizzazione delle procedure, si tratta ora di tracciare il percorso che lo renda effettivamente fruibile.

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