L’iniziativa della Commissione di studio per i diritti e i doveri per l’uso di Internet, pur informale, è importante perché mette a sistema un corpo di riflessioni maturato in Italia in questi anni, nella consapevolezza che diritti e doveri per Internet non possono che essere inquadrati a livello internazionale. L’obiettivo è di condividere una sorta di manifesto da presentare a livello europeo e mondiale realizzando così un punto di riferimento per le normative su questo tema.
Ci sono però anche temi che possono essere trattati a livello nazionale: penso, ad esempio, al diritto di accesso alla rete, un diritto primario, fondamentale, precondizione per l’esercizio degli altri diritti, che deve essere garantito attraverso politiche pubbliche anche a livello nazionale.
Un altro diritto che ha una dimensione di intervento nazionale è quello dell’educazione all’uso della rete. Un diritto che richiama la necessità di garantire una consapevolezza digitale diffusa nella popolazione, arma principale contro fenomeni come il cyberbullismo e la violenza in rete, e che richiede politiche pubbliche e interventi non estemporanei ma di sistema. Interventi diversificati per fascia di età, sui quali investire risorse adeguate, e che hanno come destinatari anche gli adolescenti cosiddetti “nativi digitali”, in realtà spesso non consapevoli a sufficienza che la rete è uno spazio pubblico di cittadinanza e non un “non luogo” dove puoi dire e fare di tutto.
La versione in bozza, presentata il 13 e il 14 ottobre, copre già abbastanza lo spettro dei diritti e dei doveri per Internet (forse con un ampliamento opportuno sui temi della proprietà in rete) e credo sia fondamentale che dalla consultazione pubblica seguente, purtroppo limitata nei tempi, possano aggiungersi contributi significativi dalla società civile, e in particolare dalle realtà che su questi temi hanno realizzato diverse esperienze significative.