Certo, adesso bisognerà aspettare iter della riforma costituzionale (che dovrà passare dal Senato e poi di nuovo da Camera e Senato). E quindi questa è una novità in divenire (e di là da venire). Però l’emendamento che ho portato in Senato per il comma R dell’articolo 117 (dopo che Coppola e Quintarelli l’avevano presentato e poi ritirato), avrà una grosso impatto sul modo in cui l’Italia fa la riforma digitale.
Si legge che spetta allo Stato il “coordinamento informatico dei dati, dei processi e delle relative infrastrutture e piattaforme informatiche dell’amministrazione statale, regionale e comunale”. L’impatto è che l’iniziativa legislativa passa allo Stato. Se il Governo e l’Agid approvano un nuovo piano per il digitale, la cosa diventa subito esecutiva. Non c’è più bisogno di coordinamento Stato-Regioni, con un risparmio di tempi e costi per la macchina dello Stato, e meno rischi di sovrapposizioni e frammentazioni.
Tutto questo si tradurrà ovviamente sui provvedimenti del futuro.