“Ci siamo salvati in corsa. Se il decreto Crescita 2.0 non fosse stato approvato, sarebbe stato un grave danno per il Paese. L’Agenda digitale è un documento importantissimo, per questo ne avevamo chiesto a suo tempo la rapida approvazione già entro luglio scorso. Ora per fortuna il testo è stato definitivamente licenziato dal Parlamento. Ma non è finita, anzi la sfida vera comincia ora perché è necessario che dalla carta si passi ai fatti”. Stefano Parisi, presidente di Confindustria digitale tira un sospiro di sollievo sul disco verde al Decreto arrivato grazie al voto di fiducia chiesto in zona Cesarini dal governo. Ed è pronto a portare avanti le istanze del comparto dell’Ict in occasione della campagna elettorale e soprattutto a sottoporre le questioni “nodali” all’esame del prossimo esecutivo. “Il punto di partenza è continuare sulla strada tracciata da Mario Monti e partire dalle azioni più importanti, in primis la digitalizzazione della Pubblica amministrazione. Il Paese ha bisogno di una PA più efficiente e meno costosa e la strada maestra è quella della rivoluzione digitale ”, sottolinea Parisi.
Ma c’è molto da fare anche su altri fronti: banda larga ed e-commerce gli altri due capitoli sui cui l’associazione dell’industria Ict nazionale intende tenere puntati i riflettori di qui ai prossimi mesi. “Avevamo presentato una serie di emendamenti al testo iniziale dell’Agenda. Molti sono stati accolti e ciò dimostra il ruolo determinante di Confindustria digitale nel portare avanti la battaglia dell’innovazione, ma non siamo per niente soddisfatti delle mancate misure sul fronte broadband ed e-commerce”. In materia di banda larga Confindustria digitale si è battuta per la semplificazione normativa, in particolare per avere chiarezza su regole e responsabilità, ad esempio chiedendo rapidità decisionale per poter investire nella costruzione delle reti e chiarezza su aspetti del trattamento fiscale degli apparati (armadi, centraline ecc) oggi di dubbia interpretazione. Ed era stata anche suggerita l’eliminazione della Tosap (la tassa per l’occupazione degli spazi pubblici) a carico delle Tlc. “C’è stata molta miopia su queste tematiche perché non ci si rende conto che abbattere la burocrazia e sgravare le aziende di Tlc di tributi che non dovrebbero riguardarle, sarebbe un modo per accelerare gli investimenti nelle nuove reti – sottolinea Parisi -. Un paradosso non ragionare in quest’ottica anche e soprattutto in un momento in cui si chiede alle aziende del comparto di darsi da fare per la creazione di infrastrutture di nuova generazione. E considerando che le reti a banda larga rappresentano un tassello fondamentale nell’Agenda digitale europea”.
Relativamente al capitolo e-commerce Parisi punta il dito contro la mancanza di un contesto che consenta a tutti gli attori in campo di operare ad armi pari: “Avevamo chiesto un regime di Iva agevolata al 10% per l’e-commerce – spiega ancora Parisi – con l’obiettivo di consentire alle piattaforme italiane che volessero distribuire prodotti in Italia e all’estero attraverso la Rete di competere con i concorrenti che hanno sede oltreconfine dove vige un regime molto più conveniente. Basti pensare a paesi come Irlanda e Lussemburgo, dove non a caso vengono stabiliti gli headquarter di molte aziende, soprattutto gli Ott americani. Ciò crea squilibrio di mercato”. Stando alle stime di Confindustria digitale lo sviluppo dell’e-commerce non solo consentirebbe alle aziende italiane di trovare nuovi mercati, ma sarebbe vantaggioso anche per le famiglie, soprattutto in questa fase di crisi. “Se una famiglia media facesse i proprio acquisti sulla Rete in maniera importante potrebbe risparmiare circa 2mila euro l’anno, una cifra 10 volte tanto quella (200 euro a famiglia, ndr) chiesta nella prima versione della Legge di stabilità per la riduzione dell’Irpef”, spiega dati alla mano il presidente di Confindustria digitale.
Insomma le questioni da sanare non sono poche, ma Parisi guarda al 2013 con ottimismo: “Continueremo a lavorare in direzione dell’e-commerce agevolato e anche dello snellimento delle procedure per la realizzazione delle infrastrutture a banda larga”, annuncia. “Serve una forte spinta nazionale nei confronti dell’Ict e delle nuove tecnologie. Una spinta che può venire anche e soprattutto dalla formazione: ci sono i fondi impresa e vanno indirizzati in questa direzione per fare in modo che si diffonda sempre di più la cultura digitale e si metta dunque in moto quel circolo virtuoso che stimolando la domanda dà la spinta all’offerta. L’Italia ha di fronte a sé una grande opportunità- conclude il numero uno di Confindustria digitale -. Forse la più importante per la ripresa economica e per avviarsi verso una stagione di nuova crescita”.