Ora è il momento di agire con rapidità e trasformare i principi che permeano questo nuovo CAD in regolamenti attuativi e strumenti che possano guidare e accompagnare il Sistema Paese in una vera trasformazione digitale.
Serve, quindi, una struttura di governo forte al comando di questa riforma: una struttura dotata di una capacità di lavoro di gran lunga superiore a quella attuale, fondata su relazioni reali e consolidate con la Pubblica Amministrazione – in particolare quella locale – e sulla collaborazione con gli esperti.
Non può più guidare la prudenza e un atteggiamento attendista (forse troppo diffuso negli ultimi anni), ma è d’obbligo muovere passi decisi sul percorso oggi tracciato. Non può vincere la paura di non essere pronti, ma si deve costruire un piano concreto e attuabile, anche con la definizione di chiari obblighi per le Pubbliche Amministrazioni.
Un piano che non può però prescindere dalla messa in campo di nuove risorse e finanziamenti: attingendo, per esempio, dai risparmi derivanti dai tagli previsti sulla spesa corrente in ICT, e reinvestendoli almeno in parte in strumenti concreti e – forse prima di tutto – in formazione. Per raggiungere l’obiettivo è fondamentale che le imprese, le Pubbliche Amministrazioni e i cittadini siano pronti a fare propria l’innovazione, pronti a un cambiamento che toccherà il proprio modo di vivere e di pensare, l’organizzazione in cui sono inseriti e, prima di tutto, che richiederà il formarsi una propria nuova “cultura digitale”.