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Piani nazionali banda larga: corsa a ostacoli verso gli obiettivi Ue



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La Commissione europea ha analizzato i progressi dei piani nazionali per la banda larga nell’UE. Vi sono avanzamenti dovuti a piani e investimenti, ma le velocità di implementazione e gli approcci variano notevolmente tra i Paesi. L’Italia, nonostante le sfide, fa progressi, soprattutto nel 5G

Pubblicato il 30 apr 2024



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La Commissione europea ha appena pubblicato l’aggiornamento dello studio sull’avanzamento dei piani nazionali per lo sviluppo della banda larga nell’Unione Europea. Lo scopo principale dello studio è quello di valutare la probabilità di raggiungere gli obiettivi di connettività della Gigabit Society 2025 e del Digital Decade 2030 alla luce degli ultimi sviluppi in termini di politiche, regolamenti e investimenti in materia di connettività, a livello europeo e nazionale.

I piani nazionali per la banda larga: uno sguardo d’insieme

Grazie agli ambiziosi piani nazionali per la banda larga, agli investimenti pubblici e privati e all’impegno del settore delle telecomunicazioni, sono evidenti i progressi, ma non tutti i Paesi stanno procedendo con la stessa velocità verso gli obiettivi comunitari, specialmente per quanto riguarda la tappa intermedia del 2025 (100 Mbps aggiornabili a 1 Gbps per tutti).

L’approccio strategico dei piani nazionali

Se è vero che tutti gli Stati membri hanno un approccio strategico complessivo per lo sviluppo delle reti a banda larga, l’approccio e l’articolazione delle misure a supporto differiscono notevolmente. Le esperienze più virtuose sono quelle che prevedono un’analisi del contesto di riferimento iniziale e individuano azioni concrete che sfruttano i punti di forza individuali e definiscono misure per mitigare gli svantaggi.

Di norma, i piani nazionali stabiliscono uno o due punti focali tra le seguenti misure: (i) sul lato della domanda; (ii) sul lato dell’offerta; (iii) regolamentari e organizzative; (iv) trasparenza.

Il paradosso

Lo studio evidenza il paradosso di quei paesi con condizioni favorevoli per un dispiegamento guidato dal mercato (ad esempio, alta densità di popolazione, alta domanda, alto grado di urbanizzazione, reti via cavo estese) che però sono spesso meno concreti riguardo alle misure descritte nei rispettivi piani governativi.

Infine, i diversi piani fanno riferimento e leva sulle diverse iniziative messe in campo dall’Unione Europea: Next Generation EU, RRF, Digital Decade Policy Programme, CEF2 Digital, Gigabit Infrastructure Act, Connectivity Toolbox, multi-orbital space connectivity for EU, State Aid guidelines and BCO Network.

Fig. 1 – Strumenti di politica industriale per la Banda Larga – Fonte: Commissione europea, 2024

Le sfide della Gigabit Society 2025

Il primo obiettivo della Gigabit Society 2025 (collegamento dei principali motori socioeconomici alle reti Gigabit) è sostanzialmente indirizzato da tutti i Paesi, anche se spiccano le situazioni di ritardo di Germania, Austria e Belgio. Molto più sfidante appare invece la copertura del 100% delle famiglie con servizi in grado di garantire almeno 100 Mbps, aggiornabili a velocità di 1 Gbps, in particolare nelle aree rurali e montane.

Riguardo all’obiettivo del 5G (copertura broadband wireless 5G ininterrotta per tutte le aree urbane e le principali strade e ferrovie), le prospettive sono buone e la maggior parte degli Stati membri ha un’alta probabilità di raggiungere l’obiettivo.

I prossimi obiettivi: la Digital Decade 2030

La probabilità di raggiungere l’obiettivo di connettività della Digital Decade 2030 è valutata alta per 16 Stati membri. Nove Stati membri (Austria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Finlandia, Germania, Italia, Polonia e Slovacchia) hanno una probabilità media di raggiungere l’obiettivo del 2030, e per due Stati (Belgio e Grecia) la probabilità è stimata bassa.

I fattori che rallentano il raggiungimento dell’obiettivo della Digital Decade riportati dallo studio sono la bassa copertura FTTH (Fiber To The Home), il basso livello di competenze digitali, i bassi tassi di abbonamento alle velocità gigabit, l’orografia, i costi di dispiegamento nelle aree rurali e remote, le barriere al processo di investimento (legali, amministrative, finanziarie e tecniche), i prezzi elevati, i piani di investimento privati troppo selettivi, l’elevato numero di utenti mobile only.

L’Italia e la corsa verso la banda ultralarga

Apparentemente, gli esperti ingaggiati dalla Commissione nutrono qualche dubbio sulla capacità dell’Italia di entrare effettivamente nel gruppo di testa dei Paesi europei che raggiungeranno l’obiettivo di copertura integrale delle famiglie con collegamenti a 1 Gbps entro il 2030, nonostante l’impatto atteso del Piano 1G che traguarda l’obiettivo per il 2026 e l’insieme delle misure in corso di attuazione e che fanno dell’Italia uno dei Stati membri con la più articolata politica di sostegno alla banda ultralarga.

Fig. 4 – Copertura FTTH (% famiglie) – Fonte: DESI, 2023

Lo studio cita correttamente l’insieme delle linee di azione, ma rileva anche come il dispiegamento del piano per la banda ultralarga è in corso, ma con ritardi (implicitamente con riferimento al piano per le aree bianche).

Gli ostacoli sul cammino dell’Italia: ritardi e difficoltà

Tra i fattori di ritardo vengono riportati la difficoltà nell’accesso alle infrastrutture esistenti e le persistenti difficoltà nell’ottenimento dei permessi nonostante l’implementazione a livello nazionale delle Direttive europee.

Anche se la copertura delle reti VHCN (Very High Capacity Network) è aumentata di 20 punti negli ultimi due anni, il divario rispetto alla media europea è ancora ampio (53,71% vs 73,4%). Di fatto, però, tale copertura fa interamente riferimento alla tecnologia FTTH, con un valore in linea con la media dell’UE. L’adozione della banda larga di almeno 1 Gbps è al 13,5%, anch’essa vicina alla media dell’UE, e aumentata di 9,2 punti dal DESI 2021. Sulle tecnologie radiomobili, l’Italia si conferma invece all’avanguardia e non ci sono dubbi che gli obiettivi sul 5G vengano raggiunti.

In sintesi, potrebbe accadere, ma l’Italia è sempre Italia…

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