Attaccò la musica del campanello. Sammualen Sastii stava uscendo dal sonno, come sempre a quell’ora col sole alto. Gli scuri sulle pareti di vetro del suo micro appartamento al 51° piano. Fino alle due di mattina a scrivere. Non aveva ancora conquistato lo status di Scrittore Sconnesso. Una specie di premio, di status di privilegio, che veniva concesso agli scrittori che ottenevano successo. Più successo conquistavano con le loro opere, più gli era concesso di sconnettersi dal sistema reticolare di memorie che univa tra loro tutti gli umani e gli umanidi della galassia. Gli Scrittori Sconnessi erano quelli che avevano raggiunto il livello massimo, cioè la completa sconnessione dal sistema. Molti umani, pagavano cifre da capogiro per farsi scrivere dai grandi scrittori (ombra) un numero sufficiente di opere di successo da essere sconnessi. Era il mercato nero della sconnessione, alimentato dai risicati guadagni degli scrittori, causa la totale gratuiticità dei libri e delle opere artistiche. I clienti migliori erano i boss dell’economia asociale, lo stadio raggiunto in quell’epoca dall’evoluzione dell’economia illegale, che aveva dominato i secoli precedenti.
Sammualen Sastii era uno scrittore nato.
Con lui altri migliaia stavano vicini alla soglia della prima sconnessione, che scatta col terzo successo consecutivo. Per arrivare allo stadio di totale sconnessione occorrevano 33 successi consecutivi.
Il Grande Ictus Mnemonico si era verificato alle 3:33, Central Beijing Time, del 3 marzo 2333.
Imman Sadanto, conclamato scrittore scelto dalle memorie di oltre 17 miliardi di abitanti della galassia, parlava fitto. Quell’ondeggiante bar al 620esimo piano era il suo rifugio preferito. “Ho sentito di questa sconnessione generale, questo ictus mnemonico, come lo chiamano… ciò vuol dire che ci troveremo addosso milioni di sedicenti scrittori che, liberi da ogni memoria, cioè da ogni imposizione, arriveranno a creare cose ottime… annacqueranno la nostra fama coi loro successi”… Le rughe dell’incombente invidia gli morfizzavano il volto. ”Non saremo più un’élite… detto brutalmente, saremo troppi… troppe idee in circolazione portano a troppa…” Guardò oltre la vetrata, in basso, verso le montagne rosse d’autunno. Poi girò la testa verso l’amica Samma che tentava da qualche minuto d’interrompere il soliloquio dell’anziano scrittore. “Imman, nei piani bassi si dice che i tutor della galassia abbiano allestito delle squadre della memoria. Servono per le emergenze e per i casi critici… Devono ripristinare il sistema delle connessioni… Ho un amico che li conosce… li potremmo attivare… per riconnettere… per limitare, insomma, per bloccare l’onda, l’esondazione degli scrittori liberi… avremo una marea inarrestabile di Sastii, quel giovanissimo scribano in ascesa…” Samma stringeva gli occhi alla ricerca della gioventù appannata. “L’abbiamo capito tutti che è vicinissimo al suo terzo successo… troppo giovane… troppo furbo… troppi giovani! troppo furbi!” quasi urlò Sadanto.
“È una questione di giustizia sociale. Troppo facile lasciare tutti quanti liberi di scarabocchiare quello che vogliono! Senza sforzo…” argomentava Sama Hargo, analista del linguaggio e delle memorie della Memory Squad 11. Akila Khaspros, la comandante della squadra, l’ascoltava inquieta, forse irritata.
La squadra prenotò la fermata del bus rosso a due piani, loro sede di copertura. Erano in assetto di intervento. Scesero a terra. Staccarono le bici dal retro dell’autobus e svirbolarono via verso il quartiere della 111esima Classe Sociale Codificata, quella degli scrittori in ascesa.
Nessuno di loro si stupì quando, sfiorando l’antico pulsante del campanello di casa del giovanissimo scrittore Sammualen Sastii, una musica altrettanto antica irrorò il pianerottolo e l’intero appartamento.
“Mi sono appena svegliato… scusate le nudità…”
La comandante Khaspros guardò oltre le sue spalle la stanza striata dal sole. I fogli di prastix, densi della fatica notturna di Sastii, erano ancora sospesi in aria, in attesa di conferma definitiva da parte dello scrittore. Il loro colore verde prato indicava che, fino ad un attimo prima dello stacco di tutte le memorie della galassia, l’opera aveva già raggiunto un valore reticolare altissimo, quasi il massimo possibile.
“È già verde a questo stadio…” Mormorò la comandante Khaspros e aggiunse “Ci scusi per il disturbo… abbiamo sbagliato piano!”
(17-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)