E’ nata. E’ la strategia italiana per la banda ultralarga.
Da anni si aspettava un documento di politica industriale per l’infrastrutturazione delle reti di telecomunicazioni di nuova generazione ed oggi questo testo è disponibile. Il passato ci ha riservato dichiarazioni, impegni, progetti e piani, ma raramente formalizzati. Tutto è discutibile e opinabile, ma ora ci possiamo confrontare su un testo, dei numeri e una tempistica.
L’obiettivo è sfidante (85% di copertura a 100 Mbps della popolazione entro il 2020), ma riassume l’ambizione di portare l’Italia all’avanguardia rispetto ai nostri partner europei. Per quanto complesso, l’obiettivo prioritario è, quindi, quello di puntare al bersaglio “grosso”, la banda ultralarga in senso stretto (ultra fast broadband), vale a dire il secondo dei due obiettivi dell’Agenda Digitale Europea 2020. Tredici miliardi da mobilitare, circa la metà dei quali pubblici. Altrettanto importante è la priorità assegnata all’infrastrutturazione della PA e delle aree di interesse economico, per abilitare il processo di trasformazione digitale sia del tessuto produttivo che di quello amministrativo.
In Italia siamo maestri di confronti e concertazioni. La governance del piano strategico è oggettivamente complessa, visto l’intreccio di soggetti coinvolti e interessati. Ancora una volta siamo tutti consapevoli del dilemma uovo – gallina, ma questa volta nascono insieme sia la strategia per la banda ultralarga che quella per la crescita digitale, che sono sottoposte a consultazione pubblica a partire dal 20 novembre, fino al 20 dicembre 2014.
La consultazione in corso, i cui tempi sono stati accorciati, consentirà di emendare o anche solo puntualizzare alcuni aspetti rilevanti, ma gli obiettivi sono dichiarati, i modelli sono definiti, il ventaglio degli strumenti finanziari, diretti e indiretti, è stato esplicitato, le risorse necessarie e quelle disponibili sono state identificate.
Viste le caratteristiche sopra richiamate, il documento verrà criticato, anche ferocemente, per il semplice motivo che gli autori hanno cercato di dire in modo esplicito quanto si proponevano di fare, consapevoli sin dall’inizio di dover apportare emendamenti o, quanto meno, di dover fornire ulteriori chiarimenti.