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Piccoli operatori e big telco ai ferri corti: ecco tutti i punti critici



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E’ un momento critico nei rapporti tra grandi operatori e piccole e medie imprese delle TLC. Questioni come fideiussioni, piani di rientro, disservizi alimentano una crescente conflittualità. Ecco il quadro completo

Pubblicato il 22 ott 2024

Fulvio Sarzana

Avvocato, professore Uninettuno



tlc telecom telco

Il mondo delle telecomunicazioni (o comunicazioni elettroniche, più precisamente), sta vivendo un momento critico soprattutto nei rapporti tra grandi operatori e piccole e medie imprese delle TLC.

I margini sempre più ristretti di guadagno, una politica concorrenziale molto serrata e la litigiosità tra grandi operatori si sta riflettendo  anche, a cascata, nei rapporti con i piccoli e medi operatori del settore.

I conflitti tra grandi e piccoli operatori

Tra i rapporti commerciali più impattati da questo stato di cose, vi sono senz’altro i contratti wholesale tra gli operatori, sia nel settore del fisso, che del mobile.

Questi rapporti, da sempre fonte di problematiche di carattere giuridico, amplificate dai diversi obiettivi che si pongono le direzioni wholesale delle grandi imprese, rispetto agli uffici di vendita diretta, scontano spesso problematiche simili.

Il problema delle fidejussioni

Il primo problema è rappresentato dall’uso, spesso disinvolto, delle clausole fidejussorie nei rapporti tra operatori.

Tali clausole sono spesso sproporzionate rispetto alla stessa dimensione imprenditoriale dei piccoli operatori, e a volte contengono anche riferimenti di tre o cinque volte l’entità delle fatture non pagate, risolvendosi in una vera e propria costrizione al piccolo operatore, che deve pensare ad impegnare in tal modo quelle risorse, invece di pensare all’ampliamento della clientela.

I piani di rientro

Speculare al problema delle clausole fidejussorie vi è quello dei piani di rientro, che sempre più frequentemente gli operatori sottopongono alle piccole e medie imprese.

E’ necessario fare molta attenzione alla sottoscrizione per accettazione di tali piani, sia perché gli operatori di grandi dimensioni condizionano la proposizione dei piani di rientro al riconoscimento del debito pregresso, sia perché di fatto, di fronte a tali piani di rientro il piccolo e medio operatore spesso ha poche armi.

E’ infatti molto frequente che vengano stipulati accordi verbali, ad esempio di diminuzione dei prezzi del servizio, che spesso vengono poi disattesi in sede di contenzioso successivo.

In altre parole, mentre il piano di rientro vincola espressamente la piccola e media impresa al rispetto delle proprie statuizioni, non altrettanto può dirsi per le promesse spesso “vaghe” di adeguamento dei prezzi di listino wholesale.

L’operatore infatti, spesso riferendosi a diversi dipartimenti di competenza, fattura l’intera somma prevista in contratto, anche a fronte di accordi verbali diversi, e il dipartimento legale, forte della sottoscrizione per accettazione del piano di rientro, ovviamente non può far altro, che agire per l’intero.

L’intervento in sede di vigilanza dell’AGCOM

Particolare attenzione va posta al pagamento di un eventuale insoluto “corrente”, il cui adempimento può consentire al piccolo operatore da un lato di richiedere l’intervento in sede di vigilanza dell’Autorità per le garanzie per le comunicazioni, e dall’altro, di poter avviare una negoziazione su base conciliativa, per evitare che si ripetano casi già avvenuti in passato.

Negli interventi in sede di vigilanza, quando la normativa lo consente, di solito le pre-condizioni per giungere ad una negoziazione sono

a) Che gli operatori accettino di perseguire la strada della conciliazione, il che è tutt’altro che scontato perché i grandi operatori, in periodi di gravi crisi finanziarie o di politiche di riorganizzazione, preferiscono il “realizzo” economico immediato piuttosto che la prosecuzione del rapporto con l’operatore che dimostra di avere problematiche di liquidità

b) Che venga pagato il “corrente” dei servizi, ovvero quantomeno il corrispettivo mensili dei servizi forniti.

La contestazione delle fatture

Tutto ciò naturalmente al netto delle contestazioni puntuali sui servizi, che si devono poi trasferire nelle contestazioni sulle fatture.

Questo elemento è particolarmente importante perché giustifica, qualora non si sia giunti ad una definizione bonaria delle controversie, un eventuale successo in sede giudiziale.

Solo la contestazione puntuale dei disservizi appare in grado di giustificare una eventuale pretesa compensativa e/o risarcitoria da parte del piccolo e medio operatore che, altrimenti, si troverebbe in una difficile situazione, davanti al Giudice.

La tutela degli utenti

Nel settore del fisso, ed in via analogica, anche in quello del mobile, bisogna poi porre una particolare attenzione alla tutela degli Utenti, che, da sola, giustificherebbe l’intervento in sede di vigilanza dell’AGCOM.

E’ sempre meglio adottare una politica informativa trasparente e in buona fede nei confronti degli utenti, per evitare che, oltre al danno della mancata erogazione dei servizi, si aggiunga anche una eventuale azione dei consumatori davanti al Corecom competente, o nei casi estremi ad un intervento sanzionatorio dell’AGCOM.

Il webinar

Questo tema verrà approfondito in un Webinar organizzato dall’Associazione Assoprovider per i propri soci, il 23 ottobre alle ore 16, che potrà essere seguito anche qui.  

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