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PNRR, Capitanio (Lega): “Sul digitale passare ai fatti. Ecco le azioni da attuare subito”

Senza autostrade digitali il Paese è fermo: se ne sono accorti gli studenti che non hanno potuto assistere alle lezioni in dad, i lavoratori che hanno avuto difficoltà a svolgere le loro mansioni da remoto, gli sportivi che non riescono a vedere le partite in Tv. Il Pnrr è pieno di buone intenzioni ma bisogna fare in fretta

Pubblicato il 30 Apr 2021

Massimiliano Capitanio

Commissario Agcom

banda ultralarga - infrastrutture digitali PNRR

In un Paese sostanzialmente analfabeta dal punto di vista dell’innovazione e della dematerializzazione (una famiglia su tre non ha nemmeno un computer in casa), una lettura alle 270 pagine del Piano nazionale di ripresa e resilienza può finalmente servire a spiegare il perché della necessità di spingere sulla digitalizzazione. Quest’ultima è una parola presa ancora troppo alla leggera, perché il comune sentire è quello che la digitalizzazione non si mangi e, addirittura, non sia prioritaria in questo momento di emergenza che ha visto calare il nostro pil di quasi 9 punti percentuali.

Il Pnrr, invece, spiega a cosa serviranno 40,73 miliardi per la digitalizzazione. Chi ha vissuto l’odissea e l’impossibilità di lavorare da casa o di consentire ai propri figli dignitose lezioni a distanza capirà ora il perché di 6,31 miliardi destinati alle reti ultraveloci. Senza autostrade digitali il Paese è fermo e potrebbero accorgersene i milioni di appassionati di calcio che, a settembre, assisteranno alla staffetta Sky-Dazn per le partite di Serie A: il passaggio dal satellite alla rete internet potrebbe causare seri problemi.

Digitalizzazione e rilancio

Digitalizzazione (non solo degli strumenti, ma anche delle procedure) vorrà dire rendere davvero accessibile e fruibile il superbonus 110%, oggi più complesso da percorrere anche del labirinto di Cnosso.

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Dalla digitalizzazione dovrebbe passare anche il futuro del passaporto vaccinale, il Green pass europeo che, a partire dall’estate, permetterà di muoversi liberamente nell’Unione in caso di avvenuta vaccinazione, guarigione entro 6 mesi dal Covid o tampone effettuato nelle 48 ore precedenti alla partenza. Sarebbe paradossale circolare con un pezzo di carta: in occasione dell’ultimo Decreto Covid è stato approvato un mio ordine del giorno “valutare la possibilità di adottare il certificato verde digitale che contiene il codice QR, in conformità alla proposta di regolamento presentata dal Consiglio dell’Unione europea”. Lo stesso piano vaccinale, questo e quelli dei prossimi anni, dovrà essere sostenuto da un forte investimento per la digitalizzazione e sicurezza delle procedure.

La digitalizzazione sosterrà il rilancio di molte imprese, grandi, medie e piccole: la competitività passa dalla disponibilità di reti ultraveloci e 5G. Imprese che dovranno essere supportate da una Pubblica Amministrazione snella, veloce e digitale: la burocrazia ci costa ogni anno 25 miliardi. Fatti due conti, non c’è altro da commentare.

Qualche settimana fa, il Comune di Brescia è stato colpito da un violento e strutturato attacco hacker: sono spariti dati sensibili, mail degli amministratori locali, documenti riservati, il tutto con un riscatto milionario a orologeria. In molti si saranno resi conto della necessità di un cloud impenetrabile e di politiche di sicurezza cibernetica che non sono temi da fantascienza, ma pane quotidiano.

Le azioni da intraprendere subito

Oggi i nostri figli vengono superficialmente definiti nativi digitali: il paradosso, quasi una barzelletta, è che il loro atto di nascita venga vergato (dal primo gennaio 2022, per fortuna, non sarà più così grazie a un ordine del giorno della Lega e successiva circolare del ministro Lamorgese) su un foglio di carta in formato A3+, quasi introvabile sul mercato, e attraverso desuete stampanti ad aghi in base a una disposizione, nientemeno, di un regio decreto.

Tutto bene, quindi. Ma c’è sempre un ma. Oggi il Pnrr sono 270 pagine di buone intenzioni. Anche il piano Renzi per la fibra in casa era lastricato di buone intenzioni: era nato nel 2015, si sarebbe dovuto chiudere nel 2020 e, oggi, il ministro Colao ha spostato il traguardo al 2026. È ovvio che i primi risultati dovranno vedersi subito, non tra 5 anni e con azioni che possono essere intraprese anche fuori dal Pnrr: accelerazione del Piano scuola per la banda ultralarga, voucher per le aziende e per le famiglie con Isee fino a 50.000 euro, un piano torri per la neutralità tecnologica, formazione digitale per il corpo docente e per la PA. E così i nuovi nati del 2022 potranno avere il loro atto anagrafico digitale, alla faccia delle stampanti ad aghi e dei regi decreti.

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