Quello delle risorse del PNRR destinate al piano Transizione 4.0 è senza dubbio il taglio più corposo rispetto alle cifre iniziali avvenuto nell’ultimo passaggio del Piano nazionale. In pochi mesi da una stima di 21 miliardi siamo arrivati a 14 miliardi che dovranno essere destinati a tre linee di investimenti: ricerca e Sviluppo, attività di formazione e digitalizzazione delle imprese. Il taglio viene compensato in extremis con le risorse del Fondo Complementare derivanti dallo scostamento di bilancio, che si andranno ad aggiungere ai Fondi del PNRR dedicati al Piano Transizione 4.0. Questo cambiamento va quindi letto in un’ottica più macro perché viene bilanciato dall’aumento della dotazione prevista per gli investimenti in infrastrutture digitali – leva per una più omogenea diffusione della rete a banda larga e al 5G a vantaggio anche della politica industriale 4.0.
Siamo di fronte a una sfida epocale, i fondi destinati al processo di digitalizzazione dell’Italia sono importanti e non vanno sprecati, considerate che anche gli altri Paesi europei nostri principali competitor (in particolare Germania, Francia, UK) si sono dotati di piani che puntano con decisione sull’innovazione digitale a partire dal 2010 e quindi questo Piano per l’Italia rappresenta un asset per creare le fondamenta per la competitività di tutto il sistema produttivo e del Paese.
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PNRR e Transizione 4.0, serve attenzione alle esigenze delle imprese
Per far sì che le politiche per l’innovazione possano trovare immediata efficacia, bisogna pensare ad un approccio focalizzato sulle esigenze delle imprese, delle PMI in particolare, che porti a introdurre tecnologie in grado di risolvere i problemi concreti del sistema produttivo: partendo dunque anche da casi operativi, si devono aiutare le imprese a compiere un percorso che le aiuti ad aumentare la propria efficienza.
In questo quadro, abbiamo bisogno di un piano per il sostegno agli investimenti che si concentri su quei settori a medio e alto valore aggiunto che possano essere un vero volano di sviluppo, capace di attrarre le produzioni che consentano di far integrare maggiormente le nostre PMI nelle catene globali del valore, per riuscire ad accorciare le filiere e colmare così i gap del nostro sistema produttivo.
Serve quindi favorire la trasformazione digitale del sistema produttivo, con particolare attenzione alle PMI, lavorando su due ambiti di azione: accompagnamento delle imprese verso la trasformazione digitale di processo e di prodotto e accesso a soluzioni di intelligenza artificiale. Occorre dunque sostenere le imprese in percorsi che portino alla creazione di piattaforme e ambienti digitali che favoriscano i processi di analisi, decisione ed esecuzione, utilizzando nuove metodologie di gestione aziendale.
Transizione 4.0, gli obiettivi per la ripresa
Il Piano Transizione 4.0 rappresenta l’opportunità per il Paese di riavviare un percorso di ripresa economica solida e duratura fortemente ancorato agli investimenti privati e al rilancio della domanda: il nostro sistema produttivo deve quindi essere messo nelle condizioni di sfruttare al massimo questa possibilità.
Obiettivo di medio termine deve essere quello di accompagnare la transizione tecnologica e digitale delle filiere industriali per rispondere alle sfide e ai cambiamenti del prossimo futuro e favorire la capacità di produzioni in forma collaborativa e la creazione di nuovi modelli di business.
Non solo imprese: verso un sistema Paese innovativo
L’innovazione e la digitalizzazione sono percorsi che però non devono interessare solo le imprese, ma tutto il sistema, a cominciare dalla pubblica amministrazione. La PA infatti deve adottare e standardizzare un approccio in grado di guidare il cambiamento verso una gestione più semplice e snella per offrire servizi innovativi con tecnologie digitali, incentrati sui bisogni degli utenti che consentano una maggiore efficienza e trasparenza dei processi, tempi più rapidi di risposta e maggiore fruibilità.
Dotare la pubblica amministrazione di un alto livello di digitalizzazione in modo che essa sia adeguata con la velocità a cui viaggiano le imprese e la nostra società in generale rappresenta certamente una sfida ardua e rivoluzionaria, ma che non è possibile rimandare e sulla quale è necessario un impegno fortissimo per riuscire a trasformare il Paese nei prossimi anni.
Al termine di questa trasformazione l’Italia dovrebbe poter essere finalmente in grado – con molti anni di ritardo rispetto ai competitors globali – di promuovere un’innovazione che esca dai confini nazionali e, chissà, di dar vita alla Ferrari dell’era digitale e sostenibile.