Con l’esercizio da parte del raggruppamento costituito da Sogei S.p.A, Leonardo S.p.A, C.D.P Equity S.p.A e Tim S.p.A. del diritto di prelazione sulla gara del Polo Strategico Nazionale (PSN), e il conseguente impegno da parte del quartetto di cui sopra ad adempiere alle condizioni contrattuali più vantaggiose offerte dall’aggiudicatario provvisorio rappresentato dal raggruppamento costituito da Aruba S.p.A e Fastweb S.p.A., l’augurio – al netto di eventuali contenziosi – è di assistere a breve all’avvio della realizzazione di quella che è ormai comunemente riconosciuta come la grande opportunità di modernizzazione e trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione (PA) italiana.
Cloud e PNRR, perché il bando del Polo strategico nazionale aiuterà a digitalizzare il Paese
Nell’ambito del PNRR, il PSN ha l’obiettivo di sviluppare una infrastruttura tecnologica di alta affidabilità e sicurezza per ospitare dati e servizi pubblici considerati critici e/o strategici per le amministrazioni centrali, le ASL e le principali amministrazioni locali, inclusi le Regioni e i comuni con più di 250.000 abitanti.
La sfida si sposta quindi sul piano dell’execution del PSN stesso, con una serie di punti di attenzione, tra i quali:
- la capacità di cogliere tutti i benefici derivanti dalle opportunità che i nuovi paradigmi tecnologici possono offrire nell’ambito dei servizi della PA a cittadini e imprese; ;
- una gestione adeguata della migrazione di dati e servizi sulla nuova piattaforma;
- la capacità di gestire al meglio gli aspetti relativi all’integrità e alla privacy dei dati, anche in relazione alle possibili conseguenze del Cloud Act degli USA.
Il PSN per migliorare efficienza ed efficacia dell’interazione PA-cittadino
L’iniziativa del PSN intende rappresentare una importante risposta alle difficoltà che la PA ha evidenziato negli ultimi anni di avere una guida, risorse e competenze al passo con l’evoluzione delle tecnologie e i bisogni di cittadini e imprese. In tal senso il PSN può rappresentare una pietra miliare nell’evoluzione del paese, non solo per porre le basi delle infrastrutture tecnologiche del futuro, ma anche per iniziare a pensare a nuovi modelli operativi e di processo, per i quali la tecnologia non costituisce un mero supporto ma rappresenta un fattore abilitante. In prospettiva un punto importante è rappresentato dall’opportunità di rivedere i modelli di IT Governance e di costruire una IT Strategy della PA sempre più proiettata verso logiche di prossimità, orientamento ai servizi e all’interazione con i cittadini e imprese.
I punti di attenzione
Tuttavia, si potrebbe presentare un paradosso non trascurabile: infatti, se da un lato vi è l’esigenza di evolvere l’interazione tra pubbliche amministrazioni vs cittadini e imprese, dall’altro lato bisogna fare attenzione a non escludere buona parte della popolazione italiana che è caratterizzata dalla più alta età media in Europa. Il principale fattore critico da considerare per evitare un effetto boomerang è, quindi, quello di non perdere di vista le esigenze delle generazioni più anziane, caratterizzate da una maturità digitale limitata o assente, le quali costituiscono una parte importante della popolazione italiana (la percentuale degli over 65 in Italia è la più alta d’Europa ed è destinata a crescere ulteriormente).
In quest’ottica si ritiene che si potrebbe avviare un percorso di digitalizzazione dei servizi che, attraverso l’introduzione graduale dei nuovi paradigmi, garantisca la piena accessibilità ai nuovi servizi commisurata alle competenze digitali dell’utenza. Per garantire la massima inclusività, un buon compromesso potrebbe essere quello di avviare questo percorso di digitalizzazione intervenendo in prima istanza su componenti e processi di back-office migliorando l’efficienza di questi ultimi e facilitando la gestione della transizione verso l’evoluzione dei servizi di front-office che consentano a cittadini e imprese con abilità digitali limitate di potersi adattare progressivamente e giovare così dei benefici della tecnologia.
Al fine di consolidare i benefici derivanti dal PSN e più in generale dal PNRR, occorrerebbe che la trasformazione digitale guidasse l’evoluzione della PA verso la creazione di una vera e propria foundation di servizi, destinati non solo al singolo utente ma ad un intero territorio (i.e. comuni, province, regioni, etc.). Tali servizi potrebbero riguardare ad esempio progetti su sociale, turismo, educazione, per promuovere quindi l’aggregazione e le sinergie tra entità in aree con destinazione comune o similare. Tutto ciò non può prescindere da un tema di standardizzazione dei servizi a supporto delle interazioni PA vs cittadini e imprese che, oltre a garantire la semplificazione dei processi, la riduzione di tempi di erogazione dei servizi e una maggiore affidabilità, rappresenti un vero e proprio cambio di tendenza avvicinando sempre più i modelli operativi della PA a quelli oggi presenti nel settore privato. Questi ultimi sono, infatti, customer oriented per definizione, e guidati da principi di economicità ed efficienza oggi non sempre facili da traguardare in tutte le pubbliche amministrazioni.
Risorse e competenze specifiche per la migrazione di dati e servizi verso il cloud
Si ritiene che uno dei fattori principali per il successo del PSN alla base del percorso di digitalizzazione della PA sia rappresentato da una corretta attività di migrazione di dati e sistemi. Quest’ultima non può limitarsi ad una mera operazione di trasferimento di dati, ma deve prevedere una verifica della compatibilità dei sistemi alle nuove tecnologie cloud previste dal PSN.
Il bando del PSN indirizzava con specifici punteggi dedicati sia gli aspetti economici sia quelli tecnici relativi alle attività di migrazione di responsabilità del soggetto aggiudicatario. Il PNRR mette inoltre a disposizione due capitoli di investimento nell’ambito della Missione 1 – Componente 1 (M1C1) rispettivamente per gli enti coinvolti nel PSN (Investimento 1 da 900 milioni di euro) e per le amministrazioni locali che potranno aderire al PSN o scegliere di migrare servizi e applicazioni su piattaforme cloud di una lista predefinita di provider certificati (Investimento 2 da 1.000 milioni di euro).
Smarcato apparentemente il tema delle risorse economiche, l’attenzione si sposta quindi sul tema delle competenze. Per poter procedere in maniera efficace alla migrazione dei dati nel cloud del PSN e, ancor più in generale, per poter implementare le risorse del PNRR, risulta infatti imprescindibile la necessità di personale qualificato. A tal scopo il Governo, attraverso il Decreto Recovery 2022 convertito in legge, ha introdotto una serie di misure, tra cui la possibilità di poter assumere, tramite bando pubblico digitale e semplificato, personale specializzato a tempo determinato. La legge fornisce anche garanzie di continuità prevedendo entro certi limiti l’eventuale assunzione a tempo indeterminato per personale ad alta specializzazione coinvolto (per almeno 36 mesi) sulle progettualità in corso. Diventa in tal senso rilevante la consapevolezza da parte degli enti coinvolti della propria situazione in termini di competenze e della conseguente necessità di supporto, in modo da garantire la proattività necessaria da parte degli enti e non inficiare la preparazione e il completamento della migrazione stessa.
Le questioni di sovranità dei dati e privacy
Il tema della gestione e protezione dei dati, già da tempo sotto l’attenzione massima di Governo e Istituzioni, ha assunto una valenza ancor più critica con particolare riferimento alle norme transfrontaliere: in particolare, il Cloud Act approvato dagli USA nel 2018 aveva l’obiettivo di consentire alle autorità statunitensi, forze dell’ordine e agenzie di intelligence (NSA) di acquisire dati informatici dagli operatori di servizi cloud sottoposti alla giurisdizione degli Stati Uniti a prescindere dal posto dove questi dati si trovano, e senza l’ordinanza preventiva di un giudice.
Tuttavia, il tema ha in realtà cominciato ad essere particolarmente rilevante a partire dal 2015 con il caso Snowden, che ha rilevato attività di spionaggio da parte delle autorità statunitensi nei confronti anche di personaggi politici di un certo peso come la cancelliera Angela Merkel. Di fronte a questa potenziale violazione della privacy dei dati europei la prima risposta europea da segnalare è quella francese che non esclude l’utilizzo di tecnologie straniere a patto che il cloud provider abbia una casa madre europea con server in Europa e che non si applichi il Cloud Act.
Una prima risposta a livello Europeo è arrivata a fine marzo 2022. La Commissione Europea e la Presidenza degli Stati Uniti hanno comunicato infatti la definizione di un accordo per legittimare e regolamentare i flussi di dati personali trans frontalieri e introdurre un obbligo per gli Stati Uniti di riforme per rafforzare la protezione della privacy dei cittadini europei dalle attività di intelligence statunitensi. C’è quindi grande attesa per capire come tale accordo si tramuterà in direttiva o legge comunitaria con una risposta auspicabilmente compatta da parte dell’Europa, e come sarà recepito in Italia anche in relazione al PSN.