i progetti

Pon Metro, ecco che farà Milano per l’Agenda digitale

Segnando una decisa discontinuità rispetto al passato, il Comune di Milano ha deciso di mettere a disposizione del territorio metropolitano una parte consistente dei finanziamenti di cui è beneficiario grazie al progetto PON Metro. Ecco che significa per lo sviluppo di Spid, PagoPa, banda ultra larga e altri progetti

Pubblicato il 18 Gen 2018

Francesco Vassallo

Consigliere delegato a Semplificazione, Digitalizzazione, Sviluppo economico Città metropolitana di Milano

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Comune di Milano e Città Metropolitana hanno iniziato un percorso con i Comuni del territorio per accrescere il livello dei servizi digitali offerti ai cittadini. Si è colta l’opportunità offerta dall’Asse 1 del PON Città Metropolitane 2014 -2020 che ha il proprio focus nel rinnovamento e nello sviluppo di servizi digitali attraverso la creazione di nuove piattaforme e la valorizzazione e integrazione degli asset tecnologici esistenti.

Il risultato atteso è che il 70% dei Comuni delle Città Metropolitane italiane giungano a offrire servizi pienamente interattivi e la quota di popolazione che usa Internet per relazionarsi per uso privato con la PA e con i gestori dei servizi pubblici salga almeno al 50% della popolazione metropolitana.

Segnando una decisa discontinuità rispetto al passato il Comune di Milano ha deciso di mettere a disposizione del territorio metropolitano una parte consistente dei finanziamenti di cui è beneficiario grazie al progetto PON Metro. La partnership con Città Metropolitana si è costruita su un duplice obiettivo:

  • usare la tecnologia come abilitatore per unire i Comuni limitrofie offrire sempre più servizi interattivi, semplici e accessibili ai cittadini
  • consentire ai Comuni del territorio di lavorare in rete e raggiungere obiettivi che per  limiti dimensionali, mancanza di risorse finanziarie e carenza di competenze nel digitale, molte amministrazioni locali non sono in grado di raggiungere.

L’Assessore alla trasformazione digitale del Comune e il Consigliere delegato alla semplificazione e digitalizzazione di Città Metropolitana si sono presentati insieme a un ciclo di incontri con gli amministratori locali che ha coinvolto nel giro di un mese i 134 Comuni del territorio. Alla base del confronto un questionario che ha consentito di conoscere meglio le dotazioni informatiche e l’organizzazione degli uffici comunali responsabili per l’informatica e identificare le esigenze prioritarie in materia di piattaforme e servizi digitali.

Una volta raccolte le risposte di oltre metà dei Comuni oltre al capoluogo, con risultati rappresentativi delle varie aree del territorio e  delle classi dimensionali delle amministrazioni,  si è deciso pertanto di restituire la prima elaborazione dell’indagine conoscitiva e di condividere le proposte emerse dal confronto nelle zone omogenee.

Nella riunione plenaria, tenuta il 22 novembre, è stata lanciata una nuova fase del percorso di collaborazione fra il capoluogo, i Comuni e Città  metropolitana, tesa alla individuazione di un primo ventaglio di proposte di servizi digitali.

Le proposte tengono conto di alcune evidenze emerse dalle risposte al questionario da parte delle amministrazioni.

In primo luogo risulta che un notevole numero di Comuni, anche tra quelli che hanno a disposizione più di 30 dipendenti, non possono contare su competenze interne adeguate in ambito informatico e più di un terzo dei Comuni dichiara di non aver nessun addetto all’informatica.

Naturalmente tale informazione va interpretata: in alcune realtà la mancanza di competenze interne dipende dalla scelta di gestione associata di servizi informatici e ad essa non corrisponde una assenza di professionalità informatiche e digitali per la PA. Ma in altri casi, come è emerso dagli incontri sul territorio, la acquisizione di competenze per la digitalizzazione e innovazione è legato ad altri fattori, quali ad esempio la assenza di asset che garantiscano la  connettività necessaria allo sviluppo di servizi evoluti.

Anche nell’area milanese, fortemente infrastrutturata, si registra un notevole divario tra aree nelle quali, grazie anche alla presenza di una rete telematica pubblica a banda larga, le amministrazioni locali dispongono di una connessione  ad alta velocità e porzioni del territorio nelle quali la connettività è scarsa o addirittura assente.

Per quanto riguarda le risorse economiche per l’IT il 32% dei Comuni rileva una spesa compresa tra i 25.000 e i 50.000 Euro l’anno. Le altre amministrazioni si distribuiscono omogeneamente tra le altre fasce di spesa e l’entità della spesa sembra essere correlata alla carenza di addetti all’informatica.

Le somme destinate a ICT risultano in buona parte utilizzate per forniture: tutti i Comuni rispondenti dichiarano di affidarsi ad almeno un fornitore esterno. Poco più di un terzo usufruisce di un numero limitato di fornitori (da 1 a 3) e una quota importante, pari al 46%, ha un numero di fornitori compreso fra 4 e 10.

I dati sembrano confermare le osservazioni avanzate da molti autorevoli contributi pubblicati su questo sito a proposito della necessità di prendere in considerazione pubblica amministrazione “reale” e le variegate condizioni in cui opera per poter rivedere in modo efficace le strategie per lo sviluppo del digitale. Non si tratta solo di superare resistenze burocratiche all’innovazione e di rendere cogente l’adeguamento alle nuove norme sul digitale, il che è sacrosanto, ma anche di aggregare la domanda di infrastrutture adeguate, di servizi evoluti e interoperabili, di fare rete per superare i limiti derivanti dalle dimensioni, dalla frammentazione della spesa ITC, dalla insufficienza di e-skills. La situazione in cui si trova la maggioranza degli enti locali non favorisce lo sviluppo del mercato, come talvolta si è portati a credere, ma rischia di essere terreno fertile per la pigrizia di parte degli operatori che, in assenza di vere sfide, sono indotti a riproporre, con minimi adeguamenti, le soluzioni esistenti e già diffuse.

La novità della collaborazione tra le pubbliche amministrazioni milanesi sta a nostro avviso in primo luogo nella consapevolezza che per “fare il salto” nel digitale, la PA deve pensare a investimenti ottimizzati per l’ICT e alla condivisione di obiettivi a medio termine. Certo, si tratta di superare campanilismi, a cominciare dalla necessità di far lavorare in team le competenze di cui la pubblica amministrazione locale dispone, che sono insufficienti se si ragiona in termini di singolo ente, ma che sono sicuramente più adeguate se si ragiona in termini di territorio.

Condivise queste premesse, il tema al centro della partnership avviata su iniziativa di Comune e Città Metropolitana è ora quello di definire un primo catalogo di servizi digitali che potrebbero essere condivisi dalle pubbliche amministrazioni nel territorio.

Per essere subito operativi, si è partiti da alcune piattaforme che il Comune di Milano ha ritenuto di poter verificare, una volta rilevato il grado di interesse dell’insieme dei Comuni, la fattibilità tecnica di soluzioni di per servizi da “centralizzare” e “distribuire” su scala metropolitana.

Le piattaforme abilitanti nazionali, PagoPA e SPID, sono quelle che, significativamente, hanno riscosso un elevato grado di interesse da parte delle amministrazioni locali del territorio metropolitano.

Pago PA

Per Pago PA tale attenzione testimonia che si tratta di una innovazione percepita come assai significativa sia in termini di servizio per i cittadini sia in termini di possibilità di recupero di risorse e efficienza del procedimento da parte della PAL. E’ inoltre interessante notare come i Comuni di dimensione media e medio piccola – che probabilmente non ritengono di essere in grado di avviare autonomamente il servizio – siano risultati più interessati rispetto ai Comuni di dimensioni maggiori. Un esame delle difficoltà che hanno incontrato gli enti che hanno già attivato il servizio, ha portato i tecnici di Comune di Milano e Città Metropolitana a proporre a quelli di Regione Lombardia un tavolo di lavoro comune, con l’obiettivo di offrire ai Comuni una piattaforma completa, con una integrazione dei moduli di rendicontazione e riconciliazione sugli asset regionali. Tale iniziativa è importante, a nostro avviso, nel momento in cui si discute della  opportunità di rendere cogente l’obbligo di attivazione del servizio.

SPID

La piattaforma per gestire l’identità digitale ha pure riscosso un elevato gradimento,che testimonia la volontà di rendere accessibili i servizi on line e attuare il piano triennale per l’informatica,  che prevede che le PA implementino SPID per tutti i servizi digitali che richiedono autenticazione entro marzo 2018. Vista la concomitante offerta di incentivi da parte Regione Lombardia per l’integrazione da parte dei Comuni con il  Gateway regionale per la gestione di SPID, si è ritenuto preferibile puntare a creare sinergie fra livello milanese e lombardo.

Open Data 

Anche in questo caso si è verificata la concomitanza con una iniziativa di Regione Lombardia rivolta a promuovere la adesione al portale federato Open data attraverso il sostegno alle amministrazioni locali, e in particolare allo sviluppo di procedure di estrazione automatica dei dati aperti dalle banche dati degli enti. In tal modo si è proposto di passare da un approccio basato sul mero adempimento o sulla buona volontà del funzionario della singola amministrazione a una modalità fondata su prassi codificate a garanzia della continuità nel tempo oltre che della qualità dei dati resi disponibili. Tale volontà ha trovato concordi Comune e Città Metropolitana. Città Metropolitana, in particolare, ha messo a disposizione dei Comuni la propria esperienza sugli Open Data in termini di formazione e competenze tecniche con il risultato di una discreta adesione dei Comuni metropolitani all’iniziativa Open Data regionale.

Fascicolo del cittadino 

Oltre a un elevato interesse nelle risposte al questionario, il tema del fascicolo del cittadino è stato al centro di domande e richieste di approfondimento all’interno degli incontri tenuti sul territorio. E’ stato chiarito che la soluzione sviluppata dal Comune di Milano consiste nella opportunità di creare un unico punto di accesso per i cittadini definendo uno standard comune. I servizi digitali potranno essere implementati attraverso la piattaforma di interoperabilità, arricchendo sempre di più i contenuti e l’interattività dei servizi per il cittadino. In sostanza, per ogni servizio al quale i Comuni aderiranno, sarà presente una componente di Front end sul fascicolo del Cittadino. Poiché anche altre amministrazioni locali hanno realizzato servizi analoghi, ci si è proposti di approfondire le diverse soluzioni realizzate in ambito metropolitano. Il sito agendadigitale.cittametropolitana.mi.it è stato messo a disposizione per raccogliere esperienze e proposte.

Sistema informativo dei servizi Socio Assistenziali

Dall’indagine conoscitiva – e ancor più dal successivo confronto tra amministratori e tecnici – è emersa l’opportunità di condividere a scala più ampia le proposte sulle quali molti Comuni stanno dialogando nell’ambito di progetti territoriali di attuazione della cartella sociale informatizzata secondo gli standard definiti a livello regionale. In particolare è emersa la possibilità di una gestione informatizzata del REI, il REddito di Inclusione.Si tratta di una importante misura di contrasto alla povertà che si compone di un beneficio economico e di un progetto personalizzato in inclusione sociale e lavorativa. Le nuove regole a valere per il REI stanno determinando un aumento del numero delle domande rispetto a quelle presentate per il SIA – il sostegno per l’inclusione attiva. Inoltre l’attuazione del REI comporta l’invio all’INPS di dati da registrare nel sistema informativo unitario dei servizi sociali. Si è quindi ritenuto di dare la priorità a tale proposta per valutare la fattibilità di un servizio condiviso. Il primo appuntamento, aperto a tutti i Comuni, si terrà il prossimo 24 gennaio in Città Metropolitana.

La collaborazione concreta sul digitale tra il capoluogo, i Comuni e Città Metropolitana rappresenta uno dei fatti davvero nuovi avvenuti a Milano negli ultimi mesi.

Positivo risultato delle politiche nazionali che hanno messo al centro l’Agenda digitale, ma anche, a nostro avviso, merito di una pubblica amministrazione che ha deciso di reagire positivamente a una situazione di incertezza. Puntando sul digitale e sulla innovazione per migliorare la pubblica amministrazione e per sostenere lo sviluppo economico.

Per situazione di incertezza, intendiamo in particolare quella in cui si è ritrovata la Città Metropolitana, in un percorso di disegno delle funzioni ancora da completare. Si pensi al fatto che l’ente nell’ultimo anno ha raggiunto il risultato di ridurre di oltre il 35% la dotazione finanziaria relativa al personale (valore di riferimento quello della ex Provincia nel 2014). Nel 2017 il bilancio di previsione è stato predisposto per la sola annualità e facendo riferimento alle funzioni attualmente in essere che peraltro si prevede muteranno.

Le difficoltà derivanti dalle ristrettezze finanziarie e dalla riduzione del personale hanno coinvolto anche il settore sistema informativo e gli asset digitali dell’ente.Per rimontare la china e assolvere alle nuove funzioni attribuite al nuovo ente si è deciso di puntare su una nuova organizzazione. Ne sono esempi la costituzione gruppi di lavoro interdirezionali in grado di concentrare e valorizzare nuove competenze, le sperimentazioni di modalità innovative quali l’e-learning e lo smart-working,  la nomina del responsabile della transizione alla modalità operativa digitale, un adempimento previsto dalla riforma  Madia alla quale hanno finora adempiuto ben pochi enti.

Per quanto riguarda le funzioni fondamentali di competenza di Città Metropolitana, inoltre, è stato sviluppato un importante progetto di semplificazione e dematerializzazione dei procedimenti su iniziativa dell’Area Tutela e Valorizzazione ambientale. Con il progetto “+Community” i procedimenti in materia ambientale e la relativa modulistica sono stati razionalizzati e drasticamente ridotti. Tutti i processi sono ora gestiti in modalità digitale: dalla presentazione dell’istanza al rilascio dell’atto da parte dell’ente, alla customer satisfaction. Attraverso un apposito cruscotto vi è la possibilità di visualizzare costantemente, sia da parte dell’utente (impresa o cittadino) sia da parte del Comune interessato al procedimento, lo stato della pratica. La novità principale che ha contraddistinto il ridisegno di tutti i processi è stata l’integrazione tra front office e back office, che si è rivelata decisiva per il monitoraggio e la conseguente riduzione dei tempi di autorizzazioni, controlli e sanzioni in materia ambientale che rappresenta il risultato del progetto più tangibile per l’utenza. La formazione continua del personale di Città metropolitana e di quello di imprese, enti locali e associazioni coinvolte nelle procedure ambientali, ha favorito la crescita, attorno al progetto, di una comunità professionale di alto profilo.

Per quanto concerne inoltre il sostegno all’innovazione non solo della PA ma anche del tessuto sociale ed economico del territorio riteniamo assai significativo l’investimento operato da Città Metropolitana sulla infrastruttura di rete, che costituisce un contributo concreto alla strategia per la banda ultrarlarga varata dal Governo in coerenza con l’Agenda europea.

La dorsale in fibra ottica di Città Metropolitana, che si estende nel sottosuolo per oltre 250 chilometri, è stata completata grazie anche a un investimento infrastrutturale del Gruppo CAP, la utility pubblica partecipata dai Comuni. Città Metropolitana, con un investimento  pari a 1.600.000 Euro realizzerà una estensione della rete pari a circa 80 km di infrastruttura entro il 2019 offrendo nuova connettività ai Comuni. Grazie ai brevetti innovativi registrati dall’ente, tale estensione avverrà con la posa nel sottosuolo e nei cavidotti fognari minimizzando i disagi per il territorio.

Inoltre, in collaborazione con il Comune di Milano, Città Metropolitana è impegnata a sostenere la sperimentazione del 5G che farà dell’area milanese la capitale del più grande progetto di sviluppo europeo di questa tecnologia di nuova generazione. Il bando pubblico, promosso dal Ministero dello Sviluppo economico e aggiudicato a Vodafone Italia, prevede la collaborazione con il Politecnico di Milano e altri 28 partner. La tecnologia 5G consentirà di sperimentare servizi cosiddetti IoT (acronimo di Internet of Things) basati su una rete di oggetti intelligenti in vari settori: dalla salute alla mobilità, dalla sicurezza al turismo, alla robotica.  In particolare l’ente provvederà a mettere a disposizione la propria rete in fibra ottica e  a condividere le applicazioni IoT per il monitoraggio e la manutenzione delle infrastrutture di propria competenza.

Una considerazione conclusiva

La regola che digitalizzazione e innovazione possano essere portate avanti con successo in condizioni di invarianza finanziaria può essere messa in dubbio. L’interesse suscitato dal lavoro avviato congiuntamente dalle amministrazioni locali milanesi ci induce a pensare che la strada di provare a unire le forze e elaborare progetti comuni che utilizzino le risorse finanziarie disponibili, che se messe a fattore comune non sono poche, vale la pena di essere sperimentata.

 

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