Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia assoluta” perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono dunque completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”.
“Mi passi dell’acqua? M’è venuta sete…” la veranda antica impensierita.
“Eccola… senza supporto-totale anche tu, vedo…” i cespugli increspati di farfalle.
“Mi piace disintossicarmi… almeno un mese all’anno… anche due, se ce la faccio… qui sull’isola in navigazione… dove ogni giorno c’è un tempo diverso…” le nuvole caute sagomate come coni gelato.
“Viva il vento in faccia! Il sole che ti brucia! il freddo insopportabile… che bello cambiarsi d’abito con le stagioni! Che bello beccarsi un raffreddore da qualcuno che neppure conosci!…” il giardino svogliato.
“Sei un pochino esaltato, ma ti capisco… anch’io non indosso quasi mai il supporto-totale… quando ho fame mangio, quando ho sete bevo…” la casa bassa. Capricciosa.
“Uguale a voi tutti! Il supporto-totale, con le sue micro memorie connesse, non lo porto mai… salvo quando vado in colonia astrale, tanto lì sei in clima artificiale… non ti perdi nulla se lo porti…” il tavolo tondo. Interlocutorio.
“Io non lo porto… perché tanto voi non me lo date! Ah, ah, ah!” il verde del prato li pacificava.
“Noi animali, come ancora voi razzisti ci chiamate, rimaniamo esseri viventi di serie B…” le brocche colme. Sudavano.
“Cos’è la serie B?… Scusate…” l’acqua della piscina lo velava d’azzurro cielo.
“È un vecchio modo di dire… c’entra col calcio… che è la versione antica del nostro attuale iro…” l’ombra affannata.
“A me l’iro annoia a morte…”
Il bus rosso a due piani era immobile. Dietro la curva. Gli agenti della Memory Squad 11 seguivano la conversazione.
“Non c’è dubbio, animali che parlano con uomini e umanidi sono possibili solo se hanno le memorie connesse…”
“E questi qui ce ne hanno! Eccome, se ce n’hanno!”
“C’è totale comunicazione verbale e di sentimenti, come prescrive lo standard… sono memorie connesse regolari, omologate… sono certamente un ultimissimo modello…”
“Quelle sono memorie a sfioramento… noi abbiamo gli attrattori… basta fiorare la loro nuca…”
“Solita procedura, agenti, li salutiamo, li abbracciamo, sfioriamo la nuca… ed è fatta!” componeva la comandante Khaspros.
“Signori tutti buon pomeriggio! Sono Akila Khaspros, comandante della Memory Squad 11. Questi sono gli agenti della mia squadra… siamo qui per un controllo di routine delle memorie connesse.” Schierati al sole. Facevano ombre dure.
“Felici della vostra visita!…”
Furono passi di rito. Furono frasi di rito. Furono abbracci di rito.
“Delle memorie neppure l’ombra… comandante…” gli agenti a braccia distese. Rassegnate. Bisbigliate.
“Impossibile… animali e uomini che parlano e ridono così fra loro… impossibile!” la Khaspros rintuzzava. Amareggiava. Silenziava.
“Alla salute! Bevete con noi?” Il dalmata Senny, il dottor Senthi, il delfino Saed, l’umanide Gassto, l’orango Masto e la violinista Ferri brindarono verso gli ospiti. Alzarono i calici. Nell’aria compiaciuta di un caldo pomeriggio di primavera.
(87 – continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)