L’iter dell’approvazione di una norma richiede tempo e lavoro. La fase decisionale è lenta, quella attuativa ancora di più.
L’ostacolo maggiore oggi è la cultura: siamo un Paese vecchio in una situazione di emergenza. Per portare best practice europee in Italia bisogna adattarle alla realtà italiana che è particolare.
Il disegno generale per per me oggi deve essere quello di dare all’Italia una strategia digitale, bisogna rimboccarsi le maniche e fare qualcosa dal proprio piccolo, sapendo che dall’altra parte hai il Parlamento che ci mette tempo a legiferare e vincoli burocratici. Per battere la cultura analogica bisogna opporsi, utilizzare le proprie leve piccole o grandi.
La realizzazione della Commissione permanente per l’innovazione digitale è fondamentale: un’azione concreta per lo sviluppo dell’Agenda. Abbiamo raccolto le firma di quasi 300 parlamentari, che va alla Giunta per il Regolamento in un momento in cui la tendenza è di ridurre le Commissioni non aumentarle.
I giovani devono impegnarsi e sacrificarsi, per evitare l’idea del successo facile: dovremmo dare dei modelli ai ragazzi. Ci dovrebbero essere più tecnologhi a fare politiche. Non servono 100 progetti ma prigetti cardine, che abbiamo impatto.