“Le fondamenta le abbiamo posate. Ora però non bisogna fermare il cantiere. Anzi, bisogna darsi da fare affinché l’edificio sorga il prima possibile”. È con questa metafora che Cristiano Radaelli, presidente di Anitec, descrive l’iter dell’Agenda digitale italiana.
L’approvazione del documento non basta a garantirne l’applicazione “anche perché – puntualizza Radaelli – sono decine i decreti attuativi che dovranno essere emanati dai singoli ministeri coinvolti. E sull’intero Decreto Crescita la maggior parte riguardano proprio l’Agenda digitale”. Secondo il presidente dell’associazione che rappresenta una settantina di aziende – fra cui tutte le big telco e elettronica di consumo e poi anche grandi nomi dell’IT – “è necessario definire un piano d’azione coordinato”. “Il governo Monti è riuscito a mettere a segno la prima grande azione di un certo rilievo in materia di digitalizzazione. Ma il rischio concreto è che il tutto passi alla storia come un bel manifesto e basta”. Secondo Radaelli è arrivato il momento di darsi una vision Paese. E il presidente di Anitec punta il dito contro la “mancanza di organicità”: c’è molta carne al fuoco, numerose le iniziative presentate “ma alcune sono allo stato embrionale e altre in stato avanzato. Ma quel che davvero manca è una visione aggregata”. “Al Paese – continua – serve un cambio culturale e di processi che deve essere governato e organico e deve coinvolgere tutti gli attori della filiera: pubblica amministrazione, imprese, scuola e cittadini”.
La pubblica amministrazione rappresenta, secondo Radaelli, una leva importante: “Può e deve fare da driver alla rivoluzione digitale, andando a incidere proprio sul cambio di mano in senso culturale, di alfabetizzazione della popolazione. La PA italiana è fra le prime in Europa riguardo alla quantità di servizi di e-gov attivati, di app online disponibili. Il problema però è che nel nostro Paese il processo non è end-to-end: non si può pensare di offrire un servizio ‘monco’ al cittadino, costringendolo di fatto a recarsi presso gli sportelli per completare la procedura. Bisogna fare in modo che tutto il processo si possa svolgere per via telematica, altrimenti il beneficio non esiste”.
Il compito della PA sarà dunque determinante “ma anche le imprese devono continuare a fare la loro parte”, puntualizza il numero uno di Anitec. Fra l’altro l’Agenda digitale ha mancato l’obiettivo e-commerce: “Non è stata considerata una priorità ed è stato un errore – commenta Radaelli – . Il commercio elettronico può rappresentare un nuovo business per molti e rafforzare quello delle aziende esistenti. E soprattutto può fare da traino all’economia dando respiro in particolare alle piccole e medie imprese”.
Per favorire la crescita e lo sviluppo dell’economia digitale, nell’ambito di Confindustria Digitale (di cui l’associazione presieduta da Radaelli è co-fondatrice) Anitec ha contribuito ad attivare sei Steering committee dedicati rispettivamente a Formazione, Sviluppo della domanda pubblica, Sviluppo della domanda privata, Infrastrutture Ngn, Innovazione/start-up/smart cities e Ecosistema Internet, con l’obiettivo di sottoporre al prossimo esecutivo e al Parlamento proposte concrete. “In questi mesi abbiamo partecipato a tutti i tavoli istituiti dalla Cabina di regia e in particolare Anitec ha fatto da coordinatore per portare i contributi del settore ai due tavoli Ricerca & Innovazione e Competenze digitali. Diamo la nostra piena disponibilità a continuare a partecipare agli incontri e a collaborare in maniera attiva e costruttiva. E all’interno di Confindustria la creazione di team di lavoro ad hoc servirà a portare meglio avanti le istanze del comparto dell’Ict”.
(Sui temi dell’Agenda, Anitec e il Corriere delle Comunicazioni organizzano un convegno il 14 febbraio)