Il mercato delle telecomunicazioni italiane torna perdere dopo due anni di ripresa, a causa della guerra dei prezzi, come risulta dai dati che ho presentato stamattina da Telco per l’Italia a Roma. In contemporanea l’Italia chiede al settore di investire in infrastrutture, in licenze 5G. Per la prima volta nel 2018 il settore ha generato una cassa negativa, come risultato.
Insomma, è l’opposto della razionalità: un settore fondamentale per la crescita dell’economia è in difficoltà.
Il tema è duplice. Da una parte la scelta delle aziende di entrare in una guerra dei prezzi, cosa che mai è positiva. Il settore non è stato in grado di valorizzare il servizio, puntare su qualità e differenziazione; il top management delle telco negli ultimi dieci anni dovrebbe farsi una forte autocritica.
Dall’altra, c’è un ruolo pubblico che dovrebbe alleggerire i vincoli burocratici per sostenere la copertura in fibra e la diffusione delle antenne del 5G. Servirebbe però anche una spinta pubblica a favore della domanda. Il Desi 2019 appena pubblicato dice che con la copertura banda ultralarga e il 5G siano ormai ben messi, ma gli abbonamenti non crescono abbastanza.
Per aiutare la domanda, il pubblico può intervenire in due modi: con voucher a incentivo degli abbonamento (come da anni promessi) e accelerando sullo switch off dei servizi della pubblica amministrazione. La fatturazione elettronica e l’iscrizione online dei bambini alla scuola sono stati utili in tal senso, ma servirebbe procedere spediti in questa direzione.