Siamo in una telco based economy. Forse non ce ne siamo accorti, pensando di essere rinchiusi in un’economia basata sui servizi degli over the top e le loro innovazioni. Ma in un’economia che è sempre più “economia digitale”; in una società che è sempre più permeata dal digitale, il settore telco è fondamentale per il futuro. In questo modo dobbiamo interpretarlo. ll legislatore e le authority devono ragionare anche in questo senso quando si approcciano al settore. In Italia c’è stato un calo dei prezzi per oltre il 43 per cento, dal 2001 al 2017. In Europa la media è meno 20 per cento. Nel Regno Unito, un Paese molto liberista, sono aumentati del 16 per cento.
Il clima complessivo qui è a favore dell’iper concorrenza e del consumatore finale. Ma non è solo questa la prospettiva da considerare. Non possiamo giocarci la possibilità del settore di investire nel futuro. Che è basato sull’infrastruttura banda ultra larga, sulla fibra e il 5G.
Quindi do agli operatori italiani due messaggi.
Il primo: svegliatevi. La concorrenza di prezzo in generale non ha mai fatto bene a un settore, ci sono molte ricerche a dimostrarlo, nell’ultimo secolo. Innesta circoli viziosi che portano al depauperamento del settore. Molto meglio giocare la competizione sui servizi innovativi, la qualità, la differenziazione.
Orange ha lanciato una banca, AT&T ha avuto appena ok dell’antitrust per acquisire Time Warner e così presidiare i contenuti. Verizon ha comprato MovilData, che gestisce flotte aziendali attraverso la rete.
Il secondo messaggio è quindi: l’infinito dell’innovazione digitale sta viaggiando sopra le nostre teste. Siate pronti a coglierlo. Ne va del vostro – e del nostro – futuro.