ripresa economica

Recovery fund, opportunità per l’innovazione dell’Italia

Il recovery fund è un’occasione da non perdere per rendere l’Italia un paese più green, più digitale, più innovativo, più sostenibile ed inclusivo. E potrebbe essere la svolta soprattutto per la ripresa del Sud

Pubblicato il 01 Set 2020

Gabriele Ferrieri

Presidente ANGI – Associazione Nazionale Giovani Innovatori

Innovation-in-Italy

Il recovery fund europeo è occasione d’oro per l’Italia e andrebbe sfruttata soprattutto per correggere le sue lacune più gravi: il ritardo sull’innovazione negli ambiti delle competenze, del capitale umano, soprattutto nel Sud Italia.

Gli obiettivi dell’Italia: focus sul Sud

In dettaglio le ripartizioni del recovery fund prevedono dei 750 miliardi euro previsti che, 390 miliardi verranno erogati sotto forma di sussidi, che non dovranno essere ripagati dai Paesi destinatari, mentre 360 miliardi di euro verranno distribuiti sotto forma di crediti. Di questi fondi una buona parte andrà all’Italia, il 28%, quindi 209 miliardi, di cui 82 in sussidi e 127 in prestiti. L’intesa prevede per la prima volta che i 27 Stati membri d’Europa daranno mandato alla Commissione europea di emettere debito comune garantito dal Bilancio UE.

L’obiettivo dell’Italia ora è di utilizzare questi fondi per investimenti strutturali e per la crescita economica di sviluppo sostenibile, al fine di rendere l’Italia un paese più green, più digitale, più innovativo, più sostenibile ed inclusivo. Gran parte degli investimenti saranno destinati alla scuola, alla ricerca e alle infrastrutture. La ripresa sarà indirizzata ad obiettivi politici ben precisi, condivisi sia a livello europeo che nazionale: quelli di favorire la transizione ecologica, energetica e digitale del Paese.

Di particolare rilievo il tema del Sud Italia, il cui divario rispetto all’area del centro nord rappresenta un gap da colmare sfruttando al meglio le risorse del recovery fund e del piano per il rilancio del sud 2030. Le direttrici prevedono di: investire su tutta la filiera dell’istruzione, a partire dalla lotta alla povertà educativa minorile, per rafforzare il capitale umano, ridurre le disuguaglianze e riattivare la mobilità sociale; infittire e ammodernare le infrastrutture, materiali e sociali, come fattore di connessione e di inclusione sociale, per spezzare l’isolamento di alcune aree del Mezzogiorno e l’isolamento dei cittadini in condizioni di bisogno; rafforzare gli impegni del Green Deal al Sud e nelle aree interne, per realizzare alcuni obiettivi specifici dell’Agenda ONU 2030 e mitigare i rischi connessi ai cambiamenti climatici; supportare il trasferimento tecnologico e il rafforzamento delle reti tra ricerca e impresa, nell’ambito di una nuova strategia di politica industriale; rafforzare la vocazione internazionale dell’economia e della società meridionale e adottare l’opzione strategica mediterranea, anche mediante il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES) e i programmi di aiuto all’export e alla cooperazione allo sviluppo.

Imprese e startup: il Fondo Nazionale Innovazione

Un ruolo chiave in affiancamento al disegno del recovery plan nazionale sicuramente lo avrà il Fondo Nazionale Innovazione che recentemente ha presentato le sue linee guida di investimento per il programma finanziario e piano industrial 2020-2022 che può contare su una dotazione di fondi di circa un miliardo di euro, coordinato da Cassa Depositi e Prestiti e dal Ministero dello Sviluppo Economico. Sono quattro i fondi già attivi: due per start up e pmi innovative, di cui uno specifico per il Mezzogiorno; un terzo investe in fondi di venture capital; il quarto a favore di acceleratori di impresa e di start up ad alto contenuto tecnologico e in settore ad alto potenziale di crescita.

Lo stesso Ministero dello Sviluppo Economico per voce del Ministro Patuanelli ha focalizzato l’attenzione sul tema imprese e startup, punti cardine su cui veicolare la ripresa all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità, con misure ed incentivi per rilanciare l’imprenditoria (anche quella di stampo giovanile) e fornire nuovi incentivi per la ricerca e lo sviluppo. Particolare attenzione è stata data sul pacchetto di iniziative e progettualità che costituirà Impresa 4.0 Plus con un importante focus sulle tecnologie di frontiera: intelligenza artificiale applicata all’impresa, blockchain, internet delle cose. E altrettanta attenzione ad interventi verticali sulle filiere: automotive, acciaio ed edilizia in primis. In ambito energetico, invece, focus per investire sulle nuove tecnologie abilitanti che rappresentano il futuro del settore a livello comunitario e mondiale.

Infine, sulla stesura del piano del recovery plan nazionale e gestione delle risorse, a quanto si apprende sarà il Comitato Interministeriale per gli Affari Europei (CIAE) a coordinare i lavori, una struttura di Palazzo Chigi composto da titolari, Dirigenti e capi di gabinetto dei Dicasteri, i rappresentanti degli enti locali e delle regioni e presieduto dal Premier che dovrebbe portare una pluralità di visioni tale da consentire una più possibile ottimale destinazione di questi fondi.

Conclusioni

Per rispondere ad una crisi senza precedenti e per ritrovare slancio a livello di crescita economica a seguito della pandemia e del lockdown, la visione comunitaria è stata ben descritta dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Van Der Layen decisa a dare una sterzata verso il famoso new green deal che aveva già dichiarato di voler inaugurare quando ha assunto il mandato a gennaio 2020.

Recentemente intervenuto anche il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli ha ribadito come «il recovery fund è un’occasione storica». «È arrivato il tempo di dimostrare che gli sforzi fatti dall’Unione europea possono essere utili ai nostri cittadini. Per fare questo serve che i governi lavorino sulla loro stabilità e nella stesura dei piani nazionali. C’è bisogno di molto pragmatismo anche perché, come vediamo, non siamo usciti dall’emergenza. La pandemia riprende in molti paesi e la vigilanza dev’essere molto alta».

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