infrastrutture digitali

Regioni cloud nazionali: chi sono e cosa fanno i fornitori di servizi gestiti infrastrutturali



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Il cloud oggi deve rispondere alla frenata della globalizzazione e alle esigenze di sostenibilità e aiutare chi lo usa a stabilire una sovranità sui dati. Uno dei modi per farlo è introdurre regioni cloud nazionali, come in Italia hanno fatto i maggiori hyperscaler. Il ruolo dei fornitori di servizi gestiti infrastrutturali

Pubblicato il 12 ott 2023

Gianluca Marcellino

Demand Officer, Comune di Milano



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I progressi del cloud pubblico e l’esigenza perdurante di gestire alcuni servizi digitali in cloud privato, anche per tutelare proprio la sovranità sui dati, stanno portando a collaborare con gli hyperscaler persino i fornitori di servizi gestiti infrastrutturali, che il cloud pubblico alla sua nascita avrebbe voluto sostituire completamente. Si tratta di uno sviluppo positivo per tutti i mercati, e particolarmente prezioso per la diffusione del cloud tra chi ancora ha esitato a farlo, in particolare piccole imprese e pubbliche amministrazioni.

Cosa sono i fornitori di servizi gestiti (MSP)

Gli erogatori di servizi gestiti sono aziende specializzate nel fornire ai propri clienti servizi complessi che richiedono competenze, buone pratiche e strumenti difficili da sviluppare e mantenere; a loro si rivolgono clienti che non possono o non vogliono costruire quelle capacità in casa. Nel contesto del cloud, pubblico e privato, ci interessano in particolare gli erogatori di servizi gestiti infrastrutturali: quelli che gestiscono per conto dei propri clienti un’infrastruttura tecnologica, originariamente in cloud privato e sempre più spesso in cloud ibrido.

Nei casi più semplici e tradizionali, l’infrastruttura che il fornitore gestisce:

  • è di proprietà del cliente, che allora dal fornitore ottiene soprattutto quelle competenze e strumenti che per il cliente sarebbe difficile e superfluo gestire in proprio,
    • è di proprietà del fornitore, che allora offre al proprio cliente, oltre a competenze e strumenti, anche l’accesso pagato a canone a un’infrastruttura, permettendo al cliente di liberare capitali per investimenti in ambiti per lui più importanti.

Rispetto a servizi molto simili offerti in forma progettuale, magari dalla stessa organizzazione che, come spesso avviene, eroga sia progetti di trasformazione digitale, sia servizi gestiti, questi ultimi si concentrano più sul miglioramento dell’efficienza, spesso in tempi più lunghi, che sulla profondità o la rapidità del cambiamento. È quindi frequente che un MSP si faccia carico di impegni di capitali e finanziari più di un system integrator, che persegue in modalità progettuale obiettivi magari molto simili, e lascia al cliente una quota maggiore degli investimenti.

Dall’antagonismo alla collaborazione: MSP e hyperscaler

Questi ruoli tradizionali sono quelli che un tempo chiamavamo di “outsourcing”. Oggi l’esigenza di apertura al cloud pubblico, dal quale il cliente vuole ottenere per esempio alcuni servizi applicativi offerti come “Software as a Service”, magari in forte integrazione digitale con partner e fornitori esterni, o l’accedendo accesso a dati forniti da analisti esterni, fa sì che la maggior parte di questi servizi vengano oggi offerti su infrastrutture cloud ibride, con una componente di cloud pubblico.

Nelle situazioni tradizionali, un fornitore di servizi gestiti e un fornitore di servizi in cloud pubblico si ponevano strettamente in alternativa l’uno all’altro: o un cliente sceglieva un cloud privato, e l’MSP poteva offrire maggior controllo sull’infrastruttura, vicinanza geografica e sociale e maggior trasparenza, o sceglieva un cloud pubblico, per la maggior efficienza e innovazione che uno hyperscaler poteva offrire grazie alla sua scala mondiale.

Oggi questa contrapposizione è in buona parte superata: un MSP aiuta i propri clienti anche a gestire soluzioni in cloud pubblico, che conosce di norma molto meglio, o a valutare quali infrastrutture e servizi digitali gestire in cloud pubblico e quali no. È interessante che in questo caso per il cliente l’MSP sia un interlocutore particolarmente affidabile, rispetto a un consulente terzo, perché dovrà sostenere direttamente i costi sia dei servizi cloud pubblici, sia della propria infrastruttura cloud privata.

Per questo i fornitori di servizi gestiti propongono strumenti di visibilità, gestione e acquisto omogenei tra servizi in cloud pubblico e privato, mentre gli hyperscaler trattano gli MSP come partner, capaci di aiutare i clienti comuni a portare e mantenere sul cloud pubblico servizi che altrimenti rimarrebbero gestiti in autonomia dal cliente.
Sostanzialmente, hyperscaler e MSP sono operatori in parte complementari e in parte alternativi in uno stesso mercato, quello dei servizi infrastrutturali digitali; il loro rapporto di coopetizione aumenta il numero e la flessibilità delle offerte a disposizione dei clienti grandi e piccoli e va quindi a beneficio di tutti gli operatori.

Gli erogatori di servizi gestiti come abilitatori del nuovo cloud ibrido per tutti

Come abbiamo affermato nel primo articolo di questa serie, la disponibilità in Italia di regioni cloud nazionali di tutti i principali hyperscaler porterà a una nuova ondata di adozione del cloud ibrido e pubblico da parte di organizzazioni pubbliche e private che fino ad oggi avevano preferito aspettare e continuare ad erogare i propri servizi digitali tramite infrastrutture proprie.

Molte di queste organizzazioni, soprattutto tra quelle medie e grandi, sceglieranno di collaborare direttamente con uno o più hyperscaler, magari con l’aiuto di un system integrator già esperto di cloud pubblico. Moltissime, in particolare le più piccole (pensiamo a ciascuno di noi come utente privato di servizi digitali) sceglieranno soprattutto servizi SaaS, da quelli per grandissime e medie imprese come quelli Dynamics di Microsoft, Oracle, SAP, Salesforce e tanti altri, a quelli erogati da fornitori specializzati per settore PMI (ordini professionali, piccoli comuni, scuole, biblioteche, condominii…): tutte soluzioni che direttamente o indirettamente si appoggiano sui servizi degli hyperscaler. In fondo, chiunque usi una app sul suo telefono, indirettamente o direttamente sta usando un cloud pubblico!

In ogni caso, ancora per molti anni le organizzazioni grandi e medie avranno esigenze complesse, spesso normative, che consiglieranno o imporranno anche l’uso di un cloud privato, mentre per le piccole e piccolissime saranno i loro fornitori di servizi SaaS o cloud pubblici ad inserire componenti di cloud privato nelle proprie architetture, sotto la pressione delle normative, del mercato o di necessità di evoluzione anche profonda del cloud, come quelle prospettate da associazioni e gruppi di pressione come Gaia-X, descritta più oltre.

In tutti questi casi, gli erogatori di servizi gestiti infrastrutturali saranno abilitatori fondamentali: sia per definire e far evolvere nel tempo il bilanciamento di una soluzione complessa tra cloud pubblico e privato, sia e soprattutto per gestire al meglio, molto meglio di quanto la grandissima maggioranza delle organizzazioni anche grandi possa e voglia fare in proprio, l’infrastruttura tecnologica risultante: sia la componente in cloud privato, di proprietà dei clienti o degli MSP stessi, sia quella in cloud pubblico, e tanto più l’integrazione delle due.

Per questo gli operatori di servizi gestiti sono e rimarranno fondamentali per permettere a tutti noi e alle nostre organizzazioni di usare con efficacia e sicurezza il cloud, e per questo la collaborazione finalmente sviluppatasi tra MSP e hyperscaler è destinata a durare a lungo e ad espandersi ancora, abilitando scenari nuovi che porteranno la seconda era del cloud, che oggi si sta aprendo, a piena maturazione.

Alcuni casi concreti di come partner di diverso tipo collaborano con gli hyperscaler

Continuiamo la rassegna, avviata nel primo articolo e sviluppata nel secondo, terzo e quarto articolo di questa serie: approfondimenti su partner che collaborano con uno o più hyperscaler per offrire ai propri clienti i migliori servizi cloud possibili. Molti di quelli proposti qui sono fornitori di servizi gestiti, o si affidano ad un MSP quando offrono ai propri clienti un servizio cloud ibrido.

CoreView

CoreView è un fornitore di software SaaS dedicato alla piattaforma Microsoft di collaborazione: Microsoft 365 e le sue componenti on premise. Le sue soluzioni permettono la gestione di ambienti anche molto complessi con massima granularità e semplicità, in particolare:

  • Delega amministrativa: CoreView permette di segmentare il proprio tenant in sottotenant virtuali e assegnare a team diversi la gestione di questi ambienti distinti
  • Automazione dei task amministrativi anche complessi e scaglionati su settimane o mesi – si pensi al cambio delle abilitazioni di un collaboratore che passi dal marketing alle vendite, o all’eliminazione di tutti gli accessi alle risorse aziendali per chi dà le dimissioni.
  • Controllo di conformità (compliance) continuo: con CoreView si può verificare automaticamente anche più volte al giorno che tutte le risorse siano configurate correttamente (dai permessi per le varie risorse come gruppi, caselle e Teams, all’autenticazione a due fattori) e, volendo, correggere le discrepanze. Questo permette ai tecnici di sicurezza di concentrarsi su attività più complesse.

Come spesso accade in questi casi, è lo stesso hyperscaler a collaborare con alcuni dei fornitori indipendenti che sviluppano servizi a complemento dei suoi, incoraggiandoli e sostenendoli anche con anticipazioni sull’evoluzione della propria piattaforma e l’accesso ad ambienti di collaudo dove le nuove funzioni della piattaforma sono disponibili prima che ai clienti, così che il fornitore di software può collaudare le proprie. La peculiarità nel caso di CoreView è che nacque in Italia, nel 2014, e costruì a partire dal nostro paese la collaborazione con Microsoft grazie anche alla quale è diventata un operatore mondiale, che dichiara più di 10 milioni di utenti gestiti, 40 partner e centinaia di clienti in più di 100 paesi, dal Canada all’Australia. In ognuno di questi paesi e in molti altri, CoreView è in grado di realizzare progetti e servire clienti in autonomia, preferendo però sviluppare collaborazioni con partner di system integration, meglio radicati sul mercato locale, che infatti rappresentano la grande maggioranza del portafoglio di partner CoreView.

Per quanto riguarda la collaborazione sulle regioni nazionali in particolare, le soluzioni di CoreView oggi sono attive in cinque regioni cloud Microsoft: dall’Unione Europea all’Australia passando per il Canada, e due regioni negli Stati Uniti: una per le imprese private e una dedicata al governo federale.
In Italia, CoreView ha naturalmente aderito alla Ambizione Italia Cloud Region Partner Alliance. Con i suoi partner globali e locali è pronta ad aiutare clienti internazionali ed italiani ad aprire ambienti nella regione ItalyNorth da settembre 2023, quando questa offre il servizio Microsoft 365. Come Microsoft e l’intero ecosistema italiano, CoreView si aspetta che questa possibilità sarà particolarmente interessante per chi oggi usa le applicazioni di collaborazione ancora su infrastrutture locali, proprie o di outsourcer specializzati.

Anche CoreView, come molti ISV con soluzioni fortemente ingegnerizzate e votate all’efficienza, è attenta all’esigenza descritta nell’articolo di questa serie dedicato agli ISV: avere nella nuova regione, al momento del lancio della propria soluzione, un numero di utenti abbastanza elevato che i costi siano confrontabili con quelli oggi offerti nell’altra regione europea, magari proprio un primo grande cliente oggi ancora on premise.

ELMEC Informatica

Elmec Informatica fornisce soprattutto servizi gestiti in tre ambiti: Infrastructure Technologies, Digital Workplace e Cyber Security. Accompagna le imprese, dai grandi marchi nazionali, alle eccellenze del territorio dov’è radicata – il Nordovest italiano – nell’importante processo di Trasformazione Digitale.
Le porte del loro Campus Tecnologico a pochi chilometri da Milano, sono state aperte a imprenditori e professionisti interessati alle soluzioni IT che sviluppano. Conta 730 dipendenti, di cui oltre 450 tecnici certificati, che lavorano in team multidisciplinari con lo scopo di sviluppare ed erogare servizi con copertura in 100 paesi nel mondo. (Consigliamo personalmente una visita al loro Campus e al loro Data Center certificato TIER IV, per cogliere sia la storia, con radici antiche nell’informatica italiana, sia l’attenzione all’innovazione e alla qualità della vita delle persone).

Per un operatore come Elmec Informatica, che ha sempre investito in infrastrutture di proprietà, la collaborazione con gli hyperscaler è una scelta consapevole, forse all’inizio controintuitiva, che mira a valorizzare le proprie competenze già quando un cliente sta analizzando e pianificando il percorso verso il cloud. Già in questa fase Elmec può assumere un ruolo consulenziale ed aiutare a scegliere la miglior collocazione per ogni applicazione tra infrastrutture del cliente stesso, infrastrutture di Elmec e cloud pubblico. (Ci dicono: “cloud best, più che cloud first!”) Oggi collaborano principalmente con gli hyperscaler per i quali trovano la massima richiesta del loro mercato: AWS e Microsoft; Alibaba per i clienti che hanno bisogno di attestare in Cina i propri servizi digitali.

La collaborazione si sviluppa in due ambiti complementari: uno tecnico, di innovazione delle soluzioni di gestione Elmec e qualificazione della miglior proposta tecnica possibile cliente per cliente, e uno commerciale, di proposta congiunta al mercato e ai clienti delle soluzioni di Elmec più adatte che si basano su quelle di ciascuno hyperscaler.

Il valore aggiunto per i clienti – e per gli stessi hyperscaler – è che Elmec e i clienti stessi usano un unico pannello di controllo e un unico insieme di processi per governare e gestire risorse sulle tre infrastrutture: quella del cliente, quella Elmec e quella del cloud pubblico. Questo permette di schermare la complessità delle procedure di gestione, in particolare quando la scelta di dove collocare una certa applicazione cambia all’evolversi delle esigenze e dei costi. Al di sotto di questo pannello, gli strumenti di automazione, che Elmec stessa sviluppa e costituiscono la base della sua differenziazione, integrano quelli dei fornitori di cloud pubblico e dei molti altri partner tecnologici strategici di Elmec.
In più, hyperscaler e cliente possono scegliere di affidarsi per la trasformazione al cloud ad un operatore che conosce molto bene e potrà poi erogare i servizi di gestione a lungo termine, che nella nuova fase del cloud descritta in questa serie di articoli, sono in molti casi ancora più critici del progetto di transizione per il successo complessivo.

L’offerta di Elmec Informatica prevede naturalmente anche le regioni italiane degli hyperscaler, quando il cliente lo richiede. Data la capacità di Elmec di servire un centinaio di paesi con risorse qualificate proprie – e i livelli di servizio dell’infrastruttura Elmec in Italia – è più frequente che i suoi clienti si rivolgano al cloud pubblico per i propri servizi internazionali e globali che per quelli nazionali.

Engineering

Engineering, la “Digital Transformation Company”, è da decenni uno dei principali system integrator e operatori di servizi gestiti del nostro mercato. Con una forte identità italiana (più di 40 sedi) e in espansione all’estero, abilita e velocizza i processi di digitalizzazione delle aziende e delle pubbliche amministrazioni.

La sua offerta cloud, rivolta in particolare alle organizzazioni più grandi ed ambiziose, si concentra su soluzioni ibride e multicloud, abilitate da processi di gestione specifici, fortemente automatizzati.

Altrettanto profonda è l’attenzione di Engineering alle partnership con i principali fornitori di soluzioni software e hardware, per sviluppare una gamma completa di servizi a valore aggiunto e offrire ai clienti soluzioni di avanguardia.

Tra gli hyperscaler, Engineering collabora in particolare con AWS, Microsoft, Google, Oracle e SAP.

Un esempio di soluzione completamente basata sui cloud di diversi hyperscaler è la Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT), realizzata e gestita da Engineering in RTI con Almaviva, per governare e monitorare i processi di telemedicina delle diverse regioni italiane raccordandosi con gli ecosistemi digitali specifici di ogni Regione (Infrastruttura Regionale di Telemedicina) e valorizzandone gli investimenti già attuati o programmati.

La collaborazione con AWS, di cui Engineering è Advanced Consulting Partner, offre servizi a valore aggiunto, in particolare per la migrazione al cloud e la modernizzazione verso il cloud nativo delle applicazioni dei clienti tramite Migration Acceleration Program, SAP on AWS, Windows on AWS, AWS Managed Services e altri ancora, e arriva a proporre in SaaS sul cloud AWS alcune delle principali soluzioni pacchettizzate che Engineering offre ai clienti.

Un esempio recente e strategico è la fornitura di risorse cloud AWS alle pubbliche amministrazioni italiane tramite l’Accordo Quadro ‘Cloud IaaS e PaaS’ Lotto 1 CONSIP, in collaborazione con Almaviva. Grazie a questo accordo le pubbliche amministrazioni possono acquisire sia risorse IaaS, sia risorse PaaS di middleware utilizzabili come base per i propri sviluppi, in modalità self-service, tramite un Cloud Management Platform e con l’aiuto di uno strumento di gestione dei consumi e dei costi.

Engineering è Advantage Partner di Google, e Premier partner con Infrastructure Google Cloud Specialization in America Latina. La collaborazione si concentra naturalmente su offerte e soluzioni innovative per abilitare la trasformazione digitale dei clienti.

Con Microsoft, Engineering vanta una relazione più che ventennale che si estende a tutti i settori di mercato e a tutti i componenti della piattaforma: Azure, Dynamics, Microsoft 365 e Power Platform. Ha già acquisito tre delle nuove certificazioni “Solution Designation”: Data & AI, Digital & App Innovation e Infrastructure, e stanno conseguendo le altre. I principali servizi a valore aggiunto Engineering su questa piattaforma riguardano Data Governance, Digital Workplace, evoluzione delle applicazioni e Cloud Integration.

Sul cloud, Engineering integra Microsoft Azure in servizi ibridi erogati sia con la propria rete di data centre, sia con quelli dei clienti. È membro fondatore di Ambizione Italia Cloud Region Partner Alliance, dedicata allo sviluppo della regione cloud italiana. Un esempio di progetto su Azure è il miglioramento dell’esperienza cliente nelle migliaia di uffici sul territorio di un grande operatore nazionale di logistica, servizi finanziari, assicurativi, di pagamento e telefonia mobile. L’obiettivo era di ridurre e uniformare i tempi di attesa prevedendo i carichi di lavoro in funzione di fattori giornalieri e stagionali e ottimizzando l’assegnazione degli addetti.

Per Oracle, Engineering è Partner Network Member, offre servizi cloud end-to-end e buone pratiche di migrazione, in particolare negli ambiti applicativi di ERP, EPM e HCM. Grazie anche ad alcuni business partner, copre la quasi totalità del portafoglio di soluzioni Oracle, con competenze applicative, di processo, tecnologiche e infrastrutturali.

In ambito cloud, Engineering usa le tecnologie OCI per l’implementazione di alcuni dei suoi principali prodotti, tra cui Net@Suite, piattaforma per modelli di pagamento innovativi per le utilities, e Grace, che comprende applicazioni Governance, Risk, Regulatory e Compliance per le banche.

Per SAP, Engineering è Gold Partner. Applica le proprie metodologie, anche agili, e la conoscenza dei processi dei diversi settori verticali all’adozione di S/4HANA e all’evoluzione di soluzioni ERP, integrate con soluzioni verticali di mercato, sviluppate anche come Platform as a Service.

Con loro, Engineering è integratore di assoluto riferimento nel mondo Oil & Gas con forti competenze di abilitazione dei processi digitali nella filiera del downstream.

In un altro esempio, con le soluzioni SAP Sales Cloud Engineering ha ottimizzato l’acquisizione di lead commerciali da diversi punti del processo di Customer Journey e la loro qualificazione come opportunità, per un cliente manifatturiero italiano ed europeo del settore farmaceutico. Dal progetto è stata poi ricavata una soluzione per semplificare i processi di vendita delle aziende farmaceutiche.

Gaia-X

Gaia-X è un’associazione di operatori dell’ecosistema cloud che sta costruendo un’infrastruttura federata e sicura per sviluppare servizi cloud trasparenti, aperti per costruzione a verifiche esterne su come usano i dati. Questo permetterà di sviluppare un mercato dei dati basato su rapporti di fiducia tra gli operatori. Ciascuno dei progetti faro che Gaia-X ha avviato costituisce una comunità per la condivisione di dati in maniera aperta, sicura, tracciabile, dove scambiarli anche a pagamento nella fiducia che verranno usati solo nel modo concordato – in particolare sapendo sempre dove i dati vengono conservati e chi vi potrà avere accesso, cioè mantenendo un alto livello di sovranità sui dati.

Dell’associazione fanno parte imprese che producono e consumano dati, in particolare operatori di telecomunicazioni e servizi di rete, e anche gli hyperscaler principali, ciascuno con il limite di un partecipante per gruppo di lavoro in modo da contenere le disuguaglianze tra imprese di dimensioni diverse. Ognuno di questi operatori può contribuire sia alla progettazione e alla realizzazione di questi servizi digitali trasparenti e verificabili, sia alla fornitura e al consumo dei dati che questi servizi metteranno a disposizione.

“L’AISBL” (associazione internazionale senza scopo di lucro) “è internazionale per statuto e aperta a membri di qualsiasi paese”, ha dichiarato Francesco Bonfiglio, amministratore delegato. “L’iniziativa Gaia-X è inclusiva. Ha l’obiettivo di definire un insieme comune di regole per il mercato europeo, e di tecnologie per verificarle, con cui garantire che tutti gli operatori europei e non siano trasparenti, controllabili e interoperabili.
Il framework Gaia-X si basa su valori europei come la libertà, l’apertura e l’equità dei mercati, e la centralità dell’essere umano. Questi valori sono comuni anche a molte democrazie fuori dall’Europa, e il framework si può adattare per soddisfare esigenze e peculiarità di ambiti legislativi e regolamentari diversi. Ecco perché anche paesi fuori dal diritto europeo possono adattarlo e adottarlo.”
“Il fatto che partecipino diversi membri extraeuropei”, chiarisce Bonfiglio, “e in particolare i più grandi hyperscaler americani, dimostra concretamente che la fiducia non si può basare sulle regole proprietarie di un’unica azienda, ma va condivisa dalla maggioranza. Tutti vogliono lavorare con l’Europa, e tutti riconoscono che Gaia-X può diventare uno standard de facto per la fiducia in Europa.
L’unica imitazione per i membri esterni all’UE è che non possono avere un posto nel Consiglio Direttivo, per garantire che i principi e i valori fondanti di Gaia-X non vengano diluiti o negati da conflitti di interesse di business o legislativi.”

L’associazione, costituita ufficialmente nel 2021, prevede di consegnare alla fine del 2023 i primi servizi in produzione, che si affiancheranno che oggi forniti hyperscaler e tanti altri operatori del mercato forniscono. I servizi conformi agli standard dell’associazione permetteranno ad ogni fornitore e consumatore di dati di scegliere caso per caso tra le soluzioni più trasparenti su infrastruttura aperta e federata, e i servizi cloud centralizzati che conosciamo oggi. I servizi odierni, secondo Gaia-X e i suoi membri, hanno privilegiato efficienza, efficacia e magari ricchezza di funzionalità rispetto alla trasparenza, relegando eventuali informazioni su come i dati vengono usati e condivisi a dichiarazioni o contratti legali difficili da capire e soprattutto impossibili da verificare con strumenti tecnologici aperti.

Al di là dell’obiettivo principale, abilitare un interscambio di dati gratuito e a pagamento, che oggi è poco sviluppato per mancanza di conoscenza e fiducia su come vengono effettivamente usati e condivisi, Gaia-X si aspetta che da questa nuova categoria di servizi in cloud, offerti su un’architettura federata e decentrata, si sviluppino architetture cloud altrettanto decentrate e meglio capaci di quelle attuali di gestire e valorizzare l’enorme produzione di dati al margine (“edge”) del cloud, in tutti i dispositivi e sensori che è difficile integrare nelle architetture cloud odierne. Le nuove architetture, per esempio, potranno permettere nuove soluzioni di cloud sovrano in cui la sovranità sui dati non dipende più dalla separazione fisica tra l’ambiente sovrano e il cloud pubblico, superando la tensione tra innovazione e sovranità.

Infocert

Infocert è il più grande operatore europeo di servizi fiduciari a norma eIDAS, un’eccellenza del made in Italy digitale presente in oltre 60 paesi. Offre ai cittadini e soprattutto alle imprese e OA servizi digitali fiduciari (“Trusted Services”) basati sulla certificazione dell’identità e delle transazioni, come ad esempio la firma digitale, la posta elettronica certificata e il suo equivalente europeo Registered Electronic Mail (REM), o l’onboarding digitale (attivazione di servizi online) di nuovi clienti.

Nel contesto di questa serie di articoli è particolarmente significativa perché ha compiuto anni fa una scelta strategica di portare su cloud pubblico in maniera nativa le proprie applicazioni. In più, dal momento che molti suoi clienti valutano con particolare cautela le soluzioni cloud per servizi così delicati, ha preferito usare le regioni cloud italiane fin dall’inizio della loro disponibilità.

Oggi Infocert ha una versione nativa cloud di ciascuno dei servizi che offre ai propri clienti, e mira a portare progressivamente tutti i propri clienti ad adottarla, completando così in prospettiva il passaggio al cloud pubblico.
L’unica eccezione sono i servizi di Certification Authority, per la gestione delle chiavi digitali, che il regolatore italiano richiede di compiere in aree particolarmente protette anche fisicamente (“bunker”) di data centre sotto il pieno controllo dell’operatore di servizi fiduciari stesso. In attesa che il regolatore, l’Agenzia per l’Italia Digitale, aggiorni i propri requisiti prevedendo anche architetture in cloud pubblico opportunamente protette, Infocert li eroga naturalmente a partire dal proprio data centre.

Per quanto riguarda la collaborazione con gli hyperscaler, Infocert iniziò a lavorare con Amazon Web Services quando questo era l’unico a offrire una regione italiana. La collaborazione si è concentrata sugli aspetti tecnici: quali dei servizi nativi AWS via via disponibili usare per le esigenze di ciascuna delle applicazioni che Infocert migrava, sempre con l’obiettivo che le applicazioni cloud risultanti fossero pienamente native e quindi godessero al meglio dei servizi del cloud. Di questa collaborazione intensa ed efficace Infocert si considera pienamente soddisfatta, anche nella risoluzione di esigenze particolari dei singoli clienti progressivamente migrati al cloud. Per quanto riguarda le attività commerciali, d’altra parte, Infocert ha scelto di procedere in autonomia, indipendentemente da qualsiasi contributo dello hyperscaler.

Recentemente, con la disponibilità delle regioni italiane di Google e poi di Microsoft, Infocert ha iniziato a valutare l’opportunità di diversificare il proprio parco di fornitori di servizi di cloud pubblico. Uno degli aspetti più interessanti è la possibilità di usare nei propri data centre macchine gestite come se fossero nel cloud pubblico, permettendo di gestire in maniera ibrida situazioni cliente che lo richiedessero, pur mantenendo pienamente cloud la gestione dell’intera infrastruttura. Le soluzioni degli hyperscaler per questo hanno caratteristiche abbastanza diverse da rendere utile valutarne più di uno.

TD SYNNEX

TD SYNNEX è uno dei più grandi distributori di tecnologie del mondo, tra i pochi che in Italia possono distribuire le soluzioni Microsoft, e l’unico a offrire tutti e tre gli hyperscaler principali: AWS, Google Cloud e Microsoft.

In quanto distributore, lavora direttamente con gli hyperscaler e con tutti gli operatori del canale anche al di là dei servizi gestiti. Per i servizi gestiti, tutti i distributori svolgono due ruoli particolarmente importanti:

  • Condividono gli oneri finanziari: nei primi mesi o anni di durata di un contratto a lungo termine, il fornitore di servizi gestiti affronta costi di avvio e investimenti iniziali che recupererà successivamente. Molti distributori possono aiutare i loro clienti a finanziare questi esborsi ridistribuendo gli oneri relativi su tutta la durata del contratto.
  • Semplificano la gestione dei fornitori: un grande contratto di servizi gestiti può coinvolgere decine, anche centinaia di fornitori, ciascuno con le proprie condizioni contrattuali, tipicamente molto diverse da quelle che il fornitore e il cliente di un servizio gestito concordano. I distributori si fanno carico di tutte queste differenze negoziando con l’erogatore del servizio gestito un insieme omogeneo di condizioni contrattuali per tutte le forniture, oltre naturalmente a gestire per suo conto l’operatività complessa e diversificata della interazione con ciascuno dei fornitori.

L’importanza dei distributori nella nuova ondata di migrazione al cloud che le regioni nazionali stanno abilitando deriva dal fatto che lavorano quotidianamente con migliaia di piccole e medie imprese tecnologiche, ed è proprio a queste che si rivolgeranno le centinaia di migliaia di piccole e medie imprese italiane che fino ad ora hanno usato il cloud solo il minimo indispensabile, a volte per nulla. Sono in gran parte i distributori ad occuparsi della formazione e abilitazione di questi piccoli system integrator su tecnologie nuove per il loro mercato, come appunto il cloud pubblico.

TD SYNNEX ha aderito all’alleanza Microsoft per lo sviluppo della sua regione cloud italiana. Già all’inizio di luglio ha quindi coinvolto i responsabili Microsoft per la regione ItalyNorth in una sessione di presentazione ai propri partner. Oltre ai benefici della regione italiana, e all’accelerazione che questa imprimerà nella domanda di servizi cloud dei loro clienti, TD SYNNEX ha presentato i servizi che offre ai partner che vogliono avviare o espandere questa nuova area di business:

  • Supporto alla costruzione di team di esperti
  • Formazione e certificazione sul cloud Microsoft
  • Supporto tecnico pre- e post-vendita, anche nei progetti con i clienti finali
  • Cloud Management Platform per semplificare sia gli aspetti amministrativi, sia quelli di controllo e sicurezza, attraverso funzionalità di automazione
  • Assistenza nell’accesso alle risorse di Microsoft e dell’ecosistema
  • Aiuto a sviluppare la domanda con campagne di marketing

Immediatamente dopo l’annuncio della regione cloud ItalyNorth ad inizio giugno, TD SYNNEX aveva già iniziato a valutare con i Partner e Microsoft la possibilità di implementare fin da subito nuovi progetti su questa regione, prima ancora che i suoi servizi vengano resi disponibili a tutto l’ecosistema di clienti e partner Microsoft.

Con la progressiva messa a disposizione dei servizi da parte di Microsoft (a partire dalla piattaforma Azure, seguita dai servizi Modern Workplace e Business Applications) TD SYNNEX propone altre iniziative per accelerare l’adozione dei servizi cloud da parte dei clienti, in particolare le piccole e medie imprese, per renderle più competitive, flessibili e innovative, raggiungendo quella capillarità sul territorio che un mercato di servizi informatici come quello italiano richiede per accompagnare al cloud la grande maggioranza delle piccole e medie imprese italiane, private e pubbliche.

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