“Quello che è positivo di Open Fiber e del suo modello all’ingrosso è che ha determinato meccanismi di costruzione delle reti che stimolano la concorrenza e che porteranno a una accelerazione”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani, in una recente audizione alla Camera dei Deputati.
Una rete adeguata alle esigenze del Paese
Negli ultimi 19 mesi, da quando cioè ha iniziato ad operare, l’attività industriale di Open Fiber ha accelerato, toccando circa 100 città delle cosiddette aree di mercato e superando la soglia dei 300 comuni nelle zone del territorio italiano definite non a caso “a fallimento di mercato” in cui la disponibilità di una infrastruttura moderna di comunicazione è il presupposto di ogni processo di digitalizzazione e innovazione. Il combinato delle attività di Open Fiber sulle diverse aree del Paese, sia con i fondi pubblici del piano banda ultralarga di Stato sia con il suo piano con fondi privati, è una delle principali speranze su cui l’Italia può poggiare nella lotta al digital divide. Ossia per dare al Paese una rete adeguata alle esigenze della società e dell’economia nel futuro prossimo.
Secondo gli ultimi dati Agcom, che utilizzano una metodologia puntuale di calcolo (su base censuaria), a giugno 2018, il 6,64 per cento della popolazione italiana non ha accesso banda larga, mentre il 2,21 per cento arriva a malapena a 2 Megabit. Il 66,5 per cento può avere connessioni da 30 Megabit o superiori. I veri fortunati, quelli con accesso fibra ottica con capacità tra i 500 e i 1000 Mbps sono il 9,35 per cento. L’orientamento europeo è quello di promuovere l’utilizzo della metodologia puntuale che, analizzando lo stato della connettività sul singolo punto terminale raggiunto dalla rete, fornisce un dato più preciso rispetto a quello, sovrastimato, ottenuto finora con la modalità basata su dati aggregati.
Come evidenziato dal Direttore Regolamentazione di Open Fiber, Francesco Nonno, solo una rete integralmente in fibra ed in modalità FTTH può garantire prestazioni avanzate per le esigenze che oggi sono sempre più chiaramente avvertite ma che domani diverranno ineludibili: intelligenza artificiale, realtà virtuale, oggetti connessi, e-governance, robotica sono tecnologie e processi che non possono prescindere dall’evoluzione dal Megabit al Gigabit. Open Fiber sta sviluppando una rete interamente in fibra ottica che permetterà di muoversi agevolmente nel territorio delle nuove tecnologie, con bassa latenza e maggiore sicurezza.
La differenza tra rete tutta in fibra e altre infrastrutture
La differenza tra la rete completamente in fibra ottica e altre infrastrutture esistenti viene anche sottolineata dall’Agcom che recentemente ha voluto fare chiarezza sul tema. L’Autorità garante ha raccolto l’input del legislatore per disciplinare l’uso spesso improprio che veniva fatto del termine “fibra” nei messaggi pubblicitari, nelle comunicazioni commerciali e contrattuali. È stato quindi stabilito che il termine “fibra” potrà essere utilizzato solamente da chi ha un’infrastruttura costituita esclusivamente da una rete di accesso in fibra. Agcom ha individuato una sorta di bollino di qualità che garantirà chi acquista un servizio davvero in fibra.
Il bollino rosso contraddistinguerà quelle che sono le reti completamente in rame che hanno prestazioni ridotte in termini di rapidità e latenza. Con il bollino giallo si segnala la tecnologia mista in cui viene utilizzato sia il rame che la fibra, ovvero in tutti i casi in cui il tratto finale della rete, fino alle case, e coperto dal rame. Nelle reti miste la qualità del segnale è migliore rispetto alle reti in rame ma resta comunque limitata in termini di velocità e latenza.
La promozione di una rete completamente in fibra, come quella di Open Fiber, che è lo stato dell’arte dell’infrastruttura di comunicazione e garantisce fino ad 1 Gbps, potrà essere effettuata dai suoi partner commerciali con il bollino verde. Per quanto riguarda la tecnologia FWA (Fixed Wireless Access) – che permette ad Open Fiber di raggiungere case sparse utilizzando ponti radio – l’Agcom ha stabilito l’utilizzo del bollino giallo con la dicitura “fibra misto radio”.
L’infrastruttura Open Fiber
L’infrastruttura Open Fiber, presente sia nelle aree a successo di mercato (i cosiddetti “clusters A e B” dove si trova circa il 60% della popolazione italiana) dove l’azienda sta investendo circa 4 miliardi di euro, sia nelle aree cosiddette a fallimento di mercato (i cluster C e D, con Open Fiber che opera come concessionario Infratel) si sta sviluppando in questi giorni.
Nei cluster A e B sono state cablate più di 3 milioni di abitazioni e un’impennata rilevante si è registrata anche nei cluster C e D con ad oggi 314 Comuni oggetto di interventi. Qui il piano 2018 ne prevede 850 cablati. Nel 2020, il totale previsto è di circa 19 milioni di unità immobiliari coperte. In Italia a cablare in fibra ci sono anche Tim e Fastweb – con la joint venture FlashFiber – ma con un focus minore sull’FTTH (5 milioni di unità previste al 2020, qui comprese anche i 2,7 della rete storica Fastweb).
Altro dato di interesse è quello della ricaduta occupazionale: ad oggi sono circa 8 mila le persone impiegate sui cantieri Open Fiber in tutta Italia. Numero destinato a crescere ulteriormente e che definisce le dimensioni di uno dei più rilevanti progetti infrastrutturali degli ultimi anni.
Spiega ancora Nonno che l’efficienza della rete di Open Fiber si traduce anche in una migliore costumer experience con clienti che viaggiano ad una velocità raramente vista in Italia, come certificato dagli speed test. Le lunghe attese per scaricare video e i tempi biblici per caricare un file da condividere sul lavoro sono, insomma, destinati a finire e si ridurrà drasticamente il gap tra le nostre prestazioni e quelle degli altri paesi europei.
Le implicazioni del progetto di Open Fiber sono molteplici: certamente per la dimensione di abilitatore della rivoluzione digitale, di maggiore competitività e produttività ma anche in termini socioculturali, per gli effetti di maggiore inclusione di comunità e aree che sono oggi economicamente marginali nel processo economico.
La scorsa settimana Open Fiber ha ricevuto l’approvazione da parte della Banca Europea degli Investimenti (BEI) alla partecipazione per 350 milioni di euro al financing del progetto. Era l’ultima delle condizioni previste dalla banche capofila per il lancio di un’operazione che ammonta complessivamente a 3,5 miliardi di euro e che rappresenta una delle maggiori iniziative di questo tipo a livello europeo. La decisione della BEI è un’importante conferma della validità del piano industriale di Open Fiber e del modello “wholesale-only” (operatore all’ingrosso che non vende servizi al cliente finale) che ha già ottenuto un riconoscimento nella bozza di codice UE per le TLC come il più adatto ad assicurare un’accelerazione degli investimenti nelle reti di nuova generazione, garantendo assoluta parità di trattamento fra tutti gli operatori.
L’articolo è parte di un progetto di comunicazione editoriale che Agendadigitale.eu sta sviluppando con il partner Open Fiber