Nel percorso di semplificazione finalizzato ad accelerare la realizzazione delle reti ultraveloci si registrano ancora, soprattutto a livello locale, molte stratificazioni normative, regolamenti comunali anacronistici, inadeguati e non omogenei che ritardano la trasformazione digitale, aggravando i divari tra le aree.
Eppure, la parola chiave dovrebbe essere semplificare. Perché semplificare fa lavorare meglio le imprese, aumenta la qualità dei servizi ai cittadini, supporta lo sviluppo dei territori. Semplificare è la parola chiave alla base di un Paese che possa dirsi moderno. Un sistema troppo burocratizzato non solo è un ostacolo a qualsiasi tipo di sviluppo, ma comporta anche molti oneri amministrativi, costi più elevati per imprese e cittadini e sovraccarico delle amministrazioni.
Reti ultraveloci: dov’è la semplificazione?
Il mondo è cambiato ma molti regolamenti comunali sono vecchi di dieci e più anni e non sono stati adeguati alla normativa nazionale che disciplina l’iter autorizzativo per gli impianti di telecomunicazioni, ovvero il Codice delle Comunicazioni Elettroniche. Peraltro, assistiamo quasi increduli addirittura a nuovi Regolamenti in via di approvazione in netto o totale contrasto con quanto previsto dal Codice. Il mancato adeguamento è anacronistico perché va nella direzione opposta alla necessità di dare una risposta alla grande richiesta di connettività che c’è stata negli ultimi anni da parte dei cittadini e delle imprese. Ci sono ancora migliaia di regolamenti comunali che prevedono la localizzazione degli impianti solo in alcune porzioni di territorio, tipicamente aree sportive e cimiteriali, spesso distanti dal centro abitato, ovvero quelle che necessitano di copertura mobile. Un’impostazione contrastante con le esigenze di digitalizzazione della Strategia BUL del Governo e di quanto previsto dal bando 5G densificazione del PNRR, che invece definisce punti ben precisi delle aree bianche (pixel), non modificabili, dove andare a installare il nuovo impianto in grado di fornire la copertura di rete mobile 5G e risolvere così il digital divide.
I tentativi di abbattere la burocrazia
Governo e Parlamento sono ripetutamente intervenuti nel tentativo di introdurre strumenti di semplificazione normativa in grado di agevolare il dispiegamento delle reti a banda ultra-larga. Il Decreto Semplificazioni bis è andato ad incidere fortemente sulla procedura autorizzativa: ha previsto, ad esempio, in capo al responsabile del procedimento, un obbligo di convocazione entro cinque giorni lavorativi dalla presentazione dell’istanza di una conferenza di servizi, nel caso in cui l’installazione dell’infrastruttura sia subordinata all’acquisizione di uno o più provvedimenti, determinazioni, pareri, intese, concerti, nulla osta o altri atti di concessione, autorizzazione o assenso, da adottare a conclusione di distinti procedimenti di competenza di diverse amministrazioni o enti, inclusi i gestori di beni o servizi pubblici. Inoltre, il DL PNRR ter ha ridotto la formazione del silenzio assenso da 90 a 60 giorni dalla presentazione di un’istanza di autorizzazione.
Il ruolo cruciale degli enti locali
In quest’ottica è fondamentale che le rilevanti semplificazioni adottate a livello nazionale vengano recepite appieno a livello locale, al fine di evitare ritardi nella realizzazione delle infrastrutture previste dal PNRR. È necessario che gli Enti locali comprendano il valore delle infrastrutture digitali, spesso ancora pensate come un problema. Si tratta di superare la cultura del “NIMBY – Not in my backyard” per abbracciare quella del “PIMBY – Please in my backyard”, accogliendo le infrastrutture digitali come fonte di sviluppo tecnologico, economico e sociale.
Tale mancata ottemperanza è molto spesso correlata al fatto che i Comuni interessati sono mediamente molto piccoli, quindi con personale amministrativo carente e spesso senza il know how necessario, più che al fatto che di non essere inclini ad assecondare la trasformazione digitale dei territori. È necessario un vero e proprio percorso di sensibilizzazione che deve partire dai piccoli Comuni. In Italia, infatti, il 70% dei centri abitati è sotto i 5mila abitanti (70% dei totali), e quasi l’85% è sotto i 10mila. Spesso, anche per carenza di personale, manca nei Comuni quel know-how necessario per assecondare e velocizzare la trasformazione digitale dei territori.
I comuni, soprattutto quelli più piccoli, vanno quindi innanzitutto supportati, attraverso una corretta informazione, che possa far comprendere il vero valore delle infrastrutture digitali per il loro territorio.
I protocolli d’intesa per accelerare la realizzazione delle reti
In questa direzione va l’impegno di INWIT, principale tower operator italiano, nel rappresentare il valore delle infrastrutture digitali, a supporto degli operatori nella trasformazione digitale, sociale ed industriale del Paese, anche attraverso la stretta collaborazione con le Istituzioni e con le Associazioni rappresentative delle comunità locali. A testimonianza di questo nostro impegno è stata siglata una convenzione declinata in protocolli d’intesa, tra i quali Piano Italia 5G, con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e Infratel Italia, per diffondere e uniformare presso le amministrazioni locali tutte le modifiche e le opportunità di semplificazione normative che sono state adottate negli ultimi tempi, unitamente alla possibilità di promuovere l’anticipo dei lavori nei Comuni firmatari, compatibilmente con le milestone del Piano Italia 5G.
Allo stesso modo INWIT ha siglato un protocollo di intesa con UNCEM (Unione Nazionale dei Comuni, comunità ed Enti Montani) per facilitare la realizzazione di connessioni ad alta velocità di ultima generazione. Stiamo quindi portando avanti tutte le azioni e le iniziative necessarie per superare questi ostacoli e per riuscire a lavorare al meglio con le amministrazioni locali e supportarle lì dove necessario. Per raggiungere gli obiettivi crediamo sia innanzitutto fondamentale il dialogo con i territori proprio per definire un modus operandi e per cercare di far conoscere alle amministrazioni locali tutte le modifiche e le opportunità, anche di semplificazione normative, che sono state adottate negli ultimi tempi. L’obiettivo è cercare di snellire i tempi: parliamo ancora di 10 mesi per la costruzione di una nuova torre, dei quali solo il 20% è tempo speso per i lavori realizzati, mentre il resto è legato alla localizzazione del sito e all’ottenimento delle autorizzazioni.
Vietato rallentare
Rilevante, da questo punto di vista, è anche la Direttiva firmata pochi giorni fa dal Sottosegretario Butti, una sorta di “vademecum” per i Comuni finalizzato a vietare alle singole amministrazioni di rallentare procedure e autorizzazioni relative all’installazione delle infrastrutture digitali e, parallelamente, di agire in difformità ai numerosi provvedimenti di semplificazione varati negli ultimi anni.
Perché, come ha ricordato il Presidente Mattarella in occasione dell’Assemblea Annuale di ANCI, il PNRR è un grande e decisivo contributo per innovare e migliorare l’Italia e l’Europa nella capacità produttiva, nella sostenibilità dello sviluppo futuro e nella coesione sociale, con la mobilitazione di importi ingenti, addirittura superiori a quelli del provvidenziale e mitico ‘Piano Marshall’.