Ex segretario generale dell’Agcom, da qualche mese nominato vicedirettore generale della Direzione generale Communications Networks, Content and Technology della Commissione europea, Roberto Viola è uno degli italiani che più contano a Bruxelles, dove lavora a stretto contatto con la vicepresidente Neelie Kroes per promuovere l’applicazione e lo sviluppo dell’Agenda digitale europea. Ecco l’intervista che ci ha rilasciato, in cui affronta punto per punto tutti i principali nodi della programmazione europea del prossimo decennio.
Come valuta, dalla sua posizione in seno all’Ue, il percorso fatto dall’Italia in termini di allineamento della propria Agenda Digitale agli indirizzi europei? La sensazione è che l’Italia faccia più fatica a adeguarsi agli altri Paesi agli standard richiesti (basti pensare alla fatica fatta per approvare il Decreto Sviluppo, passato in extremis). È così?
Vi è stata una graduale presa di coscienza, seppure con alti e bassi, dell’importanza delle tecnologie digitali per la competitività del Paese. Negli ultimi tempi tale consapevolezza ha subito un’accelerazione grazie all’impulso dato nell’ultimo scorcio di legislatura da Parlamento e Governo. Il percorso avviato, dalla creazione di una cabina di regia per l’Agenda Digitale Italiana fino alla conversione in legge del Decreto Sviluppo che contiene misure concrete per la digitalizzazione dei servizi pubblici va nella direzione auspicata dall’ Agenda Digitale Europea. Per continuare l’opera di trasformazione del sistema economico e dei servizi pubblici avviata dal Decreto Sviluppo e inserirla in disegno organico di digitalizzazione dell’ Italia in linea con le azioni chiave identificate in Europa vi è certamente bisogno di un impegno prioritario in tal senso anche da parte del prossimo Parlamento e Governo. Le resistenze culturali in Italia legate alla concreta applicazione dei provvedimenti dell’Agenda Digitale sono ancora forti e maggiori che in altri paesi. Poca fiducia verso la capacità di innovazione delle Istituzioni e degli attori (sia pubblici che privati) e una forte resistenza al cambiamento si traducono in un basso livello di alfabetizzazione informatica e nella riluttanza nell’utilizzo delle transazioni online da parte dei cittadini e delle imprese (eCommerce, eGovernment). Questo si traduce in uno sfruttamento limitato degli investimenti fatti finora e in un minor rendimento atteso per gli investimenti futuri. Occorre alimentare il circolo virtuoso fra servizi e investimenti in infrastrutture.
Su quali fronti è necessario concentrare maggiormente gli sforzi, a livello europeo, per favorire lo sviluppo dell’economia legata al digitale?
Vi sono diversi fronti sui quali occorre intervenire per favorire lo sviluppo di un’economia digitale. Sicuramente il fronte sul quale l’azione europea ha un valore aggiunto rispetto alle azioni dei singoli Stati è quello legato al completamento di un unico mercato interno digitale di 500 milioni di cittadini motore centrale della crescita in Europa e della creazione di milioni di posti di lavoro. Lo sviluppo di politiche comuni per la promozione dell’ ICT, l’armonizzazione della regolamentazione e delle politiche sullo spettro radio, i programmi di ricerca e sviluppo fino alla promozione di interoperabilità tra le pubbliche amministrazioni nazionali e la strategia europea su cloud computing, sono esempi concreti delle azioni che sono in campo per raggiungere l’obiettivo di contribuire alla crescita economica in Europa.
Un’altra area nella quale l’azione europea si può affiancare con successo all’azione dei singoli Paesi è nella promozione delle competenze digitali. Sebbene il ruolo della Commissione in questo campo sia essenzialmente di coordinamento e di sviluppo di consapevolezza tali politiche non vanno trascurate poiché le competenze digitali saranno un fattore chiave nel determinare la competitività delle economie avanzate del futuro. Esse hanno inoltre un impatto cruciale nell’incremento dell’occupazione, che al momento è al centro delle preoccupazioni di molti cittadini, specialmente i più giovani.
La vice presidente Kroes ha annunciato che l’Ue l’anno prossimo presenterà un ”pacchetto equilibrato” di dieci azioni dedicato allo sviluppo della banda larga. Ciò potrebbe rivelarsi particolarmente importante per un paese, come l’Italia che è fra i fanalini di coda per l’adozione del broadband in Europa. Ci può dare qualche anticipazione sulle azioni previste?
La vicepresidente Kroes ha annunciato che il 2013 sarà un anno decisivo per lo sviluppo del mercato digitale. Il pacchetto di dieci azioni menzionato dalla vice presidente contiene un numero di iniziative sia sul fronte regolamentare sia sul fronte delle politiche di sviluppo. Queste iniziative includono misure regolamentari volte alla promozione degli investimenti e alle garanzie per gli utenti: le raccomandazioni sulla non-discriminazione e le metodologie di costo per le reti di accesso, sulla neutralità della rete e sul servizio universale. Nella prima parte del 2013 verrà adottata una Comunicazione su una ambiziosa strategia per lo sviluppo delle reti radio in Europa.
Un altro importante strumento sarà il regolamento proposto dalla Commissione sulla riduzione dei costi di roll-out delle reti a larga banda. I costi concernenti lavori d’ingegneria civile possono arrivare a costituire una parte molto rilevante del costo totale d’investimento (fino al 70%). La riduzione di tali costi grazie alla promozione del ri-uso di infrastrutture preesistenti e una semplificazione del sistema delle autorizzazioni possono ridurre tali costi anche del 20%.
Sul piano delle politiche di sviluppo la proposta per l’introduzione della Connecting Europe Facility (CEF) destina 7 miliardi di euro per il supporto pubblico alle reti di banda ultra-larga e circa 2 miliardi di Euro ai servizi di interesse europeo. I fondi per la costruzione delle reti saranno erogati primariamente attraverso degli strumenti finanziari (prestiti, garanzie, ma anche i nuovi project bonds) attivando un meccanismo di leva finanziaria che funzioni da moltiplicatore degli investimenti. Stimiamo che ogni euro speso attraverso i fondi CEF possa attrarre da 5 a 10 Euro di investimento privato. I fondi CEF sono una opportunità importante per l’Italia per colmare il grave ritardo nello sviluppo delle reti NGN.
Capitolo startup. Il sostegno alle imprese innovative è uno dei temi chiave delle agende politiche di vari governi (compreso quello italiano uscente) in che modo i singoli stati nazionali possono aiutare i giovani a fare impresa tecnologica?
L’Europa ha bisogno di più imprenditori. La Commissione ha presentato recentemente il piano d’azione per l’imprenditoria 2020. L’obiettivo è quello di liberare, in cooperazione con gli Stati Membri, il potenziale imprenditoriale europeo rimuovendo gli ostacoli esistenti e rivoluzionando la cultura imprenditoriale in Europa. Le misure raccomandate includono una migliore formazione, specialmente attraverso lo sviluppo di eSkills (competenze digitali), un ruolo maggiore dell’ imprenditorialità nei programmi scolastici e la riduzione del tempo necessario per avviare un’impresa. Nel settore ICT, la Vicepresidente Kroes nel suo blog ha annunciato con il suo primo post del 2013 che fra qualche settimana lancerà una grande iniziativa dedicata alla promozione dell’imprenditoria legata al Web. Sarà creata una rete europea di acceleratori dell’imprenditoria web, sfruttata la potenzialità del crowdsourcing e saranno facilitati gli strumenti per lo sviluppo dei talenti digitali. Si tratta di una iniziativa importante che guarda alla creazione di nuove professionalitá legate al web specialmente fra i giovani. Un raggio di sole fra le nubi che si addensano sull’occupazione giovanile.
Città intelligenti. La Commissione Europea sta facendo molto per sostenere, a livello finanziario e non, i progetti di Smart Cities. La maggior parte delle iniziative sembrano però riguardare soprattutto la mobilità sostenibile e il risparmio energetico, laddove a livello locale (in Italia sono interessanti i casi di Torino e Bologna), si dà molto spazio anche progetti di inclusione sociale ed e-government. È ipotizzabile che la Ue investa maggiormente in futuro anche su questi due filoni?
La Direzione Generale Connect sviluppa politiche e finanzia ricerca e innovazione per aiutare le città europee nel fornire servizi pubblici ai loro cittadini in un modo avanzato e più attento ai loro bisogni per migliorare la vita quotidiana e realizzare tutto questo in modo ecologicamente sostenibile ed economicamente redditizio. Ci sono tante iniziative che affrontano l’inclusione sociale e l’e-government. Mi limito a citarne due: i partenariati europei per l’innovazione e quello su “invecchiamento attivo e in buona salute“, che ha come area d’azione ‘Age-friendly Cities‘. Nel settore dell’e-government abbiamo diverse attività in corso, ad esempio, le Azioni Pilota su Larga Scala, che hanno dimensioni urbane. Inoltre anche le nostre attività più mirate alla sostenibilità coinvolgono le amministrazioni cittadine che nel processo di cambiamento devono superare il tradizionale approccio a compartimenti stagni. Nel futuro programma di innovazione e ricerca della Commissione, Horizon 2020, e-government e inclusione sociale avranno un ruolo importante.
E’ anche vero che molto di quello che facciamo è focalizzato sulla sostenibilità ambientale e quindi su quei settori in cui l’effetto leva dell’ICT verso un minore e più ecologico consumo di risorse è più grande e cioè il settore dell’energia – in particolare la distribuzione dell’ energia – e quello dei trasporti e della mobilità. Mantenere questo obiettivo è importante dato che il problema ambientale che stiamo affrontando a livello globale e come continente è un problema estremamente pressante. L’UE farà pertanto tutto il possibile per raggiungere, possibilmente superare l’obiettivo 20/20/20. E questo problema è maggiormente concentrato nelle città viste le tendenze di urbanizzazione e i processi di trasformazione delle nostre economie.
Secondo una recente ricerca Ispo il 63 % degli italiani non sa cosa sia l’Agenda Digitale e il 29 % ne ha un’idea vaga. Si tratta di una situazione tipica del nostro paese di scarsa sensibilità nei confronti di queste tematiche e altrove percezione e conoscenza sono più diffuse; o vale anche per il resto d’Europa? Cosa sta facendo e può fare la Ue per diffondere una maggiore consapevolezza?
L’Agenda digitale è un insieme di 101 azioni eterogenee che agiscono a diversi livelli, ora anche maggiormente focalizzate con la recente revisione. C’è sicuramente consapevolezza in Italia delle azioni per le parti interessate (operatori delle telecomunicazioni, aziende di servizi ICT, centri di ricerca e università, creatori di contenuto digitale, televisioni, industria elettronica) che noi coinvolgiamo e consultiamo in diverse forme. Non conosco la ricerca Ispo, ma è possibile che non ci sia una conoscenza diffusa dell’Agenda Digitale come concetto generico ma ci sia comunque una crescente consapevolezza dell’importanza delle tecnologie digitali . L’Italia, d’altra parte, ha lanciato la sua agenda digitale alla fine del 2012, quindi l’ignoranza può essere giustificata anche da questo “ritardo“. Non abbiamo comunque dati a livello europeo sulla conoscenza generica dell’Agenda Digitale. Siamo piuttosto siamo interessati a verificare il progresso dell’Europa verso il raggiungimento degli obiettivi dell’agenda digitale (lo scoreboard http://ec.europa.eu/digital-agenda/en/scoreboard). Inoltre gli stati Membri sono responsabili di 23 delle 101 azioni; alla fine quello che conta realmente è che le politiche siano state messe in atto. Il cittadino se ne accorge se non fa più la fila allo sportello, se non è costretto a una processione di visite ad uffici pubblici e può creare in un solo click una nuova impresa, se ha un internet sicuro per i bambini, se può’ aver fiducia nel commercio elettronico grazie alle politiche concertate del mercato unico digitale Europeo.
L’Agenda Digitale viene divulgata a livello generale attraverso la stampa: abbiamo un servizio di monitoraggio dei maggiori quotidiani e giornali specializzati (fra cui il vostro Corriere delle comunicazioni) di 28 paesi. Abbiamo inoltre un nuovo sito web, in fase di evoluzione, tutto centrato sull’agenda digitale e usiamo massicciamente i social media: twitter e facebook. Organizziamo inoltre eventi, come l’Assemblea annuale della Agenda Digitale che quest’anno si terrà in Irlanda a giugno dove si discutono tutti i temi dell’Agenda. I diversi stakeholders sono invitati ma oltre alla partecipazione fisica c’è una grandissima partecipazione online al dibattito. In ciascuno Stato membro ogni anno organizziamo una visita finalizzata che chiamiamo “going local” ad una migliore conoscenza dell’Agenda Digitale ed ad un dialogo con gli stakeholders a livello locale. Prevediamo un “going local” in Italia il prossimo aprile. Sarà l’occasione per fare il punto sull’attuazione dell’Agenda digitale europea e italiana.
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