La piastra d’imbarco era sbiancata ed estranea. La luce perenne del simil-giorno ingannava anche i platani. I gabbiani precipitavano accecati. Stremati. Le ombre azzerate azzeravano i profili. Solo il buio rassicura sulle forme e sul tempo. Le puoi toccare. Lo puoi toccare.
Il bus rosso sbraccava verso la piastra. Sbartellò la corsia sopraelevata. Sbincolò l’imbocco della pista 33. Si sbertò sulla circonferenza esterna. Gli agenti della Memory Squad 11 schiocciolarono al piano terra del bus. La partenza dalla piastra fra 22 secondi. “Vi informo ora, agenti, che siamo partiti per la colonia astrale in parcheggio intorno alla luna dove arriviamo fra 44 minuti.” La comandante Khaspros vibrava parole infastidite. Non amava distaccarsi dal pianeta Terra. L’aveva fatto troppe volte. “Valutiamo che il grande ictus mnemonico di cinque giorni fa abbia staccato tutte le memorie degli umanidi…” Il vecchio pianeta si allontanava. Disco azzurrino e biancastro. Occupava una modesta parte di cielo nero. E di pensieri grigi. “Infatti i combattimenti clandestini sono cessati nel giro di una giornata.”
Vietati ma tollerati. Nelle colonie astrali. Nessun sangue umano veniva versato. Gli umanidi erano i gladiatori, i crociati, i duellanti nelle corazze d’ogni tempo. Dagli squarci schizzava sangue argentato e fumi acidi.
Era iniziato l’approdo. La cupola della colonia si aprì. Si richiuse. La trasparenza artificiale è la prigione peggiore. La comandante Khaspros si concentrò sul suo respiro. “I combattimenti sono cessati… in tutta la galassia… salvo un combattimento all’arena Colyseus… dove sembra che ci sia ancora un duello a due… in corso! Ora!” confermò Afro Allaa, agente navigatore, esperto di mappe e di sopravvivenza: “Sappiamo da sempre che con le memorie attive si fanno anche combattimenti misti, fra umani e umanidi. Le memorie inibiscono i colpi mortali e ingigantiscono quelli spettacolari…” L’agente Allaa confessava una non sopita passione: “Ne ho visti parecchi… di combattimenti, sulla Terra, nelle Arene Duplicate Perfette…”
La squadra si allontanava roteante dalla piattaforma di arresto. Le rocce di traverty luccicavano violacee nell’umidità della mattina artificiale. Rane e rospi accoglievano la squadra. Gracidavano frastuonici. Gli agenti interpolarono la posizione dell’arena nascosta. Spiegarono le biciclette e sbisciarono verso il tuono delle gradinate. “Forza sui pedali!” Strepitava la comandante Khaspros: “Se si uccidono fra loro, le memorie saranno definitivamente dissolte!…” Sguarciagolava.
Roteavano le spade. Roteavano le scommesse. Roteavano i desideri di vita. Si placavano quelli di morte. Giocarsi la vita per verificare di possederla.
Kondo, un maschio possente, sobbalzava una corazza antica. Srant, una femmina agile, brillantava un’armatura del XVI secolo. I due umanidi avevano cognizione che le loro memorie si stavano spegnendo. I movimenti sempre più lenti. I metalli sempre più pesanti. Gli spalti sempre più sgolanti. I sudori sempre più grondanti. Le bocche sempre più sbavanti. I desideri sempre più possenti. I respiri sempre più fetenti. I piedi sempre più battenti. Le risa sempre più silenti. Le biciclette irruppero arroganti. Gli agenti temettero i fendenti. L’ordine fu di dividerli.
Kondo mulinò per tenerli a distanza. Srant vide uno spiraglio. La spada perforò con assalto il fiancale. Kondo, sventrato, si piegò. Le lacrime lucidarono le gote nelle due viste delle due celate. Il sangue fu rosso.
(36-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)