Agenda 2013

Sacco (Scelta Civica): “Come fare l’Agenda, quattro assi”

Non basta dire che si vuole lottare contro la burocrazia, l’evasione fiscale, gli sprechi della spesa pubblica. Bisogna anche mettere in campo gli strumenti necessari. Non basta volere l’Agenda, serve un percorso. Eccolo

Pubblicato il 22 Feb 2013

Francesco Sacco

docente di management consulting all'Università Bocconi di Milano

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Anche se il termine “agenda digitale” è relativamente nuovo, soprattutto in Italia, nell’epoca degli smartphone e del cloud computing non può essere circoscritto al problema dell’alfabetizzazione informatica né al problema dell’adozione delle tecnologie.

L’ICT ridefinisce in profondità i costi, le caratteristiche e le prestazioni di un’economia e, di conseguenza, anche le riforme che possono essere realizzate per rendere migliore e più competitiva un’economia.

Siamo nel XXI secolo. La tecnologia rende possibili molte più cose, e a costi più bassi, di quanto non si immagini comunemente. Pertanto, soprattutto in Italia, dove le riforme sono più difficili da mettere in pratica, non è opportuno discutere soltanto di “quali” siano le riforme da fare ma anche di “come” le riforme che vogliamo fare debbano essere implementate, se vogliamo che davvero sortiscano l’effetto voluto e non rimangano invece, come troppo spesso accade, inapplicate.

Nelle riforme dobbiamo fare una scelta tecnologica. È la scelta di utilizzare l’ICT, di farlo in profondità andando ad agire non sulla superficie ma nella sostanza di come le cose funzionano nella nostra economia, questa è la nostra vera agenda digitale.

Non basta dire che si vuole lottare contro la burocrazia. Si devono mettere in condizione le imprese di averne meno. In proposito, ad esempio, vogliamo introdurre un principio (principio si stanzialità) in base al quale non devono più essere imposti nuovi adempimenti alle imprese che non possano essere adempiuti stando dietro una scrivania, al computer o con uno smartphone in mano. E in un arco breve di tempo, deve essere così per tutti gli obblighi per le imprese: mai più code per autorizzazioni o certificati.

Non basta dire che si vuole lottare contro l’evasione fiscale. Si devono creare le premesse perché ci siano meno possibilità per evadere. In proposito, vogliamo rendere obbligatoria la digitalizzazione e la centralizzazione della fatturazione prima per la Pubblica Amministrazione e poi anche nei rapporti tra aziende. Scomparirà in un attimo la piaga delle fatture false ma saranno anche certi – e più brevi – i tempi di pagamento, o le pene, anche quando a pagare è una grande impresa.

Non basta dire che si vuole ridurre la spesa pubblica. Per ridurla sul serio, si devono implementare nuovi processi di e-procurement che facilitino la realizzazione di risparmi negli acquisti della PA, riducano il numero dei ricorsi al TAR nelle gare di acquisto e rendano più semplici, rapidi e trasparenti i processi di acquisto dello Stato ai suoi vari livelli.

Ma questi sono soltanto esempi. In dettaglio, abbiamo elaborato un’agenda digitale fatta di 50 proposte raggruppate lungo 4 assi che puntano ad utilizzare l’ICT per:

1) creare efficienza: vogliamo utilizzare l’ICT per fare risparmiare la PA ma anche le aziende e le famiglie, creando concorrenza, eliminando la burocrazia, snellendo le procedure. Per questo, entro i primi 100 giorni di attività del nuovo governo dovrà essere lanciata una consultazione per identificare le 100 procedure da eliminare o ridurre con priorità assoluta;

2) aumentare la trasparenza: vogliamo migliorare l’accesso alle informazioni, permettere i confronti e responsabilizzare le persone e le istituzioni anche grazie all’introduzione di un principio generale di trasparenza assoluta della pubblica amministrazione, secondo il modello del Freedom of Information Act degli Stati Uniti e del Regno Unito, come già previsto nell’Agenda Monti;

3) incentivare la partecipazione: i cittadini sono troppo lontani dallo Stato. Dobbiamo avvicinarli. Da terzi dobbiamo metterli in condizione di rendersi parte attiva e diligente di uno sforzo corale che il Paese deve fare una dimensione concreta alla “cosa comune”, per percepirla come bene comune e contribuire a conservarla e migliorarla, nelle sue varie forme, tramite opportuni servizi e piattaforme abilitanti il volontariato, i servizi civici, la collaborazione con lo Stato;

4) creare crescita: è il punto di arrivo di ciò che si muove lungo gli altri 3 assi. Direttamente e indirettamente ne è il risultato, è il Graal, quel che tutti vorrebbero ma che è così difficile da creare se non si agisce allo stesso tempo per avere uno Stato e un sistema economico più efficienti, trasparenti e partecipati. In poche parole, competitivo.

Questa è la nostra agenda digitale. Non è facile da realizzare ma non è chiusa ad altri contributi, anche il vostro, come a quello di chiunque voglia davvero fare delle riforme in Italia.

Questa è anche la strada per la quale – a nostro avviso – il Paese può salire. Non è una strada facile ma non abbiamo scelta: se non saliamo adesso, non saliremo più.

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