“E’ un decreto rivoluzionario. Una corposità di misure così grande non ha uguali in europa. Quando l’ho presentato al’incontro Digital Champions, ho ricevuto molto interesse da parte della commissaria Ue Neelie Kroes”.
Va bene, Roberto Sambuco. Il suo titolo ufficiale è capo dipartimento Comunicazioni allo Sviluppo economico, ma sappiamo che è una delle “eminenze grigie” dell’Agenda digitale italiana. Ci riassume il disegno che state creando, con il decreto e non solo?
La grossa novità sostanziale è che abbiamo creato due mondi digitali, quello del cittadino e quello della Pa. Un’unica identità digitale per il cittadino e un mondo digitale unificato per la Pa, per l’esattezza. E abbiamo creato gli strumenti per mettere in contatto i due mondi. Con la Pec posso fare ogni comunicazione, senza strumenti fisici in mano. Pagare multe a distanza via siti.
Con la Pec e con il Documento Unificato
Il DU: qui c’è un colossale equivoco. Il DU non è la riproduzione della carta d’identità elettronica, già pensata 10 anni fa. In realtà è uno strumento con microchip che permetterà in particolare a chi non vuole o non sa usare online la pec di mantenere la fisicità del rapporto con la Pa. Pensiamo agli anziani. Sarà custode dell’identità digitale del cittadino: permette il riconoscimento certificato, come il documento cartaceo. In più, consente di ottenere servizi dalla Pa. Al massimo alla fine anno del 2013 la nuova identità digitale del cittadino sarà realtà.
Ecco, quando scatteranno davvero le novità principali del decreto?
Alcune cose sono immediatamente operative. Altre ci metteranno due-tre anni al massimo.
Per esempio, le facilitazioni per gli scavi fibra ottica e i fondi banda larga ci saranno non appena il decreto andrà in Gazzetta Ufficiale (QUI la tabella sulle date e scadenze dell’Agenda, Ndr.). In certi casi servono regolamenti, decreti attuativi. In altri casi serve l’operatività dell’Agenzia per l’Italia Digitale, che per esempio deve implementare gli strumenti per rendere il fascicolo sanitario operativo.
Parliamo dell’Agenzia
L’Agenzia per L’Italia Digitale è il Cio della Pa. Deve definire strategie e mettere in piedi i processi per far sì che questo disegno si realizzi. Cioè far sì che tutti i soggetti pubblici che devono gestire il fascicolo sanitario permettano che si faccia. La vera funzione dell’Agenzia è da una parte rendere interoperabile tutto quello che è stato già fatto nella Pa locale e nei ministeri. Dall’altra, ha il compito di completare la digitalizzazione, includendo gli uffici pubblici che ancora non l’hanno fatta. Sempre con il principio dell’interoperabilità. Così il fascicolo sanitario elettronico sarà disponibile e riconosciuto da ogni ente nazionale. Idem per altre cose: l’anagrafe unica sommerà le diverse anagrafi (scolastica, militare…) che ora non comunicano. Il cittadino deve avere un’unica identità digitale, che si porta sempre appresso. La ricetta medica deve essere leggibile in digitale e riconosciuta da ogni farmacia. E via dicendo. Finora, con il digitale siamo andati avanti in modo disarticolato, in Italia. Adesso lo facciamo tutti insieme. E a dare il “La” è proprio il decreto.
Alcuni dicono che il governo la fa troppo facile. Ci sono tante incognite tra le norme e la loro attuazione pratica.
Il decreto è un passo, seppure significativo, di una strategia più ampia. Che prevede un prosieguo complesso. L’Agenzia dovrà togliere i server dalla Pa e mettere tutto su un’infrastruttura cloud centralizzata. Alcune misure richiederanno regolamenti o decreti. Tuttavia le cose più complesse partiranno da gennaio 2014: gli obiettivi sono vicini.
Finora il digitale in Italia ha subito molti rinvii, compreso questo decreto. Come assicurarci che vengano rispettati i tempi?
Il punto vero che ha portato a un ritardo di un paio di mesi, nel decreto, è che si sono aggiunte via via nuove norme. Perché da tutti i ministeri questo decreto è stato visto come un’occasione, uno strumento per digitalizzare l’economia pubblica. E tutti insomma volevamo metterci il proprio
Non ci sono stati ritardi per la difficoltà di trovare la copertura finanziaria?
C’è stata solo la necessità di fare una ricerca di rigore. Non ci si può permettere di fare provvedimenti senza copertura o con una copertura incerta, come accaduto in passato.
Un’altra critica: vi siete sostanzialmente dimenticati dell’esigenza di dare al Paese una banda ultra larga
Non sono d’accordo, il nostro è uno dei progetti più corposi in Europa. Adesso abbiamo, nell’Agenda, 170 milioni di euro per la banda larga al Sud (2 Megabit) e 150 milioni per il Centro-Nord. Per quella ultra larga al Sud ci sono 593 milioni. Ulteriori 100 milioni serviranno a costruire datacenter dove centralizzare, in cloud, i servizi per la pubblica amministrazione. Per la banda ultra larga, il piano è stato notificato a Bruxelles e il ministero attende il via libera. I bandi saranno a incentivo (una modalità diversa rispetto a quella usata finora da Infratel-Sviluppo economico per creare reti anti digital divide, Ndr.). Per le coperture non saranno usati quindi solo fondi pubblici. Vinceranno i bandi, cioè, gli operatori che contribuiranno maggiormente con proprie risorse- da sommare a quelle pubbliche- e assicureranno di fare reti più estese. In totale, per la banda ultra larga ci aspettiamo altri 300-400 milioni di euro a breve, tra risorse dei privati e altri contributi delle Regioni.
E per la banda ultra larga al Centro-Nord?
Per il Centro-Nord confidiamo sui nuovi fondi Fesr 2014-2020 ora in fase di programmazione da parte dell’Unione Europea. Ancora non sono quantificabili, ma credo saranno rilevanti. Nel giro di un anno sapremo. Sono inoltre in fase di sblocco i fondi del Connecting europe facility, 9 miliardi di euro per tutta l’Europa. Noi ci aspettiamo circa 900 milioni per l’Italia.
Obiettivi?
Crediamo di riuscire a soddisfare gli obiettivi dell’Agenda digitale: 30 Megabit a tutti e 100 Megabit al 50 per cento della popolazione entro il 2020. Mentre è ormai certo che elimineremo il digital divide entro il 2013.
Con quali tecnologie?
Adsl, Lte e wimax come qualità del servizio e spesa per l’utente si equivalgono. Ci sarà il satellite, come unica risorsa contro il digital divide, solo nelle zone estreme. Quanto all’Lte, non dimenticate che nel decreto abbiamo messo misure per rendere più flessibili le misurazioni delle emissioni elettromagnetiche. Faranno evitare agli operatori l’installazione 20-25 mila antenne, permettendo un maggiore riuso dell’esistente. Questo dimezza tempi di copertura e estenderà il potere anti digital divide dell’Lte.
Dal decreto sono spariti gli incentivi e le agevolazioni all’e-Commerce
L’e-Commerce merita intervento più strutturato. Si potrà aggiungere in provvedimenti succesivi. Bisognerà sviluppare una strategia ulteriore su questo punto. A conferma che quanto fatto è all’interno di un quadro che dovrà estendersi ulteriormente.