Mai come oggi è chiara l’importanza strategica di un settore come quello della Sanità, che deve essere inteso non più come un costo, ma come una delle leve primarie di sviluppo economico per tutto il paese. E mai come oggi appare altrettanto chiaro il ruolo del digitale come strumento primario per la trasformazione di questo settore.
Lo stesso Draghi, nel suo discorso programmatico al Senato lo scorso 17 febbraio ha dichiarato che “Sulla base dell’esperienza dei mesi scorsi dobbiamo aprire un confronto a tutto campo sulla riforma della nostra sanità. Il punto centrale è rafforzare e ridisegnare la sanità territoriale. La “casa come principale luogo di cura” è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata […]”.
Parole che fanno seguito alla progressiva presa di consapevolezza che finalmente sembra essere arrivata anche a livello politico e legislativo. Le indicazioni relative alla digitalizzazione del nostro Sistema Sanitario contenute nei diversi Piani e interventi di indirizzo che si sono succeduti negli ultimi mesi (dal Rapporto Colao al Programma Nazionale di Riforma del DEF 2020, dalle nuove indicazioni nazionali sulla erogazione di prestazioni in Telemedicina al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR), uniti alle risorse che arriveranno dall’Unione Europea (la versione attualmente più recente del PNRR dedica ca. 19,7 miliardi di euro alla cosiddetta “Missione Salute”, nelle sue due componenti:
- Assistenza di prossimità e telemedicina;
- Innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria) sono la dimostrazione che il momento è quello giusto per un’azione concreta di modernizzazione del nostro Sistema Sanitario e di sua trasformazione attraverso la leva del digitale, con la collaborazione di tutti gli attori della salute.
Ma quali sono i nodi più urgenti da sciogliere e gli ambiti su cui concentrare i maggiori sforzi?
Per rispondere a queste domande abbiamo provato a fare una sintesi, identificando sette priorità che a nostro avviso sono da realizzare nel più breve tempo possibile.
Indice degli argomenti
Le sette priorità per la Sanità
Potenziare la sanità nella sua rete territoriale
La prima priorità, in coerenza con quanto detto da Draghi “La casa come principale luogo di cura”, non può che essere l’investire sul territorio, sia dal punto di vista organizzativo che di potenziamento delle tecnologie abilitanti.
Nell’ultimo anno abbiamo toccato con mano i limiti di un sistema sanitario ospedale-centrico. Occorre tornare ad investire sulle cure primarie e a garantire una migliore integrazione, connessione e continuità tra i diversi setting sanitari e socioassistenziali, anche mettendo a regime le azioni intraprese durante la pandemia, al fine di potenziare la sanità territoriale, evitando accessi impropri negli ospedali.
In questo senso, il digitale gioca un ruolo decisivo per garantire percorsi di cura e riabilitazione, ma anche di promozione di azioni di prevenzione, in cui cittadini e pazienti siano guidati e indirizzati rispetto ai propri bisogni di salute, non dovendo – come accade oggi – ricomporre le risposte ai propri bisogni socio-sanitari. In particolare, bisogna potenziare la rete di assistenza territoriale per i pazienti fragili e cronici, grazie ad esempio alla Telemedicina (di cui parleremo tra poco), ma non solo.
Portare a regime la Telemedicina secondo un modello di Connected Care
Telemedicina è sicuramente la buzzword del momento quando si parla di sanità digitale. È evidente che negli ultimi mesi si è percepita la necessità di procedere con determinazione a istituzionalizzare e promuovere l’utilizzo della Telemedicina, anche dal punto di vista normativo, aggiornando le linee di indirizzo e poi puntando su empowerment e formazione di cittadini e caregiver. Questo sforzo deve consolidarsi sempre di più verso un modello di Connected Care nazionale che, rispetto ai servizi di Telemedicina erogabili localmente, favorisca azioni di prevenzione primaria verso i cittadini, la presa in carico sulla base di piani di cura personalizzati e il monitoraggio remoto, attraverso dispositivi certificati, dei parametri dei pazienti e la condivisione e collaborazione dei professionisti sanitari aggregati in centri specializzati di dimensione provinciale o regionale. Come raccontato in un precedente articolo, regolamentazione e risorse sono elementi necessari, ma non sufficienti per lo sviluppo e l’utilizzo della Telemedicina.
Ciò che serve, infatti, è un approccio integrato che tenga in considerazione tre componenti principali:
- Processi e Organizzazione: l’attuazione a regime di servizi di Connected Care (Telemedicina) richiede di rivedere e progettare nuovi processi in grado di sfruttare la tecnologia abilitante, oltre alla definizione di una governance organizzativa adeguata;
- Tecnologia: è uno dei driver fondamentali e abilitatori dei nuovi servizi di Connected Care e deve essere accuratamente selezionata rispettando standard e requisiti specifici del settore sanitario e prevedendo una governance digitale commisurata alle sfide oggi in essere;
- Protezione dei dati personali e sicurezza informatica: il rispetto delle normative di riferimento in materia di data protection (GDPR 2016/679) e sicurezza informatica rappresentano un prerequisito fondamentale da cui non si può prescindere per lo sviluppo di servizi di Telemedicina;
A queste componenti, ne aggiungiamo una quarta: la raccolta e condivisione con tutti gli operatori sanitari dei dati raccolti con la Telemedicina, in un modello evoluto di Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE).
Far evolvere il Fascicolo Sanitario Elettronico e renderlo uno strumento facilmente fruibile
Il Fascicolo Sanitario Elettronico così come è stato realizzato è uno strumento inadeguato alla sfida della sanità digitale post-Covid. Basta paragonarlo con lo stesso servizio disponibile in Israele, dove è stato uno strumento indispensabile di lotta alla pandemia e di supporto al piano vaccinale, per capire di cosa stiamo parlando. Crediamo sia quindi necessario valorizzare al meglio gli investimenti fatti in questi anni per far evolvere il FSE affinché si configuri come uno strumento di Health Information Exchange connesso a tutti i sistemi sanitari, con dati strutturati normalizzati ed accesso semplice a operatori sanitari e cittadini. Un’infrastruttura davvero abilitante al nuovo modello di Sanità, con due nuovi obiettivi fondamentali: da un lato fare analisi predittive sui bisogni di salute; dall’altra supportare il governo “amministrativo” del Sistema con dati di carattere economico, fiscale e amministrativo. Lo spiega bene Moruzzi in un suo articolo di poche settimane fa: “In Italia potrebbero coesistere due piattaforme, necessariamente distinte perché trattano dati qualitativamente diversi e per ragioni etiche, scientifiche e di cultura della salute: quella dei dati di salute e quella dei dati amministrativi e di economia sanitaria. La prima, a carattere predittivo, di sorveglianza epidemiologica e base di conoscenza sulla salute degli italiani, che processa dati necessariamente aggregati e anonimizzati; la seconda, già esistente, che tratta dati nominativi a carattere economico, fiscale e amministrativo.”
Innovazione tecnologica e digitalizzazione degli ospedali
Gli ospedali e le strutture sanitarie territoriali sono gli “edge” di raccolta delle informazioni, che devono evolvere in sistemi totalmente digitali, attraverso l’adozione di servizi di Cartella Clinica Elettronica “cloud ready” unificati a livello regionale o provinciale e nativamente integrati con i sistemi di FSE e territoriali come sopra descritti, in modo da fluidificare la condivisione delle informazioni cliniche e mediche a tutti i livelli. Ma la digitalizzazione degli ospedali non è completa se non saranno disponibili:
- servizi di accoglienza digitale (prenotazione, pagamento, accettazione, refertazione),
- schedulazione e pianificazione delle risorse,
- virtualizzazione degli ambulatori,
- indoor navigation,
- controllo degli accessi con varchi intelligenti, ecc.
Considerando le indicazioni del PNRR si potrebbero introdurre innovazioni tecnologiche anche per la gestione dei building e per l’automazione dei servizi di natura alberghiera al fine di migliorare l’efficienza e ridurre i costi.
Infrastrutture condivise in Cloud
Non è da dimenticare che nello scenario che stiamo proiettando, le infrastrutture dei Data Center e di networking dovranno essere riprogettate ed attivate secondo i criteri indicati dal Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022 (pubblicato da Agenzia per l’Italia Digitale e Dipartimento per la Trasformazione Digitale), con una accelerazione verso l’adozione di servizi di cloud computing fortemente centralizzati in pochi poli nazionali (comunque non superiori ad uno per regione, anche se 5-7 a livello nazionale sarebbero già adeguati), con caratteristiche di continuità operativa tali da garantire l’erogazione dei servizi a ospedali, territorio ed amministrazione senza interruzione di servizio e a prova di disastro. Con un termine inglese “always on”, come il servizio sanitario. Questo richiederà la disponibilità delle connessioni in banda larga e ultralarga per tutte le strutture sanitarie (altra tematica affrontata del PNRR), da cui saranno rimossi i “centri di calcolo”, con un evidente risparmio nei costi di gestione ed un accesso garantito ai servizi innovativi sopra descritti.
Progettare servizi digitali usabili e formazione per lo sviluppo di competenze digitali
L’usabilità e l’accessibilità delle soluzioni e la diffusione delle competenze digitali rappresentano alcuni elementi trasversali che abilitano la fruizione dei servizi digitali. In un mondo in cui siamo tutti abituati ad acquistare online con pochi click, i servizi della Sanità non possono essere meno facili e intuitivi. La necessità è quella di progettare i servizi mettendo realmente il paziente e la comunità con i professionisti al centro. Per rispondere alla necessità del cittadino/paziente di interagire attivamente con il SSN, occorre infatti ripensare il sistema sanitario in un’ottica di servizi offerti, considerando il cittadino/paziente parte attiva e consapevole nella progettazione di tali servizi, attraverso l’abilitazione di uno scambio informativo sostenuto dalle soluzioni digitali e l’adozione di metodologie di User Service Design che tengano conto dei desiderata dei cittadini/pazienti e dei professionisti, fin dalle prime fasi di progettazione e definizione delle soluzioni eHealth.
Innovare e semplificare i meccanismi di Procurement
Il processo e gli strumenti di acquisto costituiscono un altro elemento trasversale su cui è imprescindibile una riflessione, per evitare che venga considerato sempre un fattore di freno all’innovazione. Le possibilità di miglioramento sono moltissime, dall’adozione di meccanismi di revenue-share, all’incentivo all’utilizzo da parte delle stazioni appaltanti di tutte le opportunità previste dal Codice degli Appalti al fine migliorare complessivamente la qualità dei concorsi pubblici e ridurne i tempi di completamento (es. soluzioni di partenariato pubblico-privato), fino all’identificazione di best case nazionali da acquisire come procedure da replicare sul territorio nazionale. La parola chiave, su questo tema, deve essere “semplificare e snellire” un iter burocratico che troppo spesso ha fatto da freno all’innovazione.
Conclusioni
I punti sopra descritti non rappresentano di certo una novità, ma nuova deve essere – dal nostro punto di vista – la modalità per affrontarli e risolverli. La pandemia Covid-19 ha messo ancora più in evidenza ritardi e fragilità del nostro Sistema Sanitario, per cui l’obiettivo ora non è quello di “ricostruire”, ma di “trasformare”. Siamo ad un punto di snodo, in cui occorre con determinazione dare vita ad un modello di Sanità che più volte abbiamo definito “Connected Care”, un ecosistema cioè che permetta di ridisegnare il sistema di cura attorno al paziente attraverso piattaforme digitali che connettano tutti gli attori dalla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione, supportandoli nella presa di decisioni.
Superando il concetto ben espresso dal titolo dell’ultimo convegno dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano dello scorso settembre (“Rivoluzione Connected Care: se non ora, quando?), non si tratta oggi di discutere il “se” e nemmeno il “quando”, ma di concentrarsi sul “come” far avvenire quella trasformazione del Sistema Sanitario che da troppi anni invochiamo e che ora abbiamo davvero la possibilità di realizzare.