Nonostante un altro anno nero per le telecomunicazioni, con pesanti cali di fatturato per la maggior parte degli operatori e un mercato della banda larga fissa che sembra giunto a saturazione, la fine del 2013 verrà ricordata per la conferma e il rilancio dei piani di investimento nelle reti a banda ultra larga di tre attori chiave per lo sviluppo infrastrutturale del Paese, vale a dire Telecom Italia, Vodafone e Fastweb. I primi due con l’accelerazione dei programmi, sia sulla rete fissa che mobile, mentre Fastweb conferma l’impegno per l’ammodernamento della rete fissa. Se verranno rispettati i tempi annunciati, a fine 2016 le infrastrutture a banda ultra larga mobile saranno accessibili all’80% della popolazione e quelle a banda ultra fissa al 50% delle famiglie.
Vediamo però cosa dobbiamo aspettarci per il 2014.
Rollout delle reti private. I piani sono pronti, il dispiegamento in corso e il 2014 sarà un anno sicuramente impegnativo per le operations dei diversi operatori. Se tutto procede come previsto passeremo da 36 città ultra broadband fisse di fine 2013 a circa 100 di fine 2014, con un copertura che crescerà da circa il 15% della popolazione a oltre il 25%. Per quanto riguarda invece la rete mobile, le cose evolveranno più rapidamente e le città passeranno dalle attuali 450 a circa 900, con un incremento della copertura dall’attuale 40% a valori che superanno il 60%. A Milano procederanno i lavori per il completamento del cablaggio verticale degli edifici per la realizzazione della rete FTTH, mentre per l’ulteriore espansione di questo modello architetturale le prospettive rimangono incerte.
Pubblico. Conviene innanzitutto distinguere tra passato e futuro. Il piano nazionale banda larga è cosa buona e giusta che giunga a compimento: le risorse sostanzialmente ci sono e confidiamo che vengano aggiudicati gli ultimi bandi necessari al completamento dell’opera (il che significherà comunque aspettare forse un ulteriore anno per il completamento dei lavori). Sulla banda ultra larga fissa, la partita è molto più complessa, anche perché si intreccia con il ruolo che il Governo (i governi futuri?) vuole/può svolgere sulla partita Telecom Italia. Si chiuderanno i bandi nelle cinque regioni del Mezzogiorno, ma non è però ancora chiaro se in tutte le regioni si riusciranno a trovare i candidati per realizzare la rete. Nella nuova programmazione territoriale 2014-2020 inizieranno invece a comparire i nuovi piani infrastrutturali, con le Regioni più innovative che sperimenteranno nuovi percorsi e modelli.
Oltre alle previsioni, facciamo però qualche augurio per l’anno che verrà:
Assessment. Per l’inizio dell’anno è previsto il verdetto dei tre saggi sul futuro della rete fissa. Ci auguriamo che questo possa porre fine al tormentone intervengo/non intervengo, con o senza il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti. Senza la definizione di un Piano Paese di medio lungo periodo “alla francese”, le discussioni sterili rischiano però di proseguire comunque a lungo;
Trasparenza. Le prime avvisaglie relative alle offerte di rete fissa e mobile non consentono di essere molto ottimisti sulla chiarezza e trasparenza che verrà garantita riguardo alle prestazioni realmente ottenibili. Più che il potenziamento del sistema di misure pubbliche, vorremmo poter sperare che si affermi un modello ibrido tra l’esperienza britannica e quella danese, dove prevale la moral suasion;
Qualità. Spenti i fuochi dello scontro regolamentare e della concorrenza a colpi di delibere, il mercato dovrà puntare sempre di più su elementi di differenziazione diversi dal prezzo. Non ci facciamo grandi illusioni, ma ci auguriamo una maggiore attenzione alla granularità dell’offerta e al livello di servizio;
Fantasia. Il panorama internazionale non abbonda di casi di successo eclatanti nell’innovazione di servizio associata alla banda ultra larga, ma non per questo si deve desistere. Perseverare nell’evoluzione dell’offerta, anche attraverso l’integrazione di componenti di servizio accessorie e/o opzionali rimane un atto dovuto;
Fiducia. Senza clienti ogni sforzo di ammodernamento infrastrutturale rimane naturalmente vano, o quanto meno inutile. Auguriamoci quindi, infine, che si creiono le condizioni, non solo all’interno del settore delle telecomunicazioni, affinché i pionieri della banda ultra larga non rimangano un manipolo di coraggiosi.
Provare per credere.