Le spighe piegate da un lieve scirocco. Ogni chicco. Ogni zolla rivoltata. Ogni rivolo del torrente si stringe fra le pietre tonde. Ogni carota e patata. Ogni posata e fondina. Ogni lenzuolo e cuscino. Ogni sardina e ogni testuggine. Ogni osso e ogni muscolo. Ogni poesia. Ogni corda di contrabbasso. Ogni teletrasporto. Ogni ago nel pagliaio è portatore della x, della y, e della z della sua collocazione. Nel motore di ricerca Trigoo non cerco le parole, i testi, gli audio o i video, ma gli infiniti oggetti. Di ogni misura, anche infinitesimi. Gli studenti si ritrovano coi maestri. Le mucche coi fili d’erba. Le piazze coi passanti. I vetri con i venti. I velivoli coi gabbiani. I bicchieri con le birre. I gatti coi divani. I caschi con le teste. I passi coi selciati. I sacerdoti coi peccati. I coccodrilli coi serpenti. Ogni essere con qualsiasi altro essere. Con qualsiasi oggetto. Gli alberi si ritrovano con le altalene. Ognuno con la sua Memoria Interiore (MIN).
“Il Grande Ictus Mnemonico… L’abbiamo verificato in queste ore…” La comandante Akila Khaspros boccheggiava dallo sgomento “ci ha distaccati tutti dagli altri…” Il bus a due piani, sede di copertura della Memory Squad numero 11, si affannava a caricare e scaricare i falsi passeggeri. Figuranti annoiati. Figuranti assetati. Nella calda fine primavera. Figuranti sudati. Il bus rocchiolava in salita e sgurmarrava in discesa. La metropoli ammucchiava sentimenti scaltri e spropositati.
“Ogni memoria interiore ha perso la connessione con le migliaia di memorie interiori di suo rispetto!” spiegò agli altri agenti Xina Shaiira, analista del terreno e dell’ambiente, seconda in comando della Memory Squad 11. Gli abitanti della galassia, gli oggetti, i cibi, gli artisti, i trasportatori, le mandrie, le biciclette erano persi. Mai più si sarebbero ritrovati. Al porto ribollivano le esche ormai inutili. Nei boschi dei grattacieli gli scoiattoli strimicchiavano le ghiande perdute. Nei fiumi delle autostrade archeologiche le canoe si sbracciavano senza remi.
“Scusa comandante… Io sto partendo per qualche giorno…” scalpitava Xina Shaiira. “Vai pure!” intimava la comandante Khaspros. Xina sfioccava dal bus rosso. Gli agenti la seguivano con occhi affettuosi. La comandante Akila Khaspros invisibile la tallonava. Xina implacabile la seminava. Akila la occhiava. Xina la dileguava. Akila sviolinava il manubrio. Xina mazzava i pedali. Akila sbrucava il tunnel. Xina singhiozzava la fontana. Il viottolo immobile ascoltava complice.
Xina respirava la vicinanza. Sarco costringeva la parvenza. Xina soffocava la mancanza. Sarco coi passi rubati. Xina coi respiri assaporati. Sarco girava alle statue. Xina falcava ai gradini. Sarco ruggiva la pietra. Xina imperlava il sole. Sarco disperava Xina. Xina figurava Sarco. Sarco abbracciò alla scalinata declinante. Xina avvinghiò. Gli amanti si ritrovano. Sempre.
(30-continua la serie. Ogni episodio è “chiuso”)