Agende digitali regionali

Ecco i cantieri delle Regioni per accelerare l’Agenda digitale del Paese

Troppo spesso, i roboanti piani nazionali per il digitale finiscono per impantanarsi nei farraginosi meccanismi della burocrazia italiana. Ecco perché, invece, le Regioni corrono e mettono a terra diverse azioni concrete misurabili per efficacia e impatto da parte delle imprese e dei cittadini

Pubblicato il 26 Set 2017

Gianluigi Cogo

Consulente PA digitale, ex Regione Veneto

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Credo non ci sia miglior ambito per attuare le strategie digitali di quello regionale. Lo affermo con coscienza perché i fatti lo dimostrano.

I grandi piani nazionali che definiscono le strategie digitali del nostro paese si susseguono ormai da anni: Piano Bul, Piano crescita digitale, Piano scuola digitale, Piano Industria 4.0, Piano Sanità digitale, Piano Triennale Agid, e altri che non sto ad elencare come ad esempio quello sulle Smart City che ogni tanto riaffiora come un mantra, nonché come grande incompiuta.

Tutta questa pianificazione necessita poi di leggi, regolamenti, tavoli di concertazione, decreti attuativi e, quando finalmente si riescono a trovare i finanziamenti, necessita anche della definizione dei soggetti attuatori, dei soggetti controllori, di quelli incaricati per la gestione e poi altri soggetti intermedi che si occupano a vario titolo di contrattualistica, spesa, audit, ecc.

Insomma, ciò che lo Stato definisce come priorità strategica e spesso urgente, rischia di impantanarsi come sempre nella farraginosa e liturgica gestione tutta italiana, che dilata i tempi e aumenta la filiera di soggetti e istituti che per opportunità o opportunismo, si infilano nei processi attuativi.

Le Regioni, su questo tema, pur tenendo conto delle indicazioni dei grandi Piani Nazionali, hanno il vantaggio di dover attuare in fretta le Agende Digitali Regionali che trovano piena coerenza nell’Obiettivo Tematico 2 della Programmazione EU 14-20 e permettono di finanziare diversi progetti digitali sui vari Assi nei quali si articolano i conseguenti Piani Operativi Regionali (POR) finanziati con i fondi strutturali europei.

Dunque le Regioni fanno di queste opportunità un modello virtuoso e possono permettersi di correre veloci per rispettare i tempi della programmazione europea e mettere a terra diverse azioni concrete.

Per conoscere meglio l’efficacia di tutto ciò, come sempre, in autunno alcune regioni fanno il punto confrontandosi con i beneficiari territoriali e aprendo il confronto per migliorare le azioni digitali a venire, sulle quali son pronte ad aprire nuovi cantieri.

L’occasione mi permette di indicare tre momenti molto importanti di divulgazione e riflessione sul tema:

Quello imminente di fine settembre a Modena, dove la Regione Emilia Romagna propone l’After festival, un evento è organizzato congiuntamente al Ministero dello Sviluppo Economico e al Comune di Modena che si concentra, fra l’altro, sullo sviluppo della Banda Ultra Larga e sulla connettività come fattore abilitante il cambiamento.

Segnalo in particolare, il 30 settembre alle ore 10:00 presso il Teatro Storchi di Modena, la Prima Conferenza Nazionale sullo stato di attuazione del Piano Nazionale Banda Ultra Larga. Assieme ai rappresentanti della Commissione Europea, del Governo nazionale, di quello regionale e dell’amministrazione cittadina si ragionerà di strategie, ma anche di implementazione, per capire quando e come la BUL diventerà a pieno titolo una commodity per le nostre case e le nostre imprese.

Quello di Pisa, ovvero l’Internet festival 2017 organizzato in collaborazione con la Regione Toscana, dove il 6 ottobre alle ore 15.00 presso la sala Azzurra della Scuola Normale Superiore si farà il punto sull’Agenda Digitale regionale.

E infine quello di metà ottobre in Veneto. Il tradizionale Digitalmeet, un format di eventi diffusi nel territorio che vedrà il patrocinio e la presenza della Regione Veneto con le tante progettualità insistenti sull’Agenda Digitale Regionale.

Insomma, cantieri e azioni già in atto e già misurabili per efficacia e impatto da parte delle imprese e dei cittadini.

Una dimensione e una collaborazione quella delle, e fra, le ADL (Agende digitali Locali) che rischia di diventare l’unico termometro vero per misurare lo stato di digitalizzazione del nostro paese.

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