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Sviluppo sostenibile, il ruolo del digitale nelle città del futuro

Educazione, inclusione, responsabilità e impatto della tecnologia su ambiente e qualità della vita. Sono i temi chiave del connubio tra digitale e sviluppo sostenibile. Un contesto in cui le tlc hanno un ruolo chiave, come essenziale è la collaborazione di PA, fornitori, startup, cittadini. Ecco cosa sta facendo Wind Tre

Pubblicato il 31 Lug 2018

Massimo Angelini

Direttore PR Internal & External Communication di Wind Tre

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Si è conclusa la seconda edizione del “Festival dello Sviluppo Sostenibile”, una manifestazione unica nel panorama internazionale, con oltre 700 eventi in tutta Italia ed una mobilitazione senza precedenti a sostegno dell’Agenda 2030 dell’ONU. Come Wind Tre abbiamo voluto essere presenti anche quest’anno, perché crediamo che sia uno specchio importante degli scenari di medio termine e dei bisogni che arrivano da istituzioni e società civile. E lo abbiamo fatto presentando il nostro rapporto “L’innovazione digitale per gli SDGs”: una ricerca, costruita in maniera partecipata, sulle opportunità attuali e future di raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals, SDGs) grazie alle nuove tecnologie. Con un focus particolare su 4 temi chiave: educazione, inclusione, responsabilità e contributo della tecnologia all’ambiente e alla qualità della vita.

I 17 obiettivi previsti dall’Agenda 2030 dell’ONU, che il nostro Paese ha sottoscritto nel 2015, rappresentano una sfida a cui tutti sono chiamati a rispondere: istituzioni, imprese e società civile. Per le aziende, in particolare, si tratta di bisogni emergenti a cui poter fare fronte attraverso l’innovazione e le partnership pubblico-privato. Creando opportunità che, per il solo settore ICT, sono state quantificate in oltre 2000 miliardi di dollari ogni anno.

Internet delle cose, l’impatto su società e ambiente

Da questo punto di vista i cambiamenti più importanti verranno dall’Internet delle cose. Secondo il World Economic Forum, infatti, circa l’84% delle soluzioni IoT potranno avere un impatto sui temi sociali ed ambientali. Si tratta, ad esempio, delle opportunità create per l’innovazione sostenibile nelle città: gestione della mobilità, monitoraggio dell’inquinamento atmosferico, monitoraggio “smart” delle reti essenziali di energia elettrica, acqua e riscaldamento e iniziative nel campo dell’“economia circolare”.

E la crescita dell’IoT in Italia, che lo scorso anno ha già toccato quasi 4 miliardi di euro di ricavi e oltre 16 milioni di sim, mostra che si tratta di processi già iniziati. Pensiamo, ad esempio, alla capacità delle Utility di erogare servizi come la gestione dei rifiuti, dell’energia e la distribuzione dell’acqua. L’innovazione può rendere queste attività più sostenibili e competitive, gestendo le utenze in modo più intelligente e meno impattante. Il settore TLC, in questo contesto, potrebbe costruire collaborazioni più forti con le amministrazioni pubbliche per realizzare la città del futuro. Alle Utility servono capacità di connessione, di trasferimento di dati, di controllo dei contatori e del funzionamento dei cassonetti per il riempimento o la programmazione della raccolta. Nelle case, inoltre, ci sarà sempre più disponibilità di strumenti connessi alla rete, ci sarà sempre più bisogno di sistemi di power management e di accumulo. E la ricarica domestica potrebbe essere la chiave di sviluppo per la mobilità elettrica, ancora così poco diffusa in Italia se confrontata con gli Stati Uniti o il Nord Europa.

5G come abilitatore dell’IoT 

Tutti servizi che, dal punto di vista tecnico, avranno un’accelerazione con l’introduzione delle reti 5G, nella sperimentazione delle quali, tra l’altro, come Paese siamo tra i primi in Europa. In generale, ciò che caratterizza il 5G, infatti, non è solo la velocità, ma una maggiore efficienza nella fruizione e trasmissione dei dati, essenziale per la possibilità di connessioni massive tra macchine. Migliaia di contatori, ad esempio, potranno “parlare” contemporaneamente con lo stesso centro servizi anche grazie ai bassi livelli di latenza. Il 5G quindi è un abilitatore dell’IoT. Ma, come sostiene il nostro AD, Jeffrey Hedberg, l’innovazione necessita innanzitutto di persone e partnership. Archivi e banche dati non sono ancora sufficientemente integrati fra loro, manca una cabina di regia che sia in grado di organizzare la transizione.

Smart city significa quindi innanzitutto governo di sistema: dovremmo riuscire a mettere insieme la Pubblica Amministrazione con i fornitori, le start-up, i cittadini. Un esempio per tutti è la sperimentazione sul 5G basata su partnership pubblico-private, che superano la necessità di investimenti da parte delle Pubbliche Amministrazioni di riferimento. A L’Aquila, infatti, stiamo sperimentando un ecosistema aperto insieme all’Università, ai centri di ricerca e ad aziende che stanno testando sul territorio direttamente i servizi e non solo la tecnologia, con “use case” che riguardano, tra l’altro, la sicurezza degli edifici e del patrimonio culturale, la telemedicina, l’Agricoltura 2.0.

Ciò che è importante, quindi, è orchestrare i processi, mettendo insieme le esigenze dei vari “stakeholder”, traducendo i loro bisogni in azioni progettuali. Si tratta in fondo di una rivoluzione culturale sostenuta dall’innovazione tecnologica. E si tratta anche di ciò che abbiamo provato a fare con questo report, che è stato costruito in modo partecipato con 40 nostri stakeholder, interlocutori e partner provenienti da Università, istituzioni pubbliche, mondo del business e organizzazioni no-profit. Per guardare al ruolo delle telco, non solo oggi, ma nel prossimo futuro.

Il report è consultabile e scaricabile sul sito www.windtre.it

L’articolo è parte di un progetto di comunicazione editoriale che Agendadigitale.eu sta sviluppando con il partner Wind Tre

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