Sono passati quasi cinque mesi dalla “liquidazione” della governance dell’Agid in versione Caio/Ragosa ed oggi viviamo la gestione Poggiani/Quintarelli voluta dal Ministro Madia.
Il nuovo DG ha più volte affermato di essere consapevole dei ritardi accumulati dall’Agenzia a far data dalla approvazione del Decreto Sviluppo che rappresenta lo “start” delle iniziative programmate per innovare il corso della PA, delle Imprese e dei Cittadini.
Una consapevolezza che ha indotto il responsabile di Agid a mettere in pista un comitato di esperti che avrà il compito di individuare le priorità del programma dell’Agenda Digitale, disincagliare l’attuale situazione di stallo determinata dalle decine di Decreti Attuativi giacenti nei” cassetti della politica ”e imprimere l’accelerazione, resasi ormai improcrastinabile, al fine di dare al nostro Paese un ruolo che lo collochi almeno nella media dei Paesi Europei in tema di digitalizzazione dei servizi e relativa innovazione dei processi.
Per chi vive quotidianamente il disagio del mancato avvio di una robusta politica a sostegno di riforme che, partendo dalla modernizzazione della PA, facciano rimettere in moto il mondo dell’industria delle tecnologie e dei servizi dell’ICT, le dichiarazioni di buona volontà manifestate dal nuovo gruppo dirigente ci sembrano poca cosa rispetto all’urgenza della situazione ed alle aspettative di un comparto in crisi da oltre dieci anni.
La crisi del nostro sistema produttivo è solo ovviamente un effetto indiretto rispetto all’arretratezza del nostro sistema sociale; ci collochiamo infatti agli ultimi posti della graduatoria dei Paesi Europei per ciò che riguarda la giustizia, l’istruzione, le infrastrutture, la sanità ,la ricerca e ovviamente i servizi digitali.
In tema di riforme che possano favorire significativi investimenti a sostegno della ricerca e dei progetti di informatizzazione del Paese ci chiediamo dove siano finiti i progetti di “spendig review“ che, promuovendo l’adozione di soluzioni/sistemi e servizi riconducibili al comparto dell’ICT, avrebbero potuto determinare consistenti economie di scala con effetti positivi sul PIL.
Dopo Bondi e Cottarelli qualcuno prenderà in considerazione le indicazioni più volte avanzate da tutte le associazioni di categoria e istituti di ricerca che hanno ciclicamente prodotto analisi ,studi e indagini che portano inequivocabilmente a stabilire che gli investimenti in tecnologie e formazione nel settore dell’ ICT rappresentano un “toccasana” per lo sviluppo del Paese.
Continueremo a ripeterlo fino alla noia così come fino alla noia insisteremo ad offrire una collaborazione di competenze di cui forse converrebbe approfittare.