Lo scorso novembre ho lasciato l’azienda per la quale stavo lavorando e, tra un misto di sorpresa e preoccupazione di parenti, amici e colleghi, e ho deciso di mettermi al servizio del Paese e raccogliere la sfida affidata a Diego Piacentini, Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale. Oggi mi trovo quasi a metà di questo percorso che ha una durata di due anni, ed è quindi un buon momento per riflettere sui risultati raggiunti e la direzione verso la quale ci stiamo muovendo.
Per cominciare, bisogna mettere in chiaro che due anni non sono un tempo sufficiente per digitalizzare la Pubblica Amministrazione italiana, questo lo sapevamo fin dall’inizio, ma l’obiettivo che ci siamo posti come Team per la Trasformazione Digitale è quello di attivare un processo di cambiamento che funziona e che va avanti da solo, di fare in modo che diventi la normalità.
Un primo importante mattone per attivare questo processo è il Piano Triennale, un documento strategico che è stato scritto dall’Agenzia per l’Italia Digitale in collaborazione con il nostro Team, e che intende guidare e supportare tutta la Pubblica Amministrazione in un processo organico e coerente di trasformazione digitale. Lo scorso maggio, questo documento è stato firmato dal Presidente del Consiglio e, con la forza di questo riconoscimento, ora impegna direttamente il Governo e tutte le Amministrazioni.
Il Piano contiene un cronoprogramma con decine di attività che le Amministrazioni dovranno completare nel prossimo triennio, allineando i loro investimenti con la strategia nazionale, e rappresenta quindi il punto di partenza di un lavoro massivo che coinvolge tutti. Inoltre, poiché la tecnologia evolve molto veloce, si tratta di uno strumento dinamico che sarà aggiornato ogni anno, raccogliendo anche i contributi di chi vorrà partecipare alle prossime edizioni, e per questo sul sito del Piano sono presenti strumenti collaborativi come un forum e un sistema per proporre aggiunte e modifiche, dove abbiamo già ricevuto oltre 180 domande e commenti.
Da un punto di vista tecnologico, stiamo lavorando su un insieme di infrastrutture e piattaforme abilitanti, realizzati centralmente o creati riorganizzando l’esistente, che possano aiutare le Amministrazioni sul territorio a costruire i servizi digitali di cui il cittadino ha bisogno. Si tratta di componenti di base, modulari, che implementano funzionalità strategiche di cui tutte le amministrazioni hanno bisogno e che quindi non ha senso ricostruire da capo ogni volta, reinventando la ruota. Noi chiamiamo questa visione il Sistema Operativo del Paese.
Concentrando gli sforzi su una implementazione unica a disposizione di tutti, è possibile aumentare la qualità (sicurezza, facilità d’uso, etc.) ed ottenere facilmente una maggiore integrazione e sinergia tra i vari servizi.
In alcuni casi abbiamo lavorato su progetti che esistevano già e che noi stiamo cercando di accelerare, come ad esempio SPID che è il sistema di riconoscimento online dei cittadini, già utilizzato da oltre 1.5 milioni di persone, e permette di accedere a tutti i siti della Pubblica Amministrazione con un’unica password rendendo i servizi più semplici e sicuri.
Per ottenere l’accelerazione lavoriamo su più fronti: facciamo un lavoro di project management per allineare tutti gli attori su una roadmap comune, introduciamo strumenti e pratiche collaborative per condividere in maniera più efficace le informazioni, interagiamo con l’Agenzia per l’Italia Digitale, alcune Amministrazioni centrali, le Regioni ed alcune Città Metropolitane per raccogliere feedback e risolvere le difficoltà, ma soprattutto lavoriamo direttamente con i fornitori di tecnologia che lavorano per le amministrazioni, quelli che alla fine devono integrare le nuove piattaforme nei sistemi informatici esistenti. Questi ultimi, in particolare, ci hanno manifestato in più occasioni l’utilità di avere finalmente un interlocutore nazionale con il quale confrontarsi in maniera aperta.
Questo sforzo di cucire insieme tutti gli attori sta dando risultati visibili per esempio su ANPR, l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente, che è un contenitore unico per tutte le nostre identità e permetterà una interazione semplificata tra i sistemi degli oltre 8000 Comuni e quelli delle altre Amministrazioni. Grazie alla nostra azione questo progetto, che era in fase di stallo con solo un Comune collegato, è finalmente ripartito e ora ha undici Comuni già subentrati e 650 ad oggi nelle fase di pre-subentro, ossia nella fase finale di collaudo. Stiamo cercando di completare 3000 Comuni entro l’anno prossimo.
Un altro caso per il quale si iniziano a vedere i risultati è PagoPA, un sistema unico nazionale per gestire i pagamenti che i cittadini eseguono verso le Amministrazioni, di qualunque tipo siano (tasse, multe, servizi medici, etc.) Dopo alcuni anni nei quali l’adozione era proceduta lentamente adesso il numero di transazioni di pagamento gestite in maniera digitale sta crescendo velocemente e una nuova versione, con un’esperienza utente migliorata, sta per arrivare in autunno.
Sull’esperienza utente stiamo ponendo molta attenzione, lavorando alla semplicità delle interfacce, alla coerenza grafica e stilistica dei siti. Un approccio con il cittadino-cliente al centro paragonabile a quella che è abituato a vivere ogni giorno con i servizi in ambito privato. Non si tratta solo di estetica: rendere i servizi semplici e facili da usare libera il tempo delle persone, riduce errori di compilazione e in definitiva, oltre a metterci di buon umore, recupera efficienza.
Certo, il lavoro da fare è moltissimo, noi siamo pochi e sono necessarie tante competenze tecniche che purtroppo nella Pubblica Amministrazione scarseggiano. Per questo abbiamo creato un processo di inclusione, rivolto anche al mondo dei professionisti, delle startup e di chiunque voglia partecipare a questo progetto.
Lo scorso 24 marzo, nella cornice del Codemotion (il più grande evento italiano per sviluppatori e tra i maggiori del mondo, un esempio di quei tanti “Made in Italy” in ambito tecnologico nei quali, come Paese, dovremmo credere di più), ho presentato con Giovanni Bajo il progetto Developers Italia, la prima community di sviluppatori di servizi pubblici digitali in Italia. Portare il Governo in questi ambienti, dove mai si era visto prima, fa parte di quel cambio di approccio e di metodo che è parte fondante del nostro risultato.
E poi c’è una seconda community, quella dei designer, che i nostri colleghi Matteo De Santi e Lorenzo Fabbri hanno presentato al Digital Design Days a Milano all’inizio di giugno. Essa vuole essere punto di incontro tra tecnologia e persone, e per farlo chiama a raccolta tutto il mondo del design, dentro e fuori la Pubblica Amministrazione.
Stiamo introducendo modalità di partecipazione completamente nuove per gli enti pubblici, certi che per raggiungere l’obiettivo della trasformazione digitale dei servizi della Pubblica Amministrazione si debba agire in maniera collaborativa. Con questi passi verso il mondo dell’innovazione e delle startup vogliamo azzerare la distanza. Vogliamo dare l’esempio indicando un nuovo modus operandi per tutte le Amministrazioni. Non solo, per potenziare ulteriormente questa apertura, il Team Digitale ha stanziato un budget di un milione di euro per lo sviluppo della Developers Community, e lo sta investendo nello sviluppo di codice interamente open source, tramite alcune gare rivolte a piccole aziende e startup con una forte componente tecnologica e con lo sviluppo open source nel proprio DNA.
Ci sono diversi progetti già in moto e diversi altri che stiamo avviando ma che ancora non siamo pronti per raccontare. Rimanete in ascolto, vi terremo informati!