l'analisi

Telco, una “strategia beyond the core” per uscire dalla crisi: come attuarla

Le Telco italiane sono oggetto di una crisi strutturale che sembra non avere una via di uscita immediata se non rivedendo il proprio core business e rifondando in parte la propria vocazione al fine di creare una sinergia che possa fare riguadagnare quota all’intero comparto

Aggiornato il 24 Feb 2023

Enrico Barsotti

Enrico Barsotti, Senior Business Advisor Join Group

fibra ottica

I numeri realizzati dalle Telco negli ultimi dieci anni non lasciano spazio a interpretazioni: il comparto italiano delle telecomunicazioni è impantanato in una crisi strutturale causata dalla necessità di ingenti investimenti contrapposta alla costante contrazione dei ricavi.

Uscire da questa situazione è possibile, occorre però una sinergia tra elementi che può essere attuata partendo da una strategia beyond the core, cercando quindi al di fuori del core business propriamente detto. Per meglio comprendere i perimetri del problema e delle soluzioni è opportuno partire dai dati economico-finanziari delle Telco.

La crisi delle telco, le carenze della politica hanno fatto danni: ecco come rimediare

La decrescita dei ricavi

Il rapporto curato dall’Osservatorio dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (Agcom) certifica la persistenza del lungo inverno del mercato delle telecomunicazioni italiane. Nel primo semestre 2022 si registra infatti l’ennesima decrescita dei ricavi rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente (-4,4%), decrescita che accomuna sia il mercato fisso che quello mobile (che decrescono rispettivamente del -5,4% e del – 3,2%).

La redditività operativa registra un calo addirittura maggiore (Ebitda: -12,4%) perfetta sintesi del perduto market power e della progressiva inelasticità dei costi operativi su cui incidono anche le recenti spinte inflazionistiche. Giova ricordare che le Telco, ancorché non sia riconosciuto quando si tratta di indirizzare le misure compensative del caro energia, è uno dei settori industriali più energivori.

Contemporaneamente la crescita dell’intensità degli investimenti è arrivata al livello record del 23,4% dei ricavi, spinta dall’imprescindibile aggiornamento tecnologico – su tutti 5G e FTTH – e dalle crescite volumetriche (+186% incremento traffico download mobile 2022 vs 2019, + 93,7% incremento traffico download fix 2022 vs 2019).

Il peso dei numeri

Logica conseguenza di queste dinamiche è la grande sofferenza del tasso di ritorno degli investimenti che ha innescato le strategie di razionalizzazione delle infrastrutture che stanno riconfigurando la filiera produttiva del mercato italiano delle telecomunicazioni.

È chiaramente una crisi strutturale che ha molteplici fattori:

  • il fallimentare processo di privatizzazione di Telecom Italia che ha privato il mercato di un leader di riferimento di dimensioni globali, cosa che non è accaduta nei Paesi europei che consideriamo per storia, cultura ed economia affini a noi: Spagna, Francia, Germania,
  • politiche industriali miopi che non hanno creato le condizioni strutturali per una sostenibilità di lungo termine del settore come, per esempio, la ri-frammentazione del mercato in occasione della fusione Wind – Tre, la struttura dell’asta delle frequenze 5G e la relativa gestione dei limiti frequenziali,
  • autorità di settore focalizzate principalmente nella difesa dei diritti dei consumatori e non del più ampio interesse dei cittadini per un settore strategicamente cruciale per la competitività del paese,
  • relazione con gli OTT improntata su un modello di business insostenibile che impone investimenti per reggere la crescita esponenziale del traffico a carico di chi fa le infrastrutture, i margini crescenti ad appannaggio esclusivo di chi fa passare i contenuti,
  • non da ultimo scelte manageriali obnubilate dalla necessità di raggiungere obiettivi sul breve termine ma che hanno amplificato perverse ed autolesionistiche guerre dei prezzi.

Invertire la rotta è possibile, a patto però che le Telco operino un cambiamento radicale che inizia dal proprio interno.

Beyond the core

Qui intendiamo per beyond the core la capacità di generare nuovi ricavi al di fuori della classica filiera Telco, facendo leva sugli asset esistenti, materiali ed immateriali.

Beyond the core non è, almeno nel breve / medio termine il rimedio per compensare il livello di perdite di un mercato che negli ultimi 10 anni ha lasciato sul terreno circa 6 miliardi di fatturato, così come insegna l’edizione 2022 del Rapporto sulla filiera delle Telecomunicazioni in Italia.

È ovvio che la speranza di una ripresa o quantomeno di una stabilizzazione del settore deve passare:

  • dall’adozione di efficaci politiche regolatorie, commerciali e industriali all’interno del perimetro Telco,
  • da forme di innovazione “in the core” che normalmente sono orientate all’efficienza e quindi “labour saving”, ossia all’uso di innovazioni che permettono di ridurre l’impiego di manodopera,
  • dalla capacità di individuare nuove opportunità legate alla Open innovation.

Ma sviluppare una sana strategia beyond the core è a nostro modo di vedere un elemento essenziale per attuare una sana strategia di medio termine che accompagni le Telco verso l’uscita da questo lungo inverno.

Tra gli scopi e i benefici diretti e indiretti di una strategia beyond the core figurano principalmente:

  • aumentare la redditività del capitale investito, facendo leva sugli asset già acquisiti / sviluppati e con l’adozione di modelli di business lean,
  • mantenere attiva e proattiva la filiera interna in un momento di sofferenza / evoluzione del ruolo (tema particolarmente rilevante per i canali commerciali),
  • migliorare il clima interno grazie alla mobilitazione delle risorse interne su progetti innovativi e finalizzati alla crescita,
  • incrementare l’attrattività per i talenti esterni che altrimenti percepiscono esclusivamente un settore “old”, in forte difficoltà e quindi poco attraente per le loro prospettive,
  • sviluppare opzioni reali di medio termine su cui spiriti schumpeteriani potranno creare nuove realtà che i comuni mortali oggi non vedono.

Altro elemento di una sana strategia è quello di coniugare i propri punti di forza con le opportunità emergenti, concentrandosi nelle aree a maggior tasso di successo potenziale. La necessità di dare una priorità ed una focalizzazione su pochi progetti realistici è fondamentale anche perché gli operatori italiani fino ad oggi si sono dimostrati poco lungimiranti nel dedicare risorse a crescite esterne.

Anche se con diverse sfumature, gli asset interni su cui tutti gli operatori Telco possono far leva per un posizionamento beyond the core sono:

  • un brand consolidato, affermato e riconosciuto,
  • una consolidata relazione con il cliente e accesso ad informazioni qualificate, ovviamente nel pieno rispetto dei vincoli legislativi,
  • una presenza commerciale capillare e fortemente qualificata.

Le ricadute sul mercato consumer

Per orientarsi nel mare magnum delle opportunità e concentrandosi in questa fase esclusivamente sul mercato consumer, una prima importante sgrossatura può essere fornita dall’allocazione della spesa degli italiani.

I dati Istat 2021 sono molto chiari: se togliamo la spesa alimentare ed altre aree difficilmente aggredibili da un operatore di telecomunicazioni, le categorie di maggiore interesse sono quelle per la spesa energetica e quella per le spese dei trasporti.

Due voci rappresentano circa il 15% della spesa delle famiglie italiane, sicuramente in crescita quando avremo i dati aggiornati con lo shock energetico in atto.

Considerando anche mercati potenzialmente correlati, come per esempio la spesa per assicurazioni le quali, in misura del 75% circa, sono indirizzate a esigenze legate alla mobilità, il potenziale perimetro economico si espande al 16,5% della spesa mensile degli italiani (come riferimento, le spese per telecomunicazioni rappresentano il 2,2% della spesa della famiglia italiana).

È evidente che sia il mondo delle utility energetiche sia quello della mobilità sono ambiti in cui gli asset degli operatori Telco possono giocare un ruolo estremamente rilevante.

Ed è altrettanto vero che il mondo dell’energia (e dell’efficienza energetica) e quello della mobilità – e in particolare della mobilità sostenibile – sono in grande fermento competitivo ed evoluzione tecnologica. Non a caso sono destinatari di grandi risorse del piano Pnrr, per cui è ragionevole immaginare un ruolo significativo per soggetti che hanno rilevanti asset funzionali a questa evoluzione (brand, massa critica, capacità tecnologica, presenza commerciale).

Ci sono sicuramente altri settori interessanti per una strategia beyond the core come la citata insurance, i proximity payments o l’advertising. Ma ci sentiamo di affermare che hanno un minor potenziale per le dimensioni più ridotte dei mercati, le maggiori complessità regolatorie, la maggior distanza dalle competenze core e la minor rilevanza in termini di brand enrichment. Non sono comunque da escludere se correttamente declinati in una logica sinergica (abbiamo accennato alla relazione tra mobilità ed insurance) e temporale.

Individuati gli asset da mettere sul tavolo ed i settori su cui concentrarsi, quali sono le possibili strade:

  • Sviluppo interno: difficilmente sostenibile per complessità, tempi, entità delle risorse da dedicare e complessità regolatorie. Non da ultimo, i forti investimenti necessari amplificherebbero le citate criticità sulla redditività del capitale investito.
  • M&A: si ridurrebbero i tempi e le complessità operative, ma rimarrebbero le criticità legate all’integrazione e alla redditività del capitale investito.
  • Partnership strategica: è a nostro modo di vedere la soluzione che coniuga al meglio le potenziali sinergie. L’operatore Telco apre nuove opportunità di mercato facendo leva sui propri asset, l’utility porta tutta la sua esperienza industriale, regolatoria e di processi. Ovviamente la complessità sta nel trovare i partner le cui aree di forza / debolezza siano tra di loro complementari.

In sintesi, perseguire una sana strategia di crescita beyond the core dovrebbe far parte del piano strategico di ogni operatore Telco, sia per i benefici diretti in termini di redditività marginale sia per i benefici indiretti sulla rete distributiva e sul clima interno.

Energia e Mobilità sostenibile rappresentano le possibilità più concrete per massimizzare al di fuori della propria filiera il grande potenziale degli asset degli operatori di Telecomunicazione e la partnership strategica è lo strumento per superare i vincoli di complessità e risorse che fino ad oggi hanno rappresentato un freno alle strategie di diversificazione.

Articolo originariamente pubblicato il 17 Feb 2023

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3