La politica fa bene a seguire da vicino la partita in casa Tim. E’ vero che si tratta di scelte prettamente aziendali, ma in gioco ci sono asset strategici e su cui il Governo potrebbe esercitare legittimamente i suoi poteri.
In attesa delle decisioni del supertavolo ministeriale, l’unica posizione da scartare a priori è quella del Movimento 5 Stelle che, non contento della telefonata ‘venezuelana’ che fece l’allora premier Conte nell’agosto del 2020 nel pieno dello svolgimento del Cda Tim, torna a invocare una anacronistica nazionalizzazione dell’azienda.
Perché è cruciale la partita Tim
L’Italia deve partire dai dati e dalla sua posizione di bassa classifica nell’indice Desi, a riprova che la vera ferita da sanare oggi si chiama digital divide, una piaga che incide sullo smart working, sulla digitalizzazione del Paese (con buona pace dell’Anagrafe digitale promossa in prima persona dal Presidente della Repubblica), sulla scuola e sullo sviluppo delle aziende.
E Tim è chiaramente centrale su molte partite, come quella della banda gigabit a tutti e il cloud nazionale.
Partire dai dati significa ricordare che le tensioni concorrenziali, le politiche eccessivamente finanziarie (come giustamente rilevato da Matteo Salvini) e un pressing politico troppo morbido sono stati in passato alla base di un Piano Strategico Banda Ultralarga nato nel marzo 2015 per concludersi nel 2021: ad oggi dei 6.232 Comuni che avrebbero dovuto avere la fibra in casa, ne sono stati coperti 1049, ovvero il 17%. La nostra è l’Italia con 28.388 scuole da connettere: ad oggi l’82% di queste è ancora senza fibra. I fari del dibattito pubblico devono essere puntati anche su questi aspetti.
Davanti a questi numeri la politica dovrebbe chiedere a chi vuole investire in Italia due cose: chiarimenti sul piano industriale e garanzia dei livelli occupazionali. Stop.
Con il lavoro fatto in Commissione e in Parlamento la Lega ha sempre dimostrato di prediligere la pragmaticità rispetto alle scelte degli azionisti. Voucher per la connettività, semplificazione normativa, formazione della PA, piano scuole, interoperabilità delle reti, tutela dell’utente finale: queste sono le priorità dell’agire politico. Già lo scorso settembre, al Forum Ambrosetti di Cernobbio, il senatore Salvini era stato chiaro: “Io sono un sostenitore del libero mercato”. Il mercato farà la sua parte, come sta facendo in queste ore, e per fortuna il Governo (anche grazie al rafforzamento del Golden Pover voluto dalla Lega nel Conte I) ha tutte le carte da giocare perché sicurezza delle reti, protezione.