Trenta anni di internet in Italia: chiediamoci che cosa stiamo sbagliando

Il 30 aprile 2016 si festeggia il trentesimo anniversario del primo collegamento permanente alla rete Internet, al tempo chiamata Arpanet, tra l’Istituto Cnuce del CNR e il nodo nella Pennsylvania. Tutto grazie a un terreno fertile per questa innovazione. Adesso lo è ancora?

Pubblicato il 11 Apr 2016

Stefano Trumpy

Pioniere di Internet, Presidente onorario di Internet Society Italia 

internet-120221161808

Attendendo il trentennale del 30 aprile 2016, è ora opportuno domandarsi come sia potuto succedere che nel 1986 fummo il quarto paese europeo a connettersi a Internet, nell’ordine dopo Norvegia, Regno Unito e Germania mentre oggi, secondo le statistiche DESI (Digital Economy and Society Index) della Commissione Europea, siamo fra i paesi meno digitali dell’Europa.

E’ tutta una questione di terreno fertile per l’innovazione: trentanni fa c’era, senza dubbio, in Italia. Ripercorriamo le tappe di quella vicenda, per cogliere qualche spunto.

La mia storia

Nella data della connessione ad Arpanet, ero direttore del Cnuce (Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico) da tre anni, a seguito di una militanza nell’ambiente di ricerca pisano del CNR iniziata nel 1969; dopo la laurea in ingegneria, entrai nello IEI come borsista e nel 1971 sono migrato al CNUCE come tecnico laureato dell’università, dove mi sono occupato di sistemi di software applicativi.

Nel 1975 vengo coinvolto con un gruppo di otto persone nel controllo del volo del satellite sperimentale per telecomunicazioni SIRIO e ho passato due anni alla NASA che aveva un contratto in essere col CNR, Servizio Attività Spaziali, per il lancio e raggiungimento dell’orbita geostazionaria. Nel 1983 comincio a occuparmi di servizi di reti per la ricerca; divengo responsabile nazionale per la rete EARN (European Academic Research Network). Faccio parte già dal 1980 della Commissione Generale per l’Informatica del CNR che si occupava delle strategie e finanziamenti delle strutture di calcolo e rete di elaboratori dell’intero CNR. Questa commissione assicurerà anche il finanziamento del progetto ARPANET che porterà al completamento attuativo avvenuto il 30 aprile del 1986.

Nel 1986 la connessione ad Arpanet costituiva entro il Cnuce un tassello di attività diverse che riguardavano le connessioni di reti per la ricerca non limitate a protocolli proprietari delle case costruttrici di elaboratori (come era la rete EARN). Si investiva per mettere in rete elaboratori eterogenei, in modo da poter connettere utenti di ogni tipo; in Europa si stava investendo molto nell’architettura standard ISO/OSI (Internet Standard Office/Open Systems Interconnection) e nel 1986 non era ancora chiaro quale standard di interconnessione avrebbe prevalso. All’inizio degli anni 90 divenne chiaro progressivamente che il protocollo di Internet TCP/IP (Transmission Control Protocol / Internet Protocol) stava prevalendo. Questo ci portò a valorizzare le nostre scelte precedenti nel complesso e in particolare la nostra connessione a Internet.

Agli albori degli anni 90, Internet inizia ad affermarsi anche in altri settori della società. Nel 1992, con lo RFC 3271 (Request For Comment è il nome degli standard di Internet), presentato da Vint Cerf, dal titolo “Internet is for everyone”, si entra nell’era della crescita rapida di Internet fuori dell’ambiente della ricerca.

Gli utenti di Internet stimati a livello globale erano 13 milioni nel 1993 e 40 milioni nel 1995: oggi gli utenti stimati sono tre miliardi e mezzo, equivalenti a circa il 40 % della popolazione mondiale; questo dà una idea della crescita esponenziale di Internet da quando è uscito lo RFC 3271.

Nel 1992 viene costituita la Internet Society (ISOC) ed ho portato il CNR/CNUCE tra i soci organizzativi fondatori, accompagnato in questo dal mio collega Enzo Valente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare; siamo stati i due soci fondatori italiani di ISOC.

Esaurita la fase della mia direzione al Cnuce nel 1996, la mia attività principale è proseguita sino a oggi sui temi del governo di Internet, sia a livello internazionale sia nazionale. Nel 2005 fui membro della delegazione governativa allo World Summit on Information Society (WSIS) organizzato dalle Nazioni Unite che ha costituito la pietra miliare che ha posto al centro del quadro globale “La Società dell’Informazione”; è chiaro che l’Internet gioca un ruolo di assoluto rilievo per veicolare l’informazione a frazioni rapidamente crescenti della popolazione globale del mondo e che i servizi che gestiscono l’informazione come il web diventano anche economicamente più importanti dell’infrastruttura della rete che li trasporta; il WSIS ha anche varato meeting annuali che proseguiranno fino al 2025 denominati Internet Governance Forum (IGF) nei quali si affrontano i temi della gestione dell’Internet; la complessità della gestione dell’Internet è crescente e ci si trova in una situazione nella quale si devono confrontare tra loro non solo i tecnici, che nel passato hanno messo in piedi una struttura funzionante per numeri modesti di utenti, ma occorre lavorare congiuntamente con economisti, sociologi, giuristi e rappresentanti dei governi e del settore privato.

Le sfide globali per l’Internet del domani

Le sfide che abbiamo di fronte sono di varia natura:

  • quelle tecnologiche come l’internet delle cose, l’evoluzione del cloud e i big data, la transizione verso Ipv6, le tematiche della sicurezza, etc.

  • quelle dei diritti, come la cittadinanza digitale, il diritto alla privacy, all’anonimato, la proprietà intellettuale, le libertà di espressione, all’accesso, etc.

  • i pericoli di frammentazione della rete a livello globale

Le sfide per l’Italia

Diventa sempre più importante costituire in Italia una cabina di regia che riguarda la gestione dell’Internet che veda lavorare assieme la parte governativa, il settore privato, la comunità degli utenti e la componente tecnica; in mancanza di questo, si rischia di andare avanti un poco a casaccio creando malcontenti e blocchi incrociati. Nel 2000 con un gruppo di fondatori abbiamo costituito la sezione italiana della Internet Society che ho l’onore di presiedere e che ha lo scopo di mantenere e diffondere la cultura della Rete, un compito impegnativo, data la complessità dell’eco-sistema Internet, l’ampiezza della sua utenza e le continue novità Internet Society Italia è stato anche promotore e co-organizzatore delle edizioni italiane dello IGF, sin dalla sua costituzione nel 2008.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Video
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati