Le bozze del testo del “decreto del Fare” che circolano in rete presentano, sul tema del digitale, imprecisioni e contraddizioni che sarebbe auspicabile fossero risolte nel testo definitivo.
Alcune sono già state evidenziate in questi giorni, per cui il breve elenco che segue è a integrazione di quanto già emerso (come la riproposizione della CEC-PAC, l’esclusione delle piattaforme software dall’articolo dedicato agli incentivi per acquisti di nuovi “macchinari e attrezzature”) e si focalizza soltanto sull’articolo dedicato all’agenda digitale:
· nella definizione della “nuova governance” la resurrezione della cabina di regia inserisce adempimenti in contraddizione con l’art.1. comma 1 della legge 179/2012 (il “Decreto Crescita 2.0”). Lì, tra l’altro, si richiede che il Governo deve presentare in prima attuazione “le linee strategiche” dell’agenda digitale. Qui, invece, la strategia scompare, dando per già definita un’agenda digitale, che però ancora non esiste;
· viene previsto “il Tavolo Permanente per l’innovazione e l’agenda digitale italiana”, che però non include la presenza di rappresentanti della società civile (oltre che delle amministrazioni locali). Insomma, un grave passo indietro sia rispetto al “Comitato Tecnico” della legge 179/2012 sia rispetto alle recenti iniziative della Funzione Pubblica in ambito di Open Government. Non è tra l’altro chiaro il legame di questo Tavolo con il Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia Digitale. Forse è meglio sciogliere qualche Comitato…
· viene nominato un Commissario Governativo per l’attuazione dell’agenda digitale, a cui però non sono affidati compiti specifici, come quello, auspicabile, di preparare tutti i decreti attuativi della legge 179/2012 (e che stiamo aspettando) sottoponendoli all’approvazione della Cabina di regia, consultato il Tavolo;
· si istituisce anche “la struttura di missione del Commissario” che però non ha alcun vincolo di composizione, mentre è evidente che i vincoli qui sono fondamentali, come il richiedere che sia composta da personale dedicato e competente su tutte le materie dell’Agenda Digitale Europea, oltre che indipendente e senza conflitti di interesse. Insomma, non si può trattare di un lavoro part-time o di semplice consulenza. Qui è in ballo il futuro del Paese….
Non è ancora possibile esprimere valutazioni accurate sul decreto, ma complessivamente, accanto alle buone intenzioni sul tema della governance e sulla semplificazione, è difficile affiancare giudizi positivi sulle misure intraprese. Purtroppo la percezione è che sull’area del digitale si sia semplificato poco e che la focalizzazione quasi esclusiva del Governo sia oggi sulla banda e sullo scorporo della rete. Sembra mancare la consapevolezza del trend negativo e pericoloso mostrato anche dal Rapporto 2013 della Digital Agenda Scoreboard.
E così, purtroppo, senza una strategia, non abbiamo ancora un’Agenda Digitale Italiana.