Memory Squad - 129° PUNTATA

Turchia

Cronache dal futuro (anno 2333), a cura del docente visionario Edoardo Fleischner per Agendadigitale.eu

Pubblicato il 22 Lug 2016

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Il dottor Annthok Mabiis ha annullato tutte, o quasi, le memorie connesse della galassia per mezzo del Grande Ictus Mnemonico. “Per salvare uomini e umanidi dalla noia totale, dalla Sindrome della Noia Assoluta”, perché le memorie connesse fanno conoscere, fin dalla nascita, la vita futura di ciascuno, in ogni particolare. La Memory Squad 11, protagonista di questa serie, con la base di copertura su un ricostruito antico bus rosso a due piani, è incaricata di rintracciare le pochissime memorie connesse che riescono ancora a funzionare. Non è ancora chiaro se poi devono distruggerle o, al contrario, utilizzarle per ricostruire tutte quelle che sono state annientate, se devono cioè completare il lavoro del dottor Mabiis o, al contrario, riportare la galassia a “come era prima”.

La collina spaziava la città perplessa. Le cicale imprecavano. Il sole insultava. L’erba frastornava il deliquio. Si spiegavano le foglie. Alienate. Alitate.

“È come un colpo di testa, un colpo di fulmine… ha capito cosa voglio dire, signora?… un innamoramento per qualcuno o per qualcosa… una nuova vita, una svolta totale…” La stanza abbacinata. La panca secolare. La pancia immobile. Senza respiro.
“Sono qui per imparare… forse è meglio che dica per imparare a farlo da sola, senza le mie vecchie memorie connesse, ora che sono state tutte annullate… insomma ora che non funzionano più…” la voce affollata. Oppressa. Insultata. Derisa. Violentata. Infangata. Annullata. Dilaniata.
“Sì è come se lei avesse avuto un ictus… dobbiamo riabilitare il suo cervello ad avere colpi di testa… ad essere capace di azzerare uno stato precedente e sostituirlo con un altro, con tanti altri… a scambiarli fra loro…”
“Vuole farmi matta?…” assetata.
“Ma quando avrà riportato sé stessa a com’era quando usava le memorie connesse… quando sarà di nuovo connessa con tutti e tutto, come lo erano i nostri avi, ma senza elementi artificiali, sarà lei a decidere se, quando e come essere matta… uso qui la sua espressione…” l’estate esatta. La parete fratta. I gomiti. Assenti.
“Sa, cara signora, la pazzia può essere la cosa più dolce, persino la più intelligente che ci sia!”

Il bus rosso roccambolava. Dilaniato nella metropoli. La discesa folle. Sfilavano le querce del parco.
“Queste due dicono di non avere memorie connesse… la donna in cura sembra sincera, questo potrebbe essere un caso di riavviamento per le nostre memorie, quelle sequestrate ma non funzionanti…” perorava Sama Hargo, analista del linguaggio e delle memorie della Memory Squad 11.
“Dagli esercizi mentali di quella signora potremmo acquisire impulsi di riavviamento… quelli cerebrali naturali rimangono sempre i più potenti… non per fare filosofia, ma è sempre stato così” insisteva la Hargo. Le curve di città. Cigolavano. Indifferenti. Suadenti. Perdenti.
“C’è solo il pericolo che se ci avviciniamo troppo, la gran maestra mnemonica Gullennah percepisca il nostro tentativo di furto d’energia e interrompa la riabilitazione con la signora…” timorava la comandante Khaspros. I bus frullava i rami. Strianti. Flettenti. Cruenti.

“È dura! È troppo faticoso!… Lo sento, sarà difficilissimo per me… … ero così laica, così libera… erano le connessioni delle memorie che mi facevano vivere laica e libera… Ma ora sono tre anni che non ho più le memorie connesse… dal grande ictus mnemonico…” gli occhi arrissati. Arrassati. Assarrati. Attarrati. Atterriti.

Assolata. Arrossata. Assentata. La luce. Nel pomeriggio. Accecava i vasi senza mostarda. Pieni di terre. Della sua terra. Lontana. Profumata.
“Senza connessioni… mi sono accasata con ideologie fanatiche, lo so… infilata in religioni manipolate, adagiata su banalità comode… e ora, i suoi esercizi, gran maestra Gullennah, mi fanno scoppiare le testa… non ce la faccio proprio… è spaventoso desiderare così tanto di ritornare ad un modo d’essere che era il mio! E non farcela!”

Il cottage assecondava. Misurava. Appannava. Divagava. Intrepidava. Pomeriggiava. Appisolava. Dirompeva.

“Capisco signora, la capisco… ma non mi costringa alla terapia del colpo di stato… non è indolore… a molti fa proprio scoppiare la testa… per molti altri diventa una tossicodipendenza… per molto altri ancora invece…”
“Cioè… Come funziona? Di chi è?… Chi l’ha inventata?…” affamata.
“L’hanno inventata in molti, l’hanno perfezionata in tantissimi… è la terapia d’un colpo di stato di tanti anni fa, chiamato l’autocolpo di stato di Turchia…”

(129 – continua la serie. Episodio “chiuso”)

edoflei06@gmail.com

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