L’arretratezza digitale italiana ha un carattere strutturale e sistemico, non ci sono grandi differenze tra le regioni: è questo, in estrema sintesi, il risultato dell’analisi condotta dall’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano.
La valutazione è importante perché la definizione del piano di recupero del ritardo che ha l’Italia in ambito di maturità digitale, misurata dal DESI (Digital Economic and Society Index), passa necessariamente dall’analisi delle sue caratteristiche, in termini di aree tematiche e geografiche di arretratezza. La disamina delle “performance digitali” delle regioni è quindi indispensabile per comprendere se le aree misurate dal DESI e in cui l’Italia riporta valori bassi vedono comunque dei territori di eccellenza o se l’arretratezza è un fattore comune. Perché l’efficacia del piano di intervento dipende strettamente dalla considerazione della situazione di partenza.
Analizzando le 5 aree di cui si compone il DESI, il gap maggiore si registra nell’area relativa alla connettività in cui la regione italiana peggiore dista dalla media europea circa 18 punti percentuali, segue l’area uso di internet con un gap del 15% e le aree capitale umano e servizi pubblici digitali con un divario del 13%. Meglio invece l’area integrazione delle tecnologie digitali che vede 5 Regioni con un valore superiore rispetto alla media europea (quella con la migliore posizione registra un valore di 4 punti percentuali in più). Tutte queste Regioni si trovano nel Nord Italia. Un’analisi relativa alla media italiana, conferma la presenza di una differenza ancora presente, anche se oggi meno evidente, tra Nord e Sud del Paese in termini di attuazione dell’Agenda Digitale. In tutte le aree del DESI, almeno 5 delle 9 Regioni del Nord si trovano sempre al di sopra della media nazionale. Opposta è la situazione delle Regioni del Sud, in cui 4 Regioni su 6 si trovano sempre al di sotto della media nazionale. La Sardegna è la più virtuosa tra le Regioni del Sud essendo l’unica sopra la media italiana per capitale umano, uso di internet e servizi pubblici digitali.
Figura 1. Posizione relativa delle Regioni italiane sul DESI nel 2015
L’Osservatorio Agenda Digitale, grazie a degli studi di caso condotti su 12 Regioni (2 nel Nord-Est, 4 nel Nord-Ovest, 3 al Centro e 3 nel Sud e nelle Isole) ha delineato lo stato dei programmi regionali, le criticità da affrontare e le leve per migliorare la posizione regionale relativamente alle 5 aree del DESI. La sintesi è riportata in Tabella 1. Le analisi condotte hanno permesso di identificare alcune azioni prioritarie per ciascuna delle aree.
Area del DESI | Connettività | Capitale umano | Uso di internet | Integrazione delle tecnologie digitali | Servizi pubblici digitali |
Stato attuale | Problema di copertura del territorio a 30 Mbps | Assenza di interventi di inclusione digitale e di creazione di competenze digitali | Pochi interventi programmati per il miglioramento su quest’area | Criticità elevate soprattutto per le PMI | Piani definiti, ma poco fruibili e privi di indicatori |
Criticità | Conformazione del territorio che non agevola la copertura Alta dispersione dei comuni sul territorio | Mancata consapevolezza diffusa dei benefici connessi a una maggiore diffusione di competenze digitali | Carenza di competenze digitali Bassa usabilità e diffusione dei servizi digitali | Carenza di banda larga Carenza di competenze digitali di base e specialistiche nelle aziende | Integrazione, collaborazione e governance dell’innovazione Scarsa cultura organizzativa e tecnologica Incapacità di gestire i fondi EU |
Leve su cui agire | Gestione efficace ed efficiente dei fondi BUL, in sinergia con il MISE | Diffusione e disponibilità di servizi online | Diffusione e disponibilità dei servizi online | Diffusione della banda larga | Diffusione servizi sanitati digitali Diffusione Open Data Diffusione competenze digitali |
Tabella 1. Stato attuale dei programmi regionali, criticità e leve su cui agire relativamente alle 5 aree del DESI
Per quanto riguarda l’area connettività è secondo noi necessario agire contemporaneamente sia sulla copertura di banda ultralarga sia sul suo utilizzo. A metà 2015 infatti solo il 44% delle abitazioni italiane erano raggiunte da una banda a 30 Mbps e solamente il 3% dei cittadini aveva sottoscritto un abbonamento a tale velocità. Per incrementare la copertura è necessario garantire una gestione efficace ed efficiente dei fondi dedicati alla banda ultralarga in stretta sinergia con il MISE e spingere gli investimenti di PA e privati. È inoltre opportuno prevedere degli incentivi affinché i cittadini utilizzino in modo più pervasivo la banda larga. Solo in questo modo sarà possibile raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa e dal Governo.
Con riferimento alle aree capitale umano e uso di Internet sarebbe opportuno:
- definire azioni mirate e programmi di formazione specializzati basati su framework comuni, da presidiare e utilizzare in modo coordinato tra le Regioni (ad esempio DIGCOMP, e-CF, eLeadership), creando centri di competenza, reti di formatori e luoghi fisici in cui si possa fare co-progettazione e co-design (es. laboratori urbani) oltre che presìdi permanenti per i cittadini (ad esempio punti di accesso assistiti); quest’azione si propone di raggiungere obiettivi diversi, rispetto alle tre tipologie di attori chiave a livello locale:
o PA: inserire nuova forza lavoro e favorire lo sviluppo di competenze digitali nelle persone già presenti;
o cittadini: sviluppare le competenze digitali di base, accompagnandoli nell’utilizzo delle tecnologie digitali tramite campagne di formazione per l’utilizzo di internet e iniziative ad hoc;
o imprese: valorizzare e sviluppare le competenze digitali delle persone già presenti in azienda;
- aggregare la domanda, raccogliendo esigenze e fabbisogni di ogni scuola (in particolare sul fronte tecnologico) e portarli a fattor comune grazie alle Regioni, che devono diventare degli intermediari tra scuole e MIUR nell’ambito dell’attuazione del Piano Nazionale Scuola Digitale.
Le azioni identificate per l’area integrazione delle tecnologie digitali sono correlate al contesto nazionale, e vedono come obiettivo finale la definizione di condizioni favorevoli per la realizzazione di ecosistemi di innovazione e per un rapporto più virtuoso tra PA e imprese. A questo proposito sarebbe opportuno:
- reingegnerizzare le architetture e le infrastrutture digitali delle PA, separando front-end e back-end in modo da rendere più facilmente integrabili le soluzioni sviluppate dai privati, e favorendo la costruzione di ecosistemi di innovazione;
- favorire il procurement dell’innovazione.
Le azioni identificate nell’area servizi pubblici digitali hanno l’obiettivo di promuovere un rapporto virtuoso tra PA centrali e locali, all’interno di un percorso di trasformazione digitale condiviso e con tappe forzate. Sarebbe al proposito opportuno:
- identificare nicchie applicative prioritarie per le quali adottare un approccio di switch-off tramite cui forzare la PA locale a digitalizzare alcuni dei suoi processi, sfruttando l’occasione per standardizzarli e rivederli in chiave sistemica, con l’obiettivo di renderli più efficaci ed efficienti;
- adottare il modello architetturale nazionale basato sulla logica dei servizi attivabili tramite API, focalizzando la sfera di competenza della PA locale su gestione dei dati (soprattutto di quelli sensibili) e offerta di servizi centrati sulle esigenze del cittadino, accettando di esternalizzare progressivamente lo sviluppo applicativo al mercato e di sfruttare in modo proattivo le aziende private e i cittadini nella generazione di valore;
- definire un percorso di raccordo sistematico tra gli interventi previsti in Strategia per la crescita digitale e i programmi regionali, migliorando il coordinamento tra PA centrali e locali tramite sistemi di governance multi-livello e perseguendo una semplificazione amministrativa volta a riorganizzare e a ripensare le modalità con cui sono erogati i servizi a cittadini e imprese;
- costruire poli specialistici territoriali che consentano di sviluppare e trasferire expertise tra diverse PA, andando oltre la logica del riuso e misurando i benefici progressivamente ottenuti e trasferibili.
In gran parte, quindi, tutti interventi che declinano a livello regionale (e di tutte le regioni) le strategie e i programmi definiti a livello nazionale. Solo in parte, interventi specifici per regione.
Con una necessità di governance complessiva e di pianificazione dell’accompagnamento al cambiamento che costituisce, forse, uno dei nodi principali per lo sviluppo digitale del Paese.