E’ interessante, anche per l’Europa continentale capire cosa accadrà nel comparto delle telecomunicazioni, in UK con Brexit, perché UK è stata, per volti versi, la culla delle telecomunicazioni europee. Infatti, oltre ai successi di Marconi, dovuti anche alla sua presenza nel Regno Unito, è utile ricordare come la telegrafia (su filo) sia stata inventata nel Regno unito, dove pure ebbe luogo, nelle prime decadi del 1800, il primo servizio telegrafico commerciale. Seguito poi dal primo collegamento marino Regno Unito – Francia, dovuto alla invenzione scozzese di un particolare tipo di isolamento dei cavi marini; e dall’invenzione delle telescriventi sviluppata da Mr. Creed (assieme ai “perforatori di banda”).
E anche il processo di regolamentazione e liberalizzazione delle telecomunicazioni europee è nato nel Regno unito, dieci anni prima che nel resto dell’Europa; dopo il successo avuto negli USA. E’ quindi interessante anche per noi capire cosa accadrà delle telecomunicazioni post-Brexit; non foss’altro perché le telecomunicazioni, per definizione, sono internazionali.
La decisione da parte del Regno Unito di lasciare l’UE aprirà un periodo di discussioni e negoziati tra il Regno Unito e l’Unione Europea; periodo che potrebbe durare fino a due anni. Il modello di uscita e il quadro delle nuove relazioni tra il Regno Unito e l’Unione Europea sono oggi tutt’altro che chiari, e così è l’impatto sull’economia del Regno Unito, in generale.
Le influenze di Brexit, sul comparto delle telecomunicazioni, ovviamente ci saranno, ma potrebbero essere di non grande entità a causa del fatto che il mercato delle telecomunicazioni, in generale, è meno vulnerabile ai cambiamenti macroeconomici rispetto agli altri settori. In realtà, fino a pochi anni fa, era opinione comune che le telecomunicazioni traessero vantaggio dai fattori destabilizzanti dell’economia, come le guerre. Se questo sia ancora vero, ce lo dirà il futuro.
L’industria dei servizi di telecomunicazioni, conta, nel Regno Unito, per il 2% del PIL nominale e, negli ultimi dieci anni ha dimostrato: (i) una bassa correlazione con l’ambiente macroeconomico del paese e (ii) un andamento dei ricavi più sano rispetto ad altri mercati delle telecomunicazioni in Europa occidentale .
Inoltre, la gran parte delle entrate degli operatori di telecomunicazioni deriva dal consumo di servizi domestici e il settore dei servizi delle telecomunicazioni britannico non ha una tipologia di commercio import / export con l’UE e nessuna esposizione materiale verso il prezzo delle materie prime correlato. Le telecomunicazioni transnazionali avvengono su reti di proprietà o con accordi tra operatori, che ifficilmente verranno cambiati a causa di Brexit.
Questo dovrebbe rendere le prospettive delle telecomunicazioni post-Brexit meno vulnerabili e incerte rispetto a quello di altri settori.
Vediamole un po’ più nel dettaglio:
Regolamentazione – anche se è vero che l’impatto di Brexit verrà meglio conosciuto a conclusione dei negoziati tra il Regno Unito e l’UE, il Regno Unito non può divergere in maniera significativa dal quadro normativo dell’UE e dall’armonizzazione di alcune regole almeno per i prossimi 2-3 anni, indipendentemente dal modello normativo che sarà adottato; anche perché il Regulatory Framework della UE è stato trasposto nella legislazione britannica, e ci vorrà tempo per cambiarla. Tuttavia, qualsiasi incertezza normativa a breve termine può quasi sicuramente far rinviare alcune decisioni di investimenti; in particolare in materia di spettro radio, di neutralità della rete, di digitalizzazione di servizi e contenuti, e di number portability. Non dimentichiamo, comunque, che OFCOM (il Regolatore britannico) è stato considerato, in UE, il leader dell’innovazione in materia di regolamentazione; anche perché precursore della stessa; avendo il Regno Unito, come detto prima, deregolamentato il settore circa dieci anni prima dell’Europa continentale. E questo fatto va a favore di una continuità in senso di armonizzazione delle regole. Non dimentichiamo, comunque, come l’industria britannica abbia più volte richiesto una minore rigidità nelle regole e migliore concorrenza nelle tlc; rigidità imposta (v. paragrafo “consolidamento”) anche dalla regole UE.
Tecnologia – Nel settore delle telecomunicazioni di nuova generazione e delle reti in generale, non si ritiene che gli operatori vogliano (o possano) cambiare le loro tabelle di marcia in termini di investimenti futuri. Almeno per i prossimi cinque anni. Alcune aziende tecnologiche internazionali possono ridimensionare i loro piani di investimento in R & S nel Regno Unito, poichè il paese può applicare criteri di investimento e norme di attuazione in maniera diversa rispetto all’UE. Tuttavia, è improbabile che ciò possa influenzare il ciclo di innovazione nel settore delle telecomunicazioni del Regno Unito, che è già molto avanzato. Non dimentichiamo, poi , che organismi internazionali come ITU, sovrintendono, in maniera globale, agli aspetti tecnologici e di armonizzazione.
Concorrenza – non ci si aspettano grandi cambiamenti del contesto competitivo delle telecomunicazioni britanniche. Gli operatori, qui, hanno iniziato a monetizzare i loro investimenti in NGN e probabilmente continueranno a competere sulle offerte avanzate di servizi e contenuti all’interno dell’ecosistema digitale, piuttosto che sul pricing. UK, poi, potrebbe essere la prossima tappa per il lancio in Europa di Google Project Fi MVNO; considerando che Google genera il 10% del suo i ricavi pubblicitari nel mercato del Regno Unito.
Nell’area “consolidamento” – Il mercato del Regno Unito ha grande spazio per il consolidamento fisso-mobile, e ciò perchè un numero significativo di operatori di una certa dimensione è interamente o principalmente focalizzato su una sola tipologia di servizi : o di telefonia mobile (Vodafone, O2 e Three) o di telefonia fissa (Sky, Virgin Media e TalkTalk) . Si ritiene che le fusioni tra operatori fissi e mobili possano sbloccare le opportunità di convergenza nel Regno Unito e ciò accadrà a prescindere dal modello di business regolamentare che sarà adottato. Tuttavia, Brexit può aggiungere un catalizzatore aggiuntivo di consolidamento poiché le fusioni offrono alcune buone occasioni di risparmio su opex e su capex e tali risparmi possono rappresentare una protezione nel caso di perdite di fatturato causate da implicazioni Brexit.
Il Roaming presenta un’area di incertezza, anche se contabilizza una quota minore dei ricavi totali degli operatori. La maggior parte degli operatori mobili sono già sulla strada di applicare, entro l’estate 2017, la regolamentazione dell’Unione europea di roaming, e anche se c’è ora la possibilità di UK di scegliere la linea temporale, è improbabile che gli MNO abbandoneranno il progetto completamente. Secondo Current Analysis, nel Regno Unito tutti gli MNO dovrebbero cercare di rassicurare i loro clienti circa il fatto che continueranno a lavorare sulla riduzione delle tariffe di roaming.
Detto ciò, non è escluso che Brexit possa, rallentare la ripresa del mercato delle telecomunicazioni nel Regno Unito fino al 2020; ma in maniera leggera.
Pyramid Research, ad esempio, prevede che Brexit possa rallentare la crescita delle telecomunicazioni in UK, nei prossimi cinque anni, con un impatto di circa il 3- 4% sui ricavi fino al 2020; cioè con ricavi di 32,2 miliardi di sterline nel 2020, invece di 33,4 miliardi.
Ma nonostante questa possibile, leggera, diminuzione di ricavi, lo scenario a trend positivo, in generale, non dovrebbe mutare. Infatti, dopo diversi anni di pressione sulle entrate, il mercato del Regno Unito è impostato per tornare ad una crescita dei ricavi da quest’anno in poi; un andamento simile a quello previsto nella maggior parte dei mercati europei tra il 2016 e il 2018. E questo varrà anche per le telecomunicazioni; In particolare l’adozione di servizi distribuiti su reti di nuova generazione, fisse e mobili, è già molto avanzata in UK, e aiuterà gli operatori a stabilizzare o aumentare le loro ARPU. In ciò verrà aiutata anche da uno status di regolamentazione interna (OFCOM) che appare meno severa rispetto al passato.
Spunti economici tratti da analisi di: Pyramid Research, Current Analysis, Bird & Bird, OsborneClark.