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Telco, innovazione al palo in Europa: l’allarme di ConnectEU



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Il nuovo rapporto ConnectEU 2025 rivela un preoccupante ritardo dell’Europa digitale: investimenti dimezzati rispetto agli USA, frammentazione del mercato e ritardi nel 5G. Servono riforme ergonomiche per non perdere la sfida dell’innovazione globale

Pubblicato il 28 gen 2025

Sergio Boccadutri

esperto di pagamenti elettronici, Cda della Fondazione Luigi Einaudi



fusione swisscom-vodafone al vaglio delle autorità

Il nuovo rapporto, presentato oggi a Bruxelles, “State of Digital Communications 2025” di ConnectEU, l’associazione che riunisce i principali operatori di telecomunicazioni europei, delinea un quadro complesso e per certi versi preoccupante del settore digitale nel Vecchio Continente.

Se da un lato emergono progressi significativi nell’implementazione delle reti di nuova generazione, dall’altro insistono importanti criticità strutturali che rischiano di minare la competitività dell’Europa nella partita globale dell’innovazione digitale.

Il valore dell’ecosistema digitale Ue

I numeri parlano chiaro: l’ecosistema del digitale rappresenta il 4,7% del PIL europeo, con un valore di mercato di circa 1.000 miliardi di euro nel 2023. Le telco guidano gli investimenti nel settore digitale con una quota del 60% sul totale di 115,5 miliardi investiti, poi ci sono i fornitori di contenuti e applicazioni (30%) e infine produttori di hardware e device (10%). Un comparto che dà lavoro direttamente a oltre 537.000 persone in Europa, cui si aggiungono 376.000 occupati nell’indotto e oltre 100.000 con contratti diversi.

Ma dietro questi numeri si nascondono diverse criticità. Per la prima volta in dieci anni, nel 2023 gli investimenti totali nel solo settore delle telecomunicazioni in Europa sono diminuiti del 2%, passando da 59,1 a 57,9 miliardi di euro. Un dato ancora più preoccupante se confrontato con altre aree del mondo: gli investimenti pro capite nelle telecomunicazioni in Europa (117,9 euro) sono la metà di quelli statunitensi (226,4 euro) e inferiori a quelli di Giappone (187,6 euro) e Corea del Sud (173,1 euro).

La frammentazione del mercato frena lo sviluppo

La frammentazione del mercato europeo emerge come uno dei principali ostacoli allo sviluppo del settore. Nel 2024 l’Europa conta 41 gruppi di telefonia mobile con più di 500.000 clienti, contro gli 8 degli USA e i 4 di Cina e Giappone. Una parcellizzazione che si traduce in minori economie di scala e ridotte capacità di investimento, proprio mentre la competizione globale si fa sempre più serrata tra i colossi americani e cinesi e nuovi entranti (si pensi a Starlink).

Il rapporto evidenzia come i ricavi del settore telco europeo siano diminuiti del 4,4% in termini reali nel 2023, mentre l’indice dei prezzi al consumo è aumentato del 6,4%. Gli operatori hanno di fatto assorbito l’inflazione per conto dei loro clienti, con una progressiva erosione dei margini. L’ARPU (i ricavi per utente) nel settore della telefonia mobile in Europa continua ad essere il più basso tra le principali economie mondiali: 14,8 euro contro i 41,7 degli USA e i 22,6 del Giappone. Nel settore del fisso rispettivamente 23,7 euro in Europa, 58,4 negli USA e 21,2 in Giappone.

Il ritardo europeo sul fronte dell’innovazione

Sul fronte dell’innovazione tecnologica, l’Europa mostra un ritardo preoccupante in alcune aree strategiche. La copertura 5G stand alone – cioè la versione più avanzata del 5G – ha raggiunto il 40% della popolazione europea, contro il 91% del Nord America e il 45% dell’Asia-Pacifico. Anche nel cloud edge computing l’Europa insegue, con solo 320 nodi edge operativi contro un obiettivo UE di 10.000 nodi entro il 2030.

Il rapporto Draghi sulla competitività europea e il rapporto Letta sul mercato unico, citati nel documento, identificano il settore delle comunicazioni digitali come cruciale per guidare l’innovazione e migliorare la produttività. Ma evidenziano anche come l’attuale quadro regolamentare e di politica della concorrenza, sviluppato nell’epoca del “monopolio del rame”, non sia più adatto allo scopo perché cerca di preservare artificialmente uno status quo che non esiste più.

La dichiarazione di Budapest del novembre 2024 ha lanciato un chiaro appello all’azione per riallineare la politica industriale europea e rendere l’Europa più competitiva, soprattutto nel settore tecnologico.

Le iniziative per il rilancio della competitività digitale europea secondo Connect EU

La strada per il rilancio della competitività digitale europea passa attraverso alcune iniziative chiave che il rapporto Connect EU delinea con chiarezza.

Un ripensamento del quadro regolamentare

In primo luogo, è necessario un ripensamento del quadro regolamentare per favorire un consolidamento del mercato, permettendo agli operatori di raggiungere dimensioni adeguate a competere su scala globale. Ad esempio, l’approvazione da parte dell’autorità britannica per la concorrenza della fusione tra Vodafone UK e Three UK nel dicembre 2024 è da tenere in forte considerazione.

Il documento evidenzia come sia cruciale rivedere anche le politiche di assegnazione dello spettro radio. Le aste per le frequenze 5G hanno drenato circa 29 miliardi di euro dalle casse degli operatori europei, risorse che avrebbero potuto essere investite nello sviluppo delle reti. Il rapporto Draghi suggerisce di armonizzare a livello UE le licenze dello spettro, aumentare la durata delle concessioni e ridurre le riserve di banda.

Il sostegno all’innovazione tecnologica e l’importanza strategica del 6G

Un altro aspetto fondamentale riguarda il sostegno all’innovazione tecnologica. L’Europa deve accelerare sulla realizzazione delle reti 5G standalone, cruciali per abilitare nuovi servizi e applicazioni industriali. Il gap attuale con Nord America e Asia richiede investimenti stimati tra i 25 e i 30 miliardi di euro solo per raggiungere una copertura completa con frequenze mid-band. Parallelamente, serve uno sforzo coordinato per lo sviluppo del cloud edge computing, dove l’obiettivo dei 10.000 nodi edge richiede un’accelerazione significativa degli investimenti.

Il rapporto sottolinea anche l’importanza strategica del 6G, dove l’Europa deve giocare un ruolo di primo piano nella definizione degli standard e nello sviluppo tecnologico. Attualmente, solo il 14% dei progetti di R&D sul 6G è guidato direttamente dagli operatori, mentre un ulteriore 12% vede gli operatori alla guida attraverso alleanze industriali. Aumentare questo coinvolgimento è cruciale per garantire che l’evoluzione tecnologica risponda alle esigenze del mercato europeo.

Le opportunità della transizione verde

La transizione verde rappresenta un’opportunità significativa che gli operatori europei stanno già cogliendo. L’obiettivo di zero emissioni nette entro il 2040-2050, adottato da molti membri di ConnectEU, può diventare un vantaggio competitivo, soprattutto considerando il crescente peso dei criteri ESG nelle decisioni di investimento.

La condivisione dei costi tra telco e BigTech

Infine, il rapporto evidenzia l’importanza di stabilire un quadro chiaro per la condivisione dei costi infrastrutturali tra operatori di telecomunicazioni e grandi piattaforme digitali, che generano la maggior parte del traffico sulle reti. La proposta di introdurre meccanismi di arbitrato obbligatorio per la ripartizione dei costi, contenuta nel rapporto Draghi, secondo ConnectEU potrebbe rappresentare una soluzione equilibrata.

Le aspettative sul Digital Networks Act

La nuova Commissione Europea, in carica da dicembre 2024, avrà un ruolo chiave nel tradurre queste indicazioni in azioni concrete. L’annunciato Digital Networks Act, finalizzato a promuovere la connettività sicura ad alta velocità, sia fissa che wireless, rappresenta un’opportunità per ridisegnare il quadro normativo del settore in una direzione più favorevole agli investimenti e all’innovazione.

Il successo di queste iniziative determinerà non solo il futuro del settore delle telecomunicazioni, ma la capacità dell’Europa di mantenere la propria sovranità tecnologica e competitività economica nel confronto sempre più serrato con Stati Uniti e Cina. Come sottolinea il rapporto citando la Dichiarazione di Budapest, “il business as usual non è più un’opzione”.

L’Europa ha le capacità tecnologiche, il capitale umano e le risorse finanziarie per vincere questa sfida e rimanere una protagonista dello scacchiere globale delle comunicazioni digitali, servono adesso l’intelligenza per una nuova strategia delle politiche industriali e regolamentari e la volontà politica di realizzarla.

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